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Salute: la terribile esperienza del giornalista italiano negli ospedali di Londra. Teniamoci stretta la sanità italiana

Nel racconto che fa sul suo giornale Luigi Ippolito, corrispondente da Londra del Corriere della Sera, emergono le sue disavventure tra il sistema sanitario pubblico e privato del Regno Unito, e sono evidenziate forti dissonanze con il sistema sanitario nazionale italiano. Nonostante le difficoltà che affliggono la sanità in Italia – dai tempi di attesa ai tagli di budget, passando per la carenza di personale in alcune aree – il nostro sistema ha un principio fondamentale che lo rende tuttora un modello di uguaglianza e universalità: l’accesso alle cure è garantito a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN), infatti, è nato con l’intento di garantire cure universali e gratuite, per rispondere alle necessità di ogni cittadino. In Italia, seppur le sfide siano numerose, si mantiene ancora un forte senso di equità e accessibilità. È vero che ci sono regioni in cui le risorse sono più scarse e dove le liste di attesa possono essere lunghe, ma un aspetto fondamentale che distingue il nostro sistema è la universalità dei servizi, un concetto che, a differenza del NHS, è davvero centrato sulle necessità di tutti, senza discriminazioni legate al ceto sociale o all’estrazione geografica.
Il NHS inglese: una sanità a due velocità
D’altro canto, l’esperienza di Ippolito ci offre una panoramica della realtà della sanità nel Regno Unito, che, pur essendo gratuita per i residenti, presenta numerosi limiti e contraddizioni. Il NHS (National Health Service) fu istituito nel 1948 con l’ideale di fornire assistenza sanitaria gratuita e universale a tutti i cittadini britannici. Tuttavia, come raccontato da Ippolito, il sistema oggi è al collasso, messo a dura prova da una combinazione di sovraccarico di lavoro, carenza di medici, e risorse insufficienti.
Uno degli aspetti più critici del NHS è la gestione delle risorse, che rende l’accesso alle cure inappropriato e disorganizzato, con tempi di attesa lunghissimi anche per le emergenze. La scena che Ippolito descrive, con un pronto soccorso sovraffollato, l’attesa interminabile per un posto letto e l’assistenza ridotta agli infermieri, è un esempio lampante di come il NHS non stia riuscendo a garantire quel diritto fondamentale alla salute in modo efficiente.
Un esempio di disuguaglianza: la sanità privata inglese
Il racconto di Ippolito evidenzia un altro punto che, sebbene non sia esclusivo dell’Inghilterra, è più accentuato nel contesto anglosassone: la frammentazione dei servizi. Se nel Regno Unito il sistema pubblico è a volte insufficiente, quello privato è costosissimo e accessibile solo a pochi. La sanità privata in Inghilterra, come nel caso di Ippolito, è un lusso che si paga caro, con costi che superano anche i 10.000 euro per pochi giorni di degenza. Questo fenomeno crea un sistema a due velocità, dove i più ricchi possono accedere a cure di alta qualità, mentre i più poveri rischiano di rimanere esclusi dalle cure necessarie.
In Italia, è chiaro, il sistema sanitario privato esiste anche da noi, ma le disparità sono decisamente meno marcate. Nonostante le differenze tra le regioni italiane, il SSN cerca comunque di garantire a tutti una copertura di base gratuita o a costi contenuti, senza dover necessariamente passare per il sistema privato per ricevere cure appropriate.
Le criticità del SSN Italiano: un contrasto necessario
Sebbene la sanità italiana non sia priva di criticità, è importante comprendere che i problemi di efficienza e organizzazione che affliggono il nostro sistema sono notevolmente più sopportabili rispetto alla realtà del NHS. Le lunghe attese, la carenza di personale in alcune zone, e la distribuzione disomogenea delle risorse sono difficoltà ben note, ma non compromettono la universalità del servizio, che rimane uno dei punti di forza principali del SSN. Il nostro sistema, infatti, mantiene la promessa che ogni cittadino, indipendentemente dalle proprie condizioni sociali o economiche, ha diritto a ricevere le cure necessarie, anche se ciò implica compromessi in termini di qualità e velocità delle prestazioni.
Anche se le esperienze individuali di un ospedale pubblico italiano possono essere frustranti, il fatto che tutti abbiano diritto a essere curati rappresenta una garanzia di solidarietà sociale che, nel caso del NHS, non sempre è possibile. In Italia, la priorità resta quella di non lasciare indietro nessuno, cosa che non può essere detta altrettanto del sistema sanitario inglese, dove il ritardo nelle cure e la mancanza di risorse adeguate portano a situazioni di abbandono, come evidenziato dallo stesso Ippolito.
La sanità italiana come valore sociale
Se possiamo lamentarci del nostro sistema sanitario nazionale, è importante anche riflettere su quanto siamo fortunati rispetto a chi, come i cittadini inglesi, deve fare i conti con un sistema pubblico che è ormai alla deriva. In Italia, il nostro SSN, nonostante le sue difficoltà, rappresenta un modello di solidarietà sociale, in cui la cura della persona viene prima di tutto, e le disuguaglianze sono meno evidenti rispetto a quelle presenti nel sistema sanitario britannico.
Mentre in Inghilterra la sanità pubblica è vista come un sistema in crisi e la sanità privata rimane un lusso riservato a pochi, l’Italia continua a garantire a tutti l’accesso alle cure, indipendentemente dalle risorse economiche. E, nonostante le sue difficoltà, questo è un valore che non dovremmo mai dare per scontato, ma piuttosto preservare e migliorare, per evitare che anche il nostro sistema diventi una “giostra impazzita” come quella del NHS.
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