Rugby gioco bestiale giocato da gentiluomini
Parliamo ancora di Rugby dopo una emozionante Italia che ha vinto contro Fiji a Cremona
Parliamo ancora di Rugby, forse perché reduci da una emozionante Italia che ha portato a casa la vittoria contro Fiji a Cremona. Molto spesso, salta fuori la domanda sul perché si trovi divertente ed interessante un mucchio di uomini che si spingono, si picchiano e si annusano i sederi. Ora, posto che è vero che sono omoni dalla stazza imbarazzante, vero che se ne danno di santa ragione (ometterei il “vero che…” con riguardo al terzo punto) cos’è che realmente affascina di questo sport?!
La prima risposta che verrebbe immediata dare è, almeno per quanto riguarda il mondo femminile, l’interesse più o meno concreto per i giocatori. Ne deriva, però, un’osservazione spontanea e cioè che una donna non si presterebbe mai a patire il freddo, a sedersi su spalti in cemento per ore, a trasferte, birra e panini al posto di una cena al caldo, solo per un possibile interesse.
Allora, l’ago della bilancia si sposta e arriva a toccare un punto focale e cioè il “famoso terzo tempo” di cui spesso si parla, ovvero quel momento dopo la partita, e dopo le legnate, dove i giocatori si ritrovano per stare insieme, mangiare e bere dimenticando, almeno per qualche ora, quelle che possono essere state le scintille in campo. E’ questo che appassiona?
Ancora, si può pensare al fatto che in uno stadio di rugby i tifosi sono seduti accanto ai propri avversari di fede rugbista, senza che si verifichino scontri o tafferugli. Forse, affascina la caparbietà e lo spirito con cui i giocatori entrano in campo, dando il massimo senza cadere in terra al primo contatto fisico. Oppure, il continuo contrasto fisico dei giocatori e l'intelligenza e la capacità di leggere al volo le varie fasi di gioco.
Qualcuno prima di noi, ha regalato una magistrale descrizione ed interpretazione su come può esser visto il rugby da chi, in punta di piedi, cerca di coglierne l’essenza. Baricco definisce il "RUGBY, gioco da psiche cubista – deliberatamente si scelsero un pallone ovale, cioè imprevedibile (rimbalza sull'erba come una frase di Joyce sulla sintassi) per immettere il caos nell'altrimenti geometrico scontro di due bande affamate di terreno – gioco elementare perché è primordiale lotta per portare avanti i confini, lo steccato, l'orlo della tua ambizione – guerra, dunque, in qualche modo, come qualsiasi sport, ma lì quasi letterale, con lo scontro fisico cercato, desiderato, programmato – guerra paradossale perché legata a una regola astuta che vuole le squadre avanzare sotto la clausola di far volare il pallone solo all'indietro, movimento e contromovimento, avanti e indietro, solo certi pesci, e nella fantasia, si muovono così. Una partita a scacchi giocata in velocità, dicono".
La domanda, però, continua a proporsi: “perché appassiona il rugby?”. Forse, si trova disarmante il giocatore in sé, nel suo essere un ossimoro tra movenza e sentimenti. A ben vedere, fisicamente sono grossi, dalla non esile statura, poco delicati e aggraziati ma poi, nella vita, sono dei buoni d’animo, veri. Quell’autenticità che si fa fatica a trovare. Forse, colpisce proprio questo aspetto: l’estrema sintesi di gentilezza racchiuso in un pugno di zucchero a velo.
La voglia di tornare alla realtà accantonando tutti gli artifizi mentali e sociali che continuano a bussare alla nostra porta e si palesano come unica fonte di vita. La voglia di ritrovare la semplicità nell’essere ciò che si è, per come si è. Dove va avanti chi è bravo, chi è forte, chi migliora col duro lavoro. Dove, comunque vadano le cose, vince l’uomo e l’integrità morale e dove, forse, l’unica verità è la realtà. E, nel momento in cui ti imbatti in questi principi, può accadere di non trovare più la propria cartina di tornasole, ritenendo tutto folle ed esagerato, quando poi ti rendi conto che ciò che vedi ha reale sostanza. Insomma, si può proprio dire che Oscar Wilde aveva ragione nel dire che “Il rugby è un gioco bestiale giocato da gentiluomini”.
Allora, a chi ancora domanda ”cosa appassiona del rugby”, si può rispondere: Semplicemente il Rugby!