Offrire la possibilità di scoprire le proprie radici e ritrovare i nipoti delle Abuelas di Plaza de Mayo che potrebbero trovarsi in Italia: è questo l’obiettivo della “Campagna per il diritto all’identità” presentata questa mattina presso l’Aula Magna della Scuola di Lettere, Filosofia e Lingue dell’Università di Roma Tre.
Ospite d’onore dell’incontro è stata Estela Carlotto, presidente delle Abuelas (nonne) de Plaza de Mayo, che proprio ieri ha ricevuto in Campidoglio la cittadinanza onoraria dal sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino.
Appena 30 anni sono passati dal ritorno della democrazia in Argentina, ma la ferita del regime civico-militare resta ancora profonda. “Parlare di una tragedia è sempre difficile, nessuno vuole parlare delle cose brutte, successe nel proprio paese – ha dichiarato Carlos Cherniak, ministro Plenipotenziario presso l'Ambasciata Argentina a Roma – Noi oggi non stiamo parlando esclusivamente della tragedia, ma di ciò che la nostra società democratica sta operando verso quella tragedia, che non abbiamo voluto tenere nascosta sotto il tappeto. In questa maniera ci assumiamo la responsabilità di quello che abbiamo vissuto con l’obiettivo di ricercare la verità: quando si conosce la verità, subentra necessità di giustizia. E senza giustizia non c’è possibilità di creare una società democratica legittima”.
Circa 30.000 desaparecidos, migliaia e miglia di torturati, l’esilio di oltre due milioni di persone e l’appropriazione di più di 500 neonati strappati alle loro madri, dopo aver partorito nei centri clandestini di detenzione: questo è il bilancio della dittatura argentina iniziata formalmente il 24 Marzo 1976.
In quel periodo un ruolo molto importante venne svolto dal console italiano in Argentina, Enrico Calamai. “In Italia c’è la necessità di fare storia – ha dichiarato Calamai, che molto si adoperò nell’aiutare gli oppositori del regime in Argentina – Ciò che è accaduto in quegli anni non è il solo prodotto della società argentina, ma anche di una politica estera di quel momento e della collaborazione degli altri stati, in particolare quella colpevole dell’occidente”.
Calamai infine lancia una proposta importante: “Credo che occorra fare un’importante opera di ricerca e salvare i documenti, non solo quelli delle amministrazioni pubbliche, ma anche quelli forniti dalle istituzioni private, coinvolgendo colossi industriali come Ansaldo o Finmeccanica: creare così un ponte archivistico per raccogliere tutto ciò che riguarda i rapporti tra il popolo italiano e quello argentino”.
Ringraziamenti all’Università di Roma Tre sono giunti da Torcuato Di Tella, ambasciatore dell’Argentina in Italia.
“Chiediamo che il sistema universitario italiano – ha dichiarato – si faccia portatore di questa ricerca di persone che potrebbero essere residenti in Italia e che provengono da un passato che forse neanche loro conoscono. La campagna in Italia è importante perché i giovani argentini, nell’età compresa tra i 30 e i 38 anni, che risiedono nelle diverse Regioni sono tanti. Se qualcuno di loro avesse dubbi sulla propria identità può contattare, per poter fare l’esame del DNA, le sedi diplomatiche e consolari inviando una e-mail a dirittiumani@ambasciatargentina.it oppure telefonando allo 06.48073300”.
A concludere l’evento sono state le parole di Estela Carlotto, Presidente delle Abuelas de Plaza di Mayo, che si è sempre battuta per ritrovare i figli dei loro figli: “L’Argentina ha vissuto periodicamente dagli anni ‘30 dittature militari. L’ultima dittatura, del 1976, incontrò una società diversa: soprattutto i giovani e gli studenti, impegnati politicamente, lottarono per opporsi a tale regime. Così a un progetto economico della dittatura, sottaceva una eliminazione fisica di alcuni oppositori e di molte madri che avevano appena partorito. Siamo oggi qui per costruire una catena internazionale e portare avanti una battaglia che, prima durante la dittatura e ora in democrazia, ha reso possibile ad oggi il ritrovamento di 109 bambini su circa 500 bambini rubati: la maggior parte in Argentina, alcuni all’estero, ma ancora nessuno in Italia”.
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