Come riportato dall’agenzia Dire, dalle prime ore di questa mattina è in corso lo sgombero di un immobile in via della Caffarella 13, Villa Greco, a Roma. Esso è occupato dallo scorso 6 marzo, da circa 150 persone, i quali appartengono a gruppi ambientalisti.
L’occupazione era stata rivendicata come protesta contro la possibile vendita all’asta della struttura. L’immobile, affidato al fondo Invimit SGR Spa e di proprietà della Regione Lazio, era stato denominato dagli ambientalisti Laboratoria Ecologista Autogestita – Berta Caceres.
“Oggi nasce uno spazio di socialità che vuole promuovere pratiche di lotta ecologista collettiva”, avevano scritto gli attivisti all’inizio dell’occupazione. “Nasce in un edificio pubblico, condannato dalla Regione Lazio alla vendita a beneficio del profitto privato. E così lo libera dalla gogna di un’asta, lo tutela con la massima cura dello spazio e del contesto in cui si inserisce. Berta Caceres nasce in un parco, La Caffarella, che una lunga storia di lotte sociali ha difeso dall’avidità della speculazione edilizia”.
Su delega della Procura di Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo dell’immobile occupato, contestualmente all’attività di sgombero da parte delle forze di Polizia coordinate dalla Questura. Al termine delle operazioni, esso verrà riconsegnato dai Carabinieri agli aventi diritto. L’intervento delle forze dell’ordine è arrivato poco dopo la convocazione ufficiale di un tavolo di discussione tra occupanti e istituzioni.
Come spiegato da Il Messaggero, per 18 giorni, i manifestanti hanno indetto assemblee, feste e pigiama party. Nei giorni scorsi la Prefettura aveva dichiarato che episodi del genere “non possono essere tollerati”. Anche se la denuncia della proprietà è arrivata lo stesso giorno in cui è cominciata l’occupazione degli ambientalisti, l’iter giudiziario ha previsto 18 giorni di attesa prima di effettuare lo sgombero.
“Nonostante sia arrivata ieri la conferma di un tavolo di trattativa da parte della Regione Lazio, la Questura e la Prefettura hanno deciso comunque di procedere con il sequestro e lo sgombero”, hanno scritto i manifestanti. “Questo scelta gravissima avviene il giorno prima del Global Strike sul clima. Questo spazio abbandonato dalle istituzioni da dieci anni era stato liberato per essere restituito alla collettività.
Non lasceremo che le scelte poliziesche e repressive del Comune e della Regione Lazio distruggano i valori ecologisti e transfemministi. Essi sono alla base del nostro progetto politico. Le istituzioni, che dagli eventi di stamattina si dimostrano sottomesse alle scelte dell’apparato repressivo, ancora una volta si schierano contro i processi di partecipazione cittadina e in totale contraddizione con tante belle parole su ambiente e sostenibilità“.
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