Sono eloquenti, se non impressionanti, le immagini che ci arrivano questa mattina in redazione del pino caduto su una banchina della Stazione Termini.
Nella serata di ieri, 3 gennaio 2021, è già caduto il primo albero del nuovo anno a Roma. L’ennesimo pino, che è piombato sul tetto della banchina di attesa del bus 40 della Stazione Termini, squarciandola. Per fortuna l’alberatura crollata non ha causato feriti. Le banchine di attesa sono naturalmente spesso affollate e una caduta del genere in primo giorno avrebbe potuto essere una tragedia.
Questi alberi sono anche scelti come dormitori degli storni, uccelli dei quali si è parlato molto negli ultimi giorni a causa della moria di esemplari precipitati in via Cavour probabilmente a causa dei botti di Capodanno.
Il 9 dicembre un pino di 20 metri era caduto su alcuni mezzi in sosta, poco prima delle 4:15, in via Giovanni Severano 33, in zona piazza Bologna a Roma. Danneggiando gravemente un’autovettura e 2 ciclomotori. Anche in quell’occasione per fortuna, non c’è stato nessun ferito.
Le foto mostrano l’area circoscritta per eseguire le operazioni di messa in sicurezza dell’area. I mezzi tagliano in diverse sezioni l’albero per poterlo districare dal tetto della banchina e smaltire le varie parti.
La capitale conta quasi sessantamila grandi alberi a rischio, perché malati, danneggiati o a fine vita. Di essi appena il 10 per cento è stato interessato da potature, cure o interventi per evitare quei pericoli che puntualmente si presentano a ogni ondata di maltempo, soprattutto con il forte vento. Così scriveva Il Messaggero nel febbraio 2019, dopo che un altro pino secolare si era schiantato al suolo nel quartiere Prati. Due persone furono ricoverate in codice rosso.
Dunque, come sanno o cittadini romani, non si tratta di casi isolati ma di eventi costanti e prevedibili, causati dal mancato rispetto per i bisogni e la fisiologia di questi esseri viventi. Asfalto, smog, impossibilità di creare reti sotterranee tra le radici, li rendono vulnerabili ai parassiti e deboli nell’affrontare le condizioni climatiche. Inoltre l’assenza di osservazione, manutenzione e metodi di corretta potatura necessari per le alberatura urbane.
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