Roma, si fingevano del clan Spada per estorcere denaro a un consigliere parlamentare
“Stacca un dito ogni giorno de ritardo, lui si chiama il ‘taglia dita’”
Minacce di morte alla vittima, un consigliere parlamentare, “sparire non serve a un caz…”
Hanno scelto la loro vittima, un consigliere parlamentare, e fingendosi componenti del clan Spada gli hanno estorto oltre 100mila euro. Oggi, 24 maggio 2022, il tribunale di Roma ha condannato, in rito abbreviato, due soggetti a 2 anni e 10 mesi e a 4 anni e 4 mesi. Per entrambi la Procura aveva chiesto una condanna a 4 anni.
Per i due, arrestati a fine novembre scorso con l’accusa di estorsione aggravata, la Procura aveva chiesto il giudizio immediato. L’indagine della squadra informativa del VII Distretto della Polizia di Stato “San Giovanni”, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Giovanni Conzo e dal pm Francesco Basentini, aveva rivelato come i due uomini, per mesi, avevano rivolto alla vittima ripetute richieste estorsive.
“Si chiama il Taglia dita, stacca un dito ogni giorno de ritardo”
E per rendere ancora più efficace il loro piano avevano convinto la vittima che il denaro da versare fosse diretto anche ad un componente di spicco del clan Spada, ad esponenti dei gruppi Di Silvio e Casamonica. Richieste accompagnate, come riportato nell’ordinanza del gip, da minacce come “ti acchiappa a me e a te per le feste…stacca un dito ogni giorno de ritardo… calcola che m’ha fatto vedè una vetrina la’, una cosa schifosissima, c’ha cinque dita messe sotto, tipo sotto liquido, lui si chiama il ‘taglia dita’”.
Uno dei due arrestati, inoltre, come riportato nell’ordinanza, per essere “più persuasivo” affermava che c’era da pagare anche il corriere dei Casamonica mostrandogli una foto e descrivendolo come una persona pericolosa che porta con sé una pistola e riferendo “spara le cartucce in gomma, non uccide ma lacera”.
“Sparire e non rispondere non serve, si sa tutto di te”
L’indagine era partita dalla denuncia della vittima che ha raccontato delle richieste di denaro e minacce, avanzate di persona, per telefono e anche attraverso l’inoltro di messaggi whatsapp, che si era vista costretta così a cedere alle intimidazioni e a corrispondere, a più riprese, somme di denaro per un totale di 107.788 euro. “Sparire e non rispondere, nascondersi non serve a un c… si sa tutto di te…”, dicevano i due alla vittima. Il gup di Roma oggi ha disposto inoltre una provvisionale immediatamente esecutiva di 30mila euro a favore della vittima, assistita dall’avvocato Fabrizio Armelisasso, che in aula ha rappresentato anche l’associazione Ambulatorio anti usura onlus.
(Asc-Dan/Adnkronos)