Roma senza bagni pubblici. Antonio Guidi: “Il diritto alla pipì è di tutti, anche dei disabili”
Il senatore sulla questione bagni pubblici a Roma: “Mi sono sentito dire – ma con tutti i problemi che ci sono, pensate alla pipì?”
Questione bagni pubblici a Roma. Nella capitale sono pochi i servizi presenti, concentrati per lo più nelle zone centrali della città. Sono infatti ancora meno quelli disponibili all’interno dei quartieri periferici. Per rendersi conto di questo è possibile dare uno sguardo alla mappa dei “vespasiani” romani.
Mancanza di spazio, necessità di ristrutturazioni o di sostituzioni. In alcuni casi addirittura di complete rimozioni. Sono tanti i motivi che evidenziano un dato piuttosto eloquente. Cioè che, di fatto, non sono disponibili. Così dei settanta servizi igienici automatizzati, solo trentasei restano a disposizione.
Se è vero che sono disponibili e funzionanti a piazza di Spagna, al Colosseo, o presso la salita del Pincio, se è vero che a Villa Ada e Villa Borghese stanno per tornare in funzione, è altrettanto vero che sono del tutto assenti in altre zone, come per esempio la periferia. E al contempo, risultano non utilizzabili anche in prossimità di alcune stazioni metropolitane, vedi San Giovanni, all’Eur, a Tiburtina.
Tutto questo denota un vero e proprio disagio che in una città come Roma non è, o non dovrebbe essere, in alcun modo contemplabile.
La situazione delle toilettes crea una vera e propria emergenza, perché essa comporta una situazione sempre più insostenibile. I servizi, se non sono bloccati o rotti, sono di frequente situati in località difficilmente accessibili. Sotterranei, posti che contemplano scale o altre vie di accesso di difficile raggiungimento.
Succede perciò che, chi dovesse avvertire l’immediata necessità di utilizzarli, magari un anziano o un genitore con un bambino, sia costretto a dover cercare, sotto la pioggia o in condizioni di poca praticità, ristoranti, bar o locali che ne dispongano.
Sperando naturalmente che, non soltanto questi si trovino nelle immediate vicinanze e che siano aperti. Ma, cosa non del tutto scontata, che al contempo siano mantenuti in condizioni dignitose. Confidando altresì, nella benevola accondiscendenza dei titolari dell’esercizio.
Il tema della scarsa manutenzione dei servizi igienici pubblici a Roma, è stato più volte dibattuto. La gestione del servizio è stata affidata a dei privati, ma in attesa di risposte e soprattutto di interventi reali atti ad arginare questa problematica, i disservizi restano. Disservizi che ricadono soprattutto da persone affette da disabilità le quali, inevitabilmente, risentono in maniera più evidente del problema.
“Si sta parlando moltissimo e in maniera estrema della disabilità” – ci dice il senatore Antonio Guidi, ex ministro per la famiglia e la solidarietà sociale – “Angeli e Diavoli: tutto positivo e tutto negativo. Da atleti di paraolimpiadi, a persone che fanno politica, a cantanti con disabilità, a persone normali, che magari stanno ferme al parcheggio. Non ci si rende conto che la giornata è fatta di 24 ore ed è costituita anche da queste cose”.
Cosa significa per una persona disabile affrontare determinati piccoli grandi ostacoli?
“Io l’altro giorno sono caduto dal letto. In condizioni di normalità una persona potrebbe anche, per assurdo, non farci caso. Questo per dire che cose apparentemente banali, come un bagno pubblico che non funziona, diventano un ostacolo enorme per persone con disabilità. Consideriamo poi che il diritto alla pipì è un diritto molto importante. Ci sono persone che per motivi di salute hanno necessità urgentissima di usufruire dei bagni. Nella legislazione di qualche anno fa, è stato sancito che non si possono rilasciare licenze a bar, ristoranti o locali in genere, qualora non disponessero di servizi accessibili. Il problema è che negli anni, il senso etico è stato superato”.
E’ solo una questione di buon senso secondo lei?
“Il fatto è che succede anche di peggio. Nei supermercati o negli autogrill, dove il bagno è tutto sommato perfetto, spesso avviene che lo stesso venga destinato a diverse funzioni. Per esempio, viene utilizzato in qualità di magazzino. Non considerare questi piccoli grandi momenti, significa non capire la disabilità“.
Come mai una capitale europea si trova a dover gestire situazioni del genere?
“E’ pazzesco. Mi sono occupato della cosa e qualcuno ne sottovalutava l’importanza. Mi sono sentito dire: “Ma con tutti i problemi che ci sono, pensate alla pipì?” Probabilmente si ignora che per risolvere qualsivoglia problematica, bisogna partire proprio dalla quotidianità“.
Chi dovrebbe gestire queste inadempienze?
“Prima c’erano i vespasiani e quindi era una questione di pertinenza comunale. Adesso la questione viene gestita dai privati ed evidentemente non si sono saputi difendere i diritti della disabilità. Ti dico anche un’altra cosa. L’altro giorno sono stato in un ristorante molto noto e ho dovuto fare due piani per poter accedere ai servizi. Dunque oltre al disagio, ho anche corso un grande rischio”.