Per ora siamo ai piccoli dispetti e un po’ di voce grossa, ma tira tira la corda si potrebbe spezzare e se si rompe l’alleanza a che servirebbe andare al voto divisi? Lo si capirà fra qualche mese, col voto europeo, che è proporzionale e che ci dirà quanto contano davvero i partiti del centro destra separati.
Al di là della facciata di circostanza dove tutti compatti marciano verso il mantenimento dell’alleanza e della legislatura, molti sono i motivi di attrito, i mugugni e anche le trappole che la Presidente deve schivare da parte dell’alleato leghista. Il più irrequieto, com’è nella sua natura, per via della perdita di consenso che perdura inesorabile, dopo ogni brutta figura del capitano.
Ora s’è aggiunta anche la voce che porta jella e ogni cosa che tocca o che dice va a finire in un guaio. I milanisti che l’hanno visto amoreggiare con i dirigenti viola domenica 21 gennaio hanno voluto ricordare loro che Salvini è pericoloso: “porta male.”
Domenica scorsa infatti il Ministro era a Firenze, per andare a trovare la famiglia della fidanzata Francesca Verdini. Irrequieto com’è s’era recato a visitare il Viola Park e aveva fatto i complimenti al direttore Joe Barone, in assenza del patron Rocco Commisso. A Firenze c’è il problema dello stadio da ristrutturare. I lavori sono in partenza a dicembre tra mille polemiche, anche perché comporteranno almeno due anni di tempo, periodo in cui la Fiorentina non potrà giocare al Franchi, nelle partite casalinghe, così Salvini ha rilanciato l’idea di Commisso di uno stadio nuovo, da costruire in qualche terreno libero attorno a Firenze.
Ma Salvini non tiene conto dei tempi burocratici che comporterebbe e se pure riuscisse nell’impresa di trovare il terreno e dei sindaci concordi, gli ci vorrebbe almeno 3-4 anni per finirlo e per poter vedere la squadra giocarci dentro. Ma ora ci sono le elezioni a Firenze e Salvini, con Barone, spera di dare una mano al centrodestra per prendersi la città, visto che il PD Nardella è stato il più fiero oppositore di quel progetto nell’area metropolitana e appoggia la ristrutturazione del vecchio stadio, monumento nazionale disegnato dall’architetto Pierluigi Nervi nel 1930-31.
Nel frattempo il Ministro delle Infrastrutture ha trovato il modo di criticare la disposizione dei 30km/h in città a Bologna, ma quell’amministrazione gli ha prontamente risposto che si tratta di una indicazione che viene proprio dal Ministero di Salvini e che lui non conosce, frequentando più le sagre e le spiagge degli uffici di Roma.
L’obiettivo principale dell’iniziativa, si legge nella delibera, è quello di ridurre i morti e i feriti negli incidenti stradali. In un passaggio si cita una relazione di marzo 2023 pubblicata dalla Commissione europea, secondo cui la riduzione della velocità dei mezzi di trasporto nelle strade urbane è uno dei fattori principali che può contribuire alla riduzione dell’inquinamento acustico nelle città.
La delibera che ha approvato il piano “Bologna città 30” non sostiene in nessuna parte che il nuovo limite di velocità ai 30 chilometri orari va imposto per consentire di ascoltare “il canto degli uccellini”. Come avrebbe detto Salvini per irridere il Sindaco di Bologna Matteo Lepore
Nella realizzazione di questo progetto, che non riguarda tutte le strade del comune ma solo quelle del centro storico, sono state seguite le linee guida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Intanto sul Corriere della Sera di alcuni giorni fa, un titolo scuoteva le tende di Palazzo Chigi: “Quell’ attrazione irresistibile tra Salvini e Conte”. Il pezzo di Francesco Verderami fa pensare ad una possibile intesa tra i Cinque stelle e la Lega dovuta a una affinità ideologica legata al passato, quando c’era Di Maio, e che adesso è ovviamente del tutto tramontata.
Il Presidente Giuseppe Conte sta conducendo un a battaglia da fiero sostenitore delle istituzioni in difesa dei ceti più poveri e vede in Salvini una specie di Lucignolo, in grado di portare disgrazie in ogni suo intervento. Tra Salvini e Renzi, per motivi opposti, non si sa chi sia più deleterio per il prosieguo della permanenza del governo, deve pensare l’ex presidente del consiglio.
Tuttavia è vero che i due partiti soffrono il ruolo di secondi e hanno tutto l’interesse tattico di dare fastidio, specie in un momento elettorale come questo, dove il voto è proporzionale e ognuno corre per sé. L’argomento l’ha fornito l’attualità: l’Ucraina. I capigruppo Lega (Romeo) e Cinquestelle (Patuanelli), secondo il Corriere, avrebbero organizzato un piano: il primo ha presentato un ordine del giorno sull’invasione russa, e in vista del voto il secondo ha annunciato che avrebbe sottoscritto quel testo, mettendo in subbuglio maggioranza e opposizione.
Spinto dalla Presidente il Sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanbattista Fazzolari (FdI) avrebbe minacciato l’alleato prima che si compia il misfatto: “Fermati! Basta una scintilla per far saltare il governo in aria”.
Ma di scintille ce ne sono parecchie e fermarle tutte sarà difficile. Dubito che il Governo posa cadere per queste marachelle, è nell’interesse di tutti resistere in sella, solo che in tempo di elezioni Salvini deve smarcarsi dalla Meloni e sta cercando spazi a destra, come s’è visto nel convegno (29 novembre 2023) recentemente tenuto proprio a Firenze, con esponenti di estrema destra e neonazisti europei.
Nel compiere queste spericolate operazioni però il Capitano non tiene in considerazione le frange di protesta dentro la Lega, insofferenti per queste alleanze, per la questione del ponte sullo stretto di Messina (“Che ce ne frega a noi in Veneto di spendere 15 miliardi di euro per attraversare lo stretto?”) e anche per la questione del federalismo che è andato sparendo dal programma leghista. Per ora si espongono più gli ex della Lega fuoriusciti ma anche all’interno del partito c’è chi vorrebbe vedere un cambio alla segreteria.
L’idea leghista salviniana comunque rimane quella di valorizzare le identità: “Chi dice che da Bolzano a Lampedusa siamo tutti uguali mente sapendo di mentire. Ma queste differenze possono esistere. Prima parlavamo di secessione, di staccarci da Roma. Adesso siamo un partito più maturo che vuole parlare di autonomie, localismo, differenze fra territori, mantenendo l’identità nazionale” dice il senatore Marco Centinaio fedele di Salvini.
Con un colpo di coda Salvini ha ottenuto il via libera al progetto Calderoli di legge sulle autonomie regionali, che favorisce le regioni più ricche a scapito di quelle del sud, in cambio della concessione alla Meloni del progetto per il premierato.
Diceva Wiston Churchill che “La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato“. E Forza Italia? Non conta, per ora. Salvini non vuole correre il rischio di sparire in Europa e, nel futuro, anche dal Parlamento italiano, risucchiato dal partito di Giorgia Meloni, che aumenta si i voti ma solo rubandoli agli alleati.
Gli elettori li vedono sempre più opachi, sbiaditi questi alleati della Meloni e se devono mettere i bastoni fra le ruote tanto vale votare tutti per la Presidenta. Se non trova una formula per risalire la china, Salvini sarà costretto a barcamenarsi tra le illusioni dei secessionisti e le grandi opere che non si faranno mai. Quanto può durare?
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