“Salvo D’Acquisto, un eroe semplice”
L’intervista a Emanuele Merlino, autore dello spettacolo teatrale dedicato a Salvo D’Acquisto
“Salvo D’Acquisto, un eroe semplice” è uno spettacolo sulla storia del vicebrigadiere dei carabinieri che, precisamente settant’anni fa, decise di donare la propria vita per salvare quella di 22 civili. A seguito di un attentato, nei pressi di Torrimpietra, località sulla via Aurelia, le SS tedesche stavano procedendo, secondo precise leggi di guerra, alla rappresaglia, vista la mancata consegna degli autori dell’attentato.
Al Centro Culturale Casale Caletto, in via Jacopo della Quercia 1, il 20 dicembre si terrà la replica della rappresentazione di questo gesto estremo ed eroico, del vicebrigadiere che è stato nominato Servo di Dio e Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Abbiamo intervistato Emanuele Merlino, l’autore di questo spettacolo, che già in passato ha deciso di descrivere personaggi storici italiani, come i protagonisti del Risorgimento, vero Emanuele?
Proprio così: da sempre mi hanno affascinato i protagonisti di quella fase storica che ho raccontato in spettacoli come “Ricordo vivo di 150 anni”, “Giovani ribelli del Risorgimento”, “I Briganti”. In altri testi mi sono soffermato più specificatamente sulle figure di Giuseppe Mazzini con “La chitarra di Mazzini” e “Una voce dal Risorgimento”, e di Giuseppe Garibaldi con gli spettacoli “L’amore al tempo della guerra: Garibaldi e Anita”, e “Giuseppe Garibaldi: una storia d’amore”. Infine ho affrontato anche la tragedia dell’Esodo e delle Foibe nell’immediato secondo dopoguerra con lo spettacolo “Io Ricordo” che verrà replicato quest’anno in vari teatri o spazi culturali come, tra l’altro, le università Roma Tre e Tor Vergata.
Cosa ti ha spinto ad affrontare una figura come Salvo D'Acquisto?
È stato un processo nato durante una visita in Slovenia lo scorso settembre, con il Comitato 10 febbraio (che ha l’obiettivo di ricordare il dramma delle foibe). Nel corso del viaggio è stato chiesto di raccontare artisticamente un episodio della seconda guerra mondiale legato al valore del coraggio. Il mio pensiero è subito andato alla storia di Salvo D’Acquisto così ho scritto un breve monologo che ha riscosso un ottimo successo anche grazie all’ottima esibizione di Giuseppe Abramo. Quando siamo ritornati in Italia ho deciso di riprendere il monologo e approfondirlo, soprattutto per omaggiare i 70 anni che ricorrono dal sacrificio del vicebrigadiere.
Qual è l’obiettivo di “Salvo D’Acquisto: un Eroe semplice”?
Oltre a ricordare il gesto eroico di Salvo D’Acquisto, con lo spettacolo provo a rispondere alla domanda “cos’è il coraggio?”: non è certamente non aver paura, ma, anzi, il coraggio è avere anche paura e nello stesso tempo essere decisi a rischiare e sacrificare tutto. Il coraggio puro non nasce dal non avere niente da perdere ma, scopri di possederlo nel preciso istante in cui ti trovi a dover scegliere fra salvare la propria pelle e i valori che si pensa di incarnare. Per questo io non mi trovo d’accordo con il famoso aforisma di Bertold Brecht “Beato quel popolo che non ha bisogno d'eroi”: soprattutto il popolo italiano ne ha estremamente bisogno in questa fase storica. I gesti eroici, come quello di Salvo D’Acquisto, hanno la forza di offrire un esempio in maniera molto più efficace di tante parole. Il vicebrigadiere ha deciso di donare la sua vita, a 23 anni, per salvare quella di 22 cittadini, come gesto di amore per la sua Patria, testimoniato dalle parole che gridò prima di essere fucilato: “Viva l’Italia!”.
Cosa c'è da sapere su una figura spesso trascurata dalla storiografia tradizionale?
In linea generale la storia di Salvo D’Acquisto è nota a tutti. Con lo spettacolo vogliamo approfondire alcuni aspetti più intimi che aiutano a comprendere meglio la statura di un ragazzo riflessivo e religioso, che oggi è Servo di Dio. Volontario nella guerra in Africa, il vicebrigadiere si augurava che «i rapporti internazionali possano essere dominati e guidati da spirito di collaborazione tra i popoli e dalla giustizia sociale». Ho scelto inoltre di rappresentare il rapporto con Pietro – un contadino che ha appena perso due figli in Africa – e la figlia del contadino, Anna, con cui scoprirà la tenerezza in momenti così tragici, si scoprirà un eroe che non è solo un esempio di coraggio ma anche e soprattutto un uomo che, pur avendo voglia di vivere e sogni e speranze per il futuro, decide di donare se stesso alla libertà e alla giustizia.
Che progetti artistici hai per il futuro?
Lo spettacolo sta ottenendo un buon successo e credo che molto probabilmente lo realizzeremo anche in altre città; poi dopo gli spettacoli sul “Confine Orientale” di febbraio credo che affronterò la commedia, anche se ho qualche idea su nuovi spettacoli sempre ad ambientazione storica.