Ci siamo è arrivato il Sanremo di Claudio Baglioni. Il divino Claudio da Montesacro che da figlio unico nasce con l'idea di essere uno e trino questa sera è si accompagnato da Pierfrancesco Favino e la Hunziker ma in realtà tutti i riflettori sono su di lui . Si perché lui che si è definito dittatore artistico ha deciso tutto facendo pesare anche la laurea di architetto. E allora ha detto la sua anche sulla scenografia del teatro Ariston , la parte acustica del teatro e ha anche scritto la sigla. Una firma sul festival ben leggibile. Tutto bellissimo perché la Rai considera il festival della canzone italiana un appuntamento chiave di sponsor e audiens. Ma le canzoni? Ripeto, ma le canzoni ?
Forse a parte Mario Biondi e Annalisa che hanno delle melodie riconoscibili, il resto mi delude profondamente. Un cast scelto per lo più con il criterio dell’amicizia e del curriculum ma che fino ad ora offre un repertorio sofferto e stantio. Neanche a dire che i brani presentati siano scopiazzati, non hanno proprio i ritornelli. Cioè è sparito dalle canzoni il refrain che il muratore fischietta al cantiere, che l’autista dell’Atac a Roma ritrova in testa ad ogni fermata del suo autobus e che il vigile in mezzo alla piazza canta in mezzo al traffico. In un festival dove non ci sono canzoni in gara e tutto è politically correct, per dare una soffiata sulla benzina si prova ad emulare il famoso festival di Pippo Baudo, quando “Cavallo pazzo” tentò di buttarsi dalla galleria (sembra), sostituendo quel momento con l’innesto di un pover' uomo che stranamente, senza che nessuno si accorga di nulla, sale sul palco de Festival dei fiori e arriva fino a Fiorello, per dire alle telecamere qualcosa che nessuno ha capito.
Queste cose fatele fare a chi la televisione l’ha inventata e questo prendetelo come un consiglio d’amico. Vorrei chiarire che per me il musicista Baglioni è una specie di mito vivente e che mentre scrivo queste cose, una parte del mio cervello è inebriato dal fatto che il direttore artistico di Sanremo quest’anno sia il massimo che possa esprimere la musica italiana. Questo va detto perché non riconoscere cosa ha scritto questo artista sarebbe scorretto e in malafede. Ho soltanto paura che nonostante Baglioni, il festival sia schiavo dei suoi limiti che finiscono per schiacciare lo stesso Claudio nazionale che comincerà forse a capire cosa sia successo da domenica sera, quando i riflettori saranno spenti. Comunque vada, caro Claudio, io non ti abbandono anzi, te lo dico subito, se questo festival dovesse risultare un flop e non sembra proprio visti i risultati dopo la mia serata, ti difenderò, perché almeno ci hai provato. Hai tentato di metterci del tuo con l’impegno maniacale che ti contraddistingue, come quando per cambiare un accordo di una tua canzone ci impieghi due settimane. Perché il pubblico non va tradito, perché il pubblico va guidato e rispettato, anche quando le cose che si presentano dovessero risultare noiose. Come questa prima puntata del festival di Baglioni.
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