Secondo i dati del Viminale dal 2020 al 2021 i provvedimenti di sfratto emessi a Roma sono aumentati dell’8,2 per cento per un totale di 5.240: è la fetta più ampia delle 5.986 richieste di sgombero di tutto il Lazio. La variazione è direttamente proporzionale all’incremento della povertà in città dopo la pandemia e effetti simili sono prevedibili, il prossimo anno, a causa del caro vita.
Nella Capitale nonostante l’arrivo dell’inverno gli sfratti, principalmente determinati da morosità incolpevole, continuano e – secondo l’Unione inquilini – si rischia un’emergenza poiché le famiglie sono costrette a organizzarsi da sole per non finire in strada.
A denunciare le mancanze è il segretario nazionale dell’Unione inquilini, Massimo Pasquini. Interpellato da “Agenzia Nova”, Pasquini spiega: “A Roma ogni giorno, dalle cinque alle otto famiglie vengono sfrattate con la forza pubblica, ma una volta sgomberate non hanno alcuna assistenza dal Comune. Alcune risposte vengono dai Municipi per un sostegno al pagamento dell’affitto, ma bisogna trovare chi affitta. Per chi ha redditi bassi è difficile”.
“Inoltre – spiega il segretario – i proprietari non si fidano. Ci sono stati casi in cui non venivano fatti pagamenti, o avvenivano in ritardo, e quindi i proprietari dovevano chiedere lo sfratto. Per cui, queste persone di fatto si arrangiano: o vanno da parenti o si dividono, o cambiano città. Il Comune, nella migliore delle ipotesi, propone di dividere la famiglia, ma è vietato dalla convenzione sui minorenni”. L’amministrazione capitolina già lo scorso anno ha provato ad affrontare il problema: una mozione approvata in Assemblea capitolina, a dicembre del 2021, prevedeva una tutela per le famiglie in condizioni di svantaggio economico e sociale.
“È da sei mesi che si parla di protocollo anti-sfratto, ma ancora non è andata a buon fine. La mozione – osserva Pasquini – delegava i consiglieri comunali a trattare col prefetto. Il protocollo dovrebbe prevedere che il Comune possa ricevere dal prefetto un elenco mensile, o trimestrale, sulle condizioni delle famiglie. Inoltre, è previsto un periodo di 60-90 giorni per verificare le condizioni e attuare delle forme di assistenza”.
Tutto questo, secondo l’Unione inquilini, a oggi non avviene: “Chiediamo che per sgomberi e sfratti ci siano modalità e forme di assistenza concreta alle famiglie”, sottolinea Pasquini.
Per il segretario del sindacato: “La preoccupazione sembra non essere avvertita, se non quando c’è da fare lo sgombero di un’occupazione. Ma il problema non sono solo le occupazioni”.
A Roma, secondo le stime dell’Unione inquilini, il mercato della casa è inaccessibile per almeno 20-25 mila famiglie. “Occorre prendere atto che nella Capitale, così come in tutta Italia, esiste un enorme patrimonio pubblico inutilizzato e che può essere riutilizzato per case popolari. Bisogna – conclude Pasquini – affrontare il problema della precarietà abitativa” e “deve farlo un soggetto pubblico”.
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