Scambio di persona in un ospedale della Capitale. Una storia incredibile, come solo la realtà può essere, la riporta la Repubblica di oggi, 23 luglio.
Il 24 marzo una signora ospitata in una casa di cura a Nerola, viene ricoverata perché positiva al tampone per il Covid-19. I tre figli vengono contattati dalla Asl Roma 5 che li informa. Il giorno seguente, il 25 marzo, tutti i pazienti della stessa Asl vengono trasferiti al Nomentana Hospital di Roma. I figli chiedono al personale sanitario se siano al corrente delle medicine che la mamma deve assumere. L’infermiera con cui parlano al telefono risponde che lo sono. Così danno alla loro mamma dei farmaci per la stomia (deviazione del retto), ma la donna non ha mai subito questo intervento.
Il 30 marzo i figli della signora riescono finalmente a parlare con con il medico del Nomentana Hospital che segue la loro mamma e lui dice loro che la madre non ha sintomi né febbre. Il 2 aprile scoprono che alla donna sono state somministrate cure contro la scabbia. Alcuni giorni dopo i tamponi della signora sono negativi, ma scoppia un focolaio al Nomentana Hospital e viene portata alla Rsa dell’Italian Hospital Group. La situazione improvvisamente si aggrava e viene portata al pronto soccorso.
Nessuno però sa dire ai figli dove la mamma sia stata portata con urgenza. Chiamano il 1198 più e più volte finché non glielo dicono, è all’Umberto I. E i dottori parlano ancora di “stomia”. Il 14 aprile il pronto soccorso li chiama perché l’anziana è deceduta. Alla camera ardente però succede il colmo di questa vicenda…la salma non è la loro mamma. La famiglia sporge denuncia ed emerge che è stata sepolta l’11 aprile sotto altro nome a Rocca Sinibalda, (Ri).
È emerso, infine, che la signora era stata ricoverata con un’altra, al Nomentana Hospital, ma la signora della nostra storia era sedata al suo arrivo e la cartella clinica, con foto e dati, non era chiara. Dunque il dottore ha confuso le due pazienti. La salma dell’altra donna, invece, non è stata vista dal figlio, perché affetta da Covid, e non era permesso per via delle norme sanitarie. I figli dunque ora non sanno dove sia la salma della mamma e cosa le sia successo dopo questo gravissimo errore.
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