Categorie: Cronaca

Roma, Policlinico Umberto I: a rischio licenziamento i lavoratori coop

700 famiglie a rischio, ovvero “un’ipotesi da macelleria sociale” secondo i sindacati Cgil Cisl Uil che minacciano agitazione. Il personale delle cooperative che da 18 anni lavorano all’interno del Policlinico Umberto I di Roma e che forniscono personale infermieristico e ausiliario, infatti, sarebbe a rischio licenziamento. Perché? Perché l’appalto, vista anche la presenza di una graduatoria attiva di ben 878 infermieri pronti all’assunzione, potrebbe terminare. Ma andiamo in ordine. Dopo 10 lunghi anni dall’ultimo concorso pubblico per infermieri, con una regione Lazio sempre più in ginocchio dal punto di vista sanitario, finalmente a Roma è stata partorita nuova graduatoria di professionisti dell’assistenza, da cui tutte le aziende della regione Lazio possono attingere per compensare le carenze, acute e croniche, dei nostri ospedali.

Ciò è avvenuto in seguito al tanto desiderato concorso pubblico per 40 posti al Policlinico Umberto I. Un concorso che è stato piuttosto complicato. Erano qualcosa come 30.000, le domande inviate in quell’inizio estate del 2016… in circa 20.000 si sono presentati alla prova preselettiva… una enorme mobilitazione di giovani e non, che per una settimana hanno quasi paralizzato mezza Roma. E solo in 878, ovvero quelli più bravi e preparati, dopo quattro prove (preselettiva, scritta, pratica orale), tanto studio e diversi sacrifici sono arrivati alla fine. Per loro era un’occasione irripetibile. E l’hanno sfruttata a pieno, realizzando il loro sogno: entrare nella graduatoria di un concorso pubblico per dei posti a tempo indeterminato, a Roma, dopo tanti (troppi) anni di deserto occupazionale e di proliferazione dei soggetti di intermediazione (cooperative, associazioni, ecc.) e di tante ignobili forme di sfruttamento dei lavoratori. Arrivare alla fine di quel percorso non è stato affatto facile. Anzi, per i candidati è stata una vera e propria odissea fatta di rinvii, ricorsi, stop improvvisi (la prova scritta venne bloccata, per la seconda volta, a sole due ore dalla stessa, causando l’ira degli infermieri giunti da tutta Italia e non solo).

Fortunatamente, però, si è riusciti a vedere la luce alla fine del tunnel e ora, per poter dare ossigeno alle aziende sanitarie del Lazio, c’è questa corposa graduatoria di 878 infermieri. Pronti a lavorare. E che, dopo tanti anni di dominio incontrastato, causeranno un palpabile rallentamento al prosperare indisturbato di cooperative e associazioni, che per forza di cose si sono moltiplicati fuori controllo durante la crisi e che hanno preso letteralmente in mano i nostri ospedali; diventando così padrone assolute di un mercato del lavoro in cui, da tempo immemore, non si assume più. Ma adesso ci sono gli 878 (anzi, 838, visto che i primi 40, ovvero i vincitori del concorso, sono stati chiamati) ed è giusto che le aziende pubbliche, “costrette” fino ad oggi a esternalizzare il servizio per mandare avanti la sanità, assumano. Ed assumano loro. Perché lo dice la legge. Perché lo dice il merito. Perché è giusto. E soprattutto perché se si volevano tenere le cooperative, nate per tappare i buchi e compensare l’incapacità di assumere da parte delle aziende, cosa diavolo è stato bandito a fare un concorso così importante?

Eppure, ancora una volta, come accade spesso nel bel paese… ecco che tornano i fantasmi. Perché i sindacati Cgil Cisl Uil hanno dichiarato, in un comunicato, di voler proclamare uno stato di agitazione per difendere “persone e competenze”. Riferendosi al personale delle cooperative sociali, che rischiano di perdere il posto anche a causa di quegli 878 in graduatoria. Ecco il comunicato integrale, apparso sul sito http://www.fpromalazio.it/news.asp?id=5781: Settecento lavoratori delle cooperative sociali del Policlinico Umberto I° a rischio licenziamento. E l’azienda ospedaliera universitaria più grande d’Europa sull’orlo della paralisi. Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp-Cgil Roma e Lazio, Cisl-Fp Lazio e Uil-Fpl Roma e Lazio – lanciano l’allarme sulle intenzioni del Commissario straordinario del policlinico capitolino e preparano “una grande mobilitazione per difendere persone e competenze”.

“È un’ipotesi da macelleria sociale – attaccano i segretari delle tre federazioni – settecento famiglie nella completa incertezza e una dispersione di professionalità senza precedenti. Stiamo parlando di infermieri e Ausiliari che da anni garantiscono assistenza qualificata nel pronto soccorso, nelle sale operatorie, nella terapia intensiva e nei reparti specialistici. Professionisti sanitari delle cooperative sociali che già subiscono un dumping contrattuale che toglie loro fino al 40% del salario rispetto ai colleghi dipendenti diretti dell’azienda. E che ora rischiano di essere mandati a casa senza alcuna considerazione per il loro futuro e per quello dei servizi alla salute”. Sull’Umberto I° si addensano peraltro pesanti criticità già sollevate dai sindacati, che mettono all’indice la completa assenza di relazioni sindacali. A partire dall’organigramma presentato dal Commissario straordinario e che di fatto rappresenta un atto di riorganizzazione aziendale illegittimo e “discriminatorio nei confronti del personale del sistema sanitario regionale rispetto alla componente universitaria”.

E poi c’è il problema del Dipartimento delle Professioni sanitarie: insufficiente nelle sue articolazioni e non in grado di rappresentare i diversi profili professionali. Laddove inoltre – sottolineano le federazioni di Cgil Cisl e Uil – i dirigenti del Dipartimento “devono essere reclutati attraverso le procedure del Ssn, mobilità e concorsi, e non nominati, come già succede, in barba alle norme, per gli incarichi di responsabilità da affidare ai professionisti sanitari”. Per questo, rimarcano Di Cola, Chierchia e Bernardini, “Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl hanno già annunciato che nei prossimi giorni verrà proclamato lo stato di agitazione. Sono pronti per una grande mobilitazione a fianco dei lavoratori e dei cittadini che ogni giorno si rivolgono al Policlinico. Va fermato il progetto del commissario, che avrebbe effetti disastrosi per le persone e per il funzionamento delle strutture. Chiediamo alla Regione Lazio un intervento immediato. Vogliamo innovazione nei servizi e valorizzazione delle competenze. E siamo pronti a dare battaglia: i posti di lavoro e le professionalità degli operatori sanitari – conclude la nota unitaria – non si toccano”.

“Non si toccano” neanche i sacrifici e la pazienza di quegli 878, cari Cgil Cisl Uil. 878 su 30.000 che sono risultati essere i più bravi dopo una selezione di proporzioni epiche, che hanno tutta la professionalità e le “competenze” necessarie e che soprattutto hanno tutto il diritto di essere assunti e di lavorare al Policlinico. Lo dice l’articolo 97 della Costituzione Italiana. Diritto che, purtroppo (e sottolineo purtroppo), i dipendenti delle cooperative non hanno. Perché l’azienda di cui fanno parte è la cooperativa, non l’Umberto I. Anche se lavorano lì da 18 lunghi anni. Sarà, perciò, compito della cooperativa ricollocare il proprio personale, o al limite risolvere il contratto di lavoro, qualora l’appalto col grande nosocomio romano dovesse terminare. Perché tra i rischi di firmare contratti e di lavorare per questi soggetti di intermediazione, purtroppo, si sa, c’è anche questo. E non è solo una questione di “diritti” fredda, vuota, senza alcun fondamento.

Perché, necessariamente, vanno qui tirati in ballo concetti come “merito”, imparzialità e trasparenza: nelle aziende private, si sa (o si fa finta di non sapere?), è assai diffusa l’abitudine di assumere perché si è “figli o nipoti di”, oppure tramite criteri quanto meno discutibili e che spesso non fanno del professionista più preparato il candidato ideale, in favore di quello più veloce, meno lamentoso, più omertoso, più sguattero, ecc. E tutto ciò non è, di fatto, compatibile con la legge su cui si reggono le aziende pubbliche, dove devono essere assicurati : “il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione” (art. 97 della Costituzione). Perché “L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di pubblicità e di trasparenza, secondo le modalità previste dalla legge, nonché dai principi dell’ordinamento comunitario” (art. 1 della legge 241/90, modificata e integrata dalla legge 15/2005).

Tutte garanzie che le cooperative, con la loro struttura e le loro modalità di selezione del personale, ahimè, non possono proprio dare. Per concludere. Se l’obiettivo è davvero quello di evitare la “macelleria sociale” e di difendere “persone e competenze”… non si dovrebbe, anziché schierarsi con loro, contribuire a porre fine (gradualmente, per carità!) alla giungla dei soggetti di intermediazione, che soffocano il mercato del lavoro italiano e che troppo spesso risultano essere gli sfruttatori per eccellenza dei lavoratori?

Redazione

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