Via al progetto della sindaca di Roma di superare il sistema del campo rom La Barbuta, chiuderlo e ripristinare le condizioni ambientali, igienico sanitarie a tutela della salute pubblica. I nomadi che vi dimorano riceveranno abitazioni dal comune. Infatti dopo l’ordinanza di sgombero firmata il 4 settembre, ieri, giovedì 23 settembre, hanno preso avvio le operazioni in Via Appia per liberare quello che si è rivelato essere uno dei più grandi campi rom della capitale fra quelli autorizzati, al confine fra i comuni di Roma e Ciampino, conosciuto alla cronaca per i tanti roghi tossici che troppo spesso si registrano in prossimità della baraccopoli, all’angolo estremo del VII municipio.
Dall’alba, agenti della polizia locale di Roma Capitale, del gruppo VII “Tuscolano”, GSSU (Gruppo Sicurezza Sociale Urbana) e dell’unità spe (Sicurezza Pubblica ed Emergenziale), coordinati dal vice comandante Stefano Napoli, stanno provvedendo con le attività di identificazione e con il progressivo allontanamento delle persone presenti all’interno dell’area, circa un centinaio, effettuando tutti gli accertamenti in vista dello svuotamento totale dell’insediamento. Un’operazione già pianificata, iniziata alcuni mesi fa, che ha già portato al trasferimento di interi nuclei familiari in altre strutture. Tra queste sono comprese delle abitazioni messe a disposizione dal Comune.
Si tratta di un’azione che arriva dopo gli sgomberi di altri 4/5 campi rom della capitale. Da Camping River a Schiavonetti, da Foro Italico a Monachina, più l’area F del campo di Castel Romano. Quest’ultima ha di fatto registrato “una diminuzione delle presenze della popolazione rom del 41,1% e una diminuzione del fenomeno dei roghi tossici dell’83%”. Ora, anche la chiusura definitiva de La Barbuta. Dal 2017 a oggi, le presenze sono diminuite del 65%. Da 586 nomadi si è passati a circa 246 nomadi registrati nel 2019 con un evidente segno meno che ha coinvolto ben 340 residenti in soli due anni.
“Due terzi delle persone – aveva reso noto il Campidoglio pochi giorni fa – al termine di un progetto sociale interamente finanziato con fondi europei durato tre anni e curato da Croce Rossa Italiana hanno firmato il patto di solidarietà con il Comune di Roma. Saranno dunque coinvolti, come previsto, in progetti di cohousing”. Tanti fino ad ora i nomadi, perlopiù di nazionalità bosniaca e macedone, che si sono visti assegnare la casa popolare dal Campidoglio.
Tra il 2016 e il 2020 ben 62 famiglie (268 persone) hanno presentato domanda per l’accesso ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Ben 41 di queste (220 persone) nel solo triennio 2018-2020 sono risultate assegnatarie. Un numero importante, in attesa di uno sgombero definitivo. Le operazioni dovrebbero concludersi a giorni con la demolizione delle baracche (prevista oggi) e la definitiva bonifica dell’area. Intanto, all’interno dell’insediamento gli agenti di polizia locale stanno verificando la posizione di alcune famiglie rom che potrebbero essere avviate al trasferimento nelle prossime ore.
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