Prima la Procura certifica i sabotaggi delle scale mobili, poi arrivano il black out e il treno guasto in galleria: e per salvare un disabile sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Nella Capitale gira una battuta: che l’acronimo ATAC (la partecipata del Comune di Roma per i trasporti) sia in realtà un acronimo che significa “Arrivi Tardi A Casa”. Ma anche al lavoro, se si è particolarmente sfortunati – e se c’è in agguato un venerdì 13…
Dacci oggi il nostro guasto quotidiano, insomma. Anche se, a onor del vero, le 24 ore horribiles dell’azienda capitolina erano iniziate già da prima, con la chiusura delle indagini della Procura sugli incidenti alle scale mobili nelle due stazioni della metropolitana di Repubblica (il 23 ottobre 2018) e Barberini (lo scorso 21 marzo). Indagini che si sono chiuse con l’arresto di tre dipendenti Atac e dell’amministratore unico di Metroroma scarl, e con undici indagati: tutti accusati di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi.
Durissimo il gip Massimo Di Lauro, che nella sua ordinanza ha parlato di una «indegna gestione degli impianti» e di un totale disinteresse per la manutenzione. Come ha amaramente commentato il Procuratore Aggiunto per i reati contro la pubblica amministrazione Paolo Ielo: «L’importante era che i treni andassero e che le stazioni rimanessero aperte, anche a scapito della sicurezza».
In effetti, gli indagati non solo avevano falsificato i libretti di manutenzione, ma erano arrivati addirittura a manomettere i freni delle scale mobili, bloccandone il cuneo con delle fascette di plastica: questo per evitare che entrassero in funzione in caso di problemi minori che avrebbero però aumentato le spese a carico della società di manutenzione Otis.
In tutto ciò, il sindaco di Roma Virginia Raggi ha perso l’ennesima occasione per ricordarsi che il silenzio è d’oro, arrivando a vantarsi di aver interrotto «il contratto di manutenzione con la ditta privata». Come se lei non c’entrasse niente, come se fosse una vispa Teresa che grida a distesa “L’ho presa! L’ho presa!”, anziché un primo cittadino con la piena responsabilità oggettiva (come minimo) di quanto avviene sul territorio da lei amministrato. Ma ormai siamo abituati a vederla cadere sempre dal pero, perciò in fondo non ci aspettavamo le sue (doverose) scuse.
Ma i problemi erano appena iniziati. Di primo mattino, la stazione più importante della Capitale, Termini, è rimasta al buio per quasi due ore per un guasto all’impianto di illuminazione. Risolto il black out, un’avaria a un treno in una galleria della linea B ha bloccato mezza tratta per circa tre ore, con centinaia di passeggeri costretti a scendere dal convoglio e a percorrere a piedi i binari per raggiungere la fermata più vicina. Per salvare un disabile, la cui carrozzina non passava attraverso il corridoio di emergenza, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco.
Insomma, una giornata da horror, e non solo per l’hashtag scherzoso (ma forse folgorante) con cui un deputato del M5S ha salutato la composizione definitiva del Governo rosso-giallo, in seguito alla nomina dei famigerati 42 sottosegretari/viceministri. Roma, in fondo, resta sempre la Capitale d’Italia, e ciò che vi accade riecheggia in tutto il mondo.
A proposito, in caso qualcuno se lo stesse domandando, ATAC significa “Azienda per i Trasporti Autoferrotranviari del Comune”. Un nome anticheggiante, benché in realtà piuttosto recente. Proprio come i mezzi pubblici gestiti dall’azienda. Ahinoi.
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