Su "Il Messaggero" questa mattina 5 febbraio, una notizia che forse non stupisce educatori, genitori e psicologi, ma che comunque sconvolge la nostra idea di infanzia e ci fa riflettere sulle generazioni di ragazzi che stiamo crescendo. Il caso era scoppiato nell'inverno 2017 quando più bus dell'Atac, l'azienda dei trasporti capitolina, vennero attaccati a colpi di sassi o di martello.
Nelle strade di Primavalle, quartiere di Roma, una baby gang seminava il terrore. La polizia si era perciò infiltrata nelle scuole e sui pullman di linea per indagare. Alla fine le telecamere svelarono i volti della baby gang. L'indagine, guidata dal pm Andrea Cusani ha condotto a un adolescente romano di sedici anni, membro della banda che seminava panico e confusione sui mezzi pubblici; l'adolescente aveva devastato una scuola, rapinato negozi e altri ragazzini per strada.
I genitori per quasi due anni, assieme a un'altra figlia e al suo fidanzato, hanno perseguitato, pestato e minacciato tre ragazzi tra i 14 e i 16, membri della baby gang a cui apparteneva il figlio, i quali avevano deciso di collaborare con la giustizia, ammettendo i propri errori. Nella loro confessione avevano svelato anche i reati commessi dal loro leader, il figlio della coppia.
Così, per spingerli a ritrattare, i genitori del sedicenne, avevano deciso di terrorizzarli ogni volta che li incrociavano per strada. Con calci, pugni e schiaffi, in un caso la rapina del cellulare (poi schiacciato coi piedi), intimidazioni e minacce di morte. "Certo che j'ho menato se devono imparà a sta zitti", si vantava pure il padre – "Quando esco (dal carcere ndr) li ammazzo per davvero, gli sparo. Sparo pure ai genitori". A questo punto la paura dei ragazzini era diventata così forte che spariscono dal quartiere. Uno di loro si trasferisce.
Un'intera famiglia di Primavalle si è in tal modo ritrovata sotto inchiesta rischiando innumerevoli condanne per il reato di intralcio alla giustizia, ma anche di furto, lesioni, rapina, violenza privata e stalking. È emersa, dal disagio violento di un ragazzo, una storia dunque di criminalità e non solo di maleducazione.
Ieri il pm Mariarosaria Guglielmi, ricostruendo la vicenda davanti al giudice per le indagini preliminari, ha chiesto per il papà e la mamma boss (entrambi con precedenti), rispettivamente 7 anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di carcere, e per la figlia e il fidanzato di lei 6 anni, pene così assottigliate grazie alla scelta del rito abbreviato. Mamma e papà boss non accettavano che i tre ragazzini avessero deciso di rispondere agli investigatori facendo scoperchiare appunto le violenze, e non solo bravate, della baby gang di Primavalle con a capo il figlio.
Insomma una vicenda non solo di adolescenza difficile, ma di abbandono e degrado sociale.
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