Roma, psichiatra ricatta paziente e si fa svendere casa in Centro
Uno psichiatra di 66 anni ricatta la sua paziente affetta da schizofrenia per farsi svendere la casa al centro di Roma a pochi soldi. La Procura dopo 7 anni da il suo verdetto
Dopo sette anni la Procura di Roma dichiara chiuse le indagini a carico di uno psichiatra 66enne. Le accuse al professionista erano di circonvenzione d’incapace ai danni di una sua paziente di 59 anni affetta da schizofrenia.
Psichiatra si fa vendere casa in centro a 65mila euro
Secondo la ricostruzione dei fatti, il medico avrebbe fatto delle pressioni alla sua paziente per riuscire ad accaparrarsi un appartamento in via Luigi Vanvitelli, a pochi passi dal Teatro Vittoria. Un’abitazione nel cuore di Roma per cui l’imputato avrebbe fatto alla 59enne un’offerta molto bassa: circa 130mila euro. Tuttavia, la donna avrebbe anche accettato, ma poi lo psichiatra gli avrebbe consegnato soltanto 65mila euro.
L’evidente stato di incapacità della paziente ha fatto si che i magistrati e il pm ritenesse questo accordo un ricatto. Infatti, la donna in quelle condizioni non avrebbe mai potuto opporsi. Dunque, come sostiene l’accusa, si sarebbe trattato di un “atto pregiudizievole ed evidentemente influenzato dallo stato mentale della donna. Minacciata dell’interruzione di sedute mediche e del transfert determinatosi, a causa dello stato mentale, con il proprio psichiatra“.
Inoltre, l’indagato era a conoscenza dello stato mentale della donna. Infatti, come si legge dagli atti la 59enne “era stata tutelata con la nomina dell’amministratore di sostegno dal 10 marzo 2016 al 10 settembre 2010. Un periodo che coincide a “quando l’amministrazione di sostegno veniva revocata proprio grazie alla diagnosi dell’indagato”. Giacché essa “certificava che la vittima era affetta da sindrome affettiva bipolare, in fase di compenso“.
Un ulteriore accusa al medico, sta nel fatto che alla donna era stata di nuovo diagnosticata la patologia di “schizofrenia paranoidea cronica in fase di relativo compenso“, nonostante fosse “in cura proprio presso l’indagato, indicato dal perito, come unica persona di riferimento per la vittima“. E proprio in quell’occasione era stata sottoposta ancora una volta ad amministrazione di sostegno l’11 dicembre del 2019 dal giudice tutelare di Roma.