Sono uno di quelli (non so quanti vi siano al mondo) contrari al fatto che ‘lo show deve continuare’ che lo spettacolo, qualunque cosa accada, debba andare avanti. Secondo la mia anima (freudianamente e cristianamente parlando) lo spettacolo diventa privo di senso se non esiste la predisposizione naturale dell’essere ad uno svago, ad uno stato di gioia pura, sana e non patologica. Non si può provare felicità ed essere allegri a dispetto di miglia di persone uccise, soltanto perché chiedono in piazza lavoro e libertà.
Io credo d’avere ancora una coscienza. Ed essa, ieri sera, più che mai, mi domandava con insistenza che cosa io stessi facendo; perché ero così superficiale e insensibile da guardarmi Sanremo, mentre in Ucraina, in Venezuela e in Siria, la gente stava morendo per strada; nell’indifferenza e forse connivenza europea.
Sono sicuro che qualche lettore, arrivato a questo punto, starà già stigmatizzando: “ Ecco! Il solito moralista del c.” Sì! E’ vero! Sono moralista. E allora? Sì! Sì! Sono seguace di quella dottrina filosofica fondata sulla norma morale. Sono uno scrittore che nelle proprie canzoni, monologhi e poesie, tratta prevalentemente questioni morali, riflettendo sui costumi, sulle abitudini e suoi comportamenti umani. Sono un uomo con una morale ed un’etica. E me ne vanto. Ma l’etica comporta anche avere una ‘parola d’onore’. Ed io la mia la avevo data. Dovevo andare avanti a guardare Sanremo per scrivere l’articolo. Che uomo incoerente e mediocre, sono.
Io non riesco a vedere simpatia e genialità nella signora Littizzetto. E chiedo scusa ai suoi ammiratori. Ma forse son io a non capire quali profondi discorsi ella faccia dietro la sua persistente volgarità. Ieri sera si è scagliata contro la bellezza cosiddetta ‘artificiale’, ma lo ha fatto in modo generalizzato; dimenticando che la chirurgia estetica ha reso felici milioni di persone nel mondo, rimodellando ciò che madre natura aveva creato in modo distorto e fuori dai canoni di bellezza; che purtroppo per lei esistono, pur se variano da cultura in cultura. Vi sono misure ben precise che definiscono la bellezza del corpo. Per quel che riguarda la bellezza dell’anima il discorso è molto lungo e fuori luogo in questo spazio. Mi sono chiesto al suo ‘Vaffanculo’ per quale motivo, ha accettato quei trampoli di cinquanta centimetri che la fanno somigliare ad una papera quando si sposta sul palco? Non è per apparire più slanciata, più bella, più ‘all’altezza’ di Fazio? per non uscire dallo schermo quando sono insieme?
Vedere Sanremo in ogni modo è valsa la pena per Damien Rice che con la sua voce e chitarra ha dimostrato ai cantanti italiani cosa significhi essere un vero artista.
Lo scherzetto infantile della finta interruzione, non è stato offensivo, soltanto perché gli artisti coinvolti erano veramente bravi. Ma la ‘punizione’ che il bambino buono e furbetto ha voluto infliggere al pubblico, colpevole di aver dubitato della veridicità del ‘tentativo di suicidio’ dei due disoccupati, durante la prima serata, è stata degradante.
La esibizione di Dergin Tokmak, ballerino e acrobata di origine tedesco, ormai famoso per le sue armoniche piroette, nonostante le sue gambe, danneggiate dalla poliomielite, è stata superba. Le linee che i suoi movimenti creavano sul palco erano a dir poco sublimi. Ma insistere sulla bellezza della disabilità, mi sembra una forzatura. Non è bella la disabilità. Domandatelo ai disabili. E’ bello ciò che questo signore ha fatto per superare la sua disabilità. Ha reso bello qualcosa di obiettivamente brutto. E nessuno si offenda della chiarezza. Non è bello vedere Zanardi in quel modo. E’ bello vedere la sua forza di volontà, il suo sorriso ancora aperto alla vita. Ma perché non si è approfittato di qualche minuto per dire che faranno questi signori quando i loro genitori o chi si occupa di loro, moriranno? Perché non si è fatto solo un accenno di questo dramma famigliare?
E Renzo Arbore. Sempre Renzo Arbore. Questa stupida ‘aristocratica’ sua ironia, fatta contro i propri musicisti; queste battute fuori tempo; questo possesso della Rai; questo far apparire Arbore come colui il quale ha creato e divulgato la musica napoletana nel mondo. Ma fatemi il piacere! Diceva qualcuno. Basta. Si riposi. Dia spazio veramente ai giovani. Si sa che se va qualunque persona a cantare quei classici napoletani, l’Ariston partecipa.
La classifica? Ho scritto già ieri che Elisa non manda una canzone a Sanremo tanto per mandarla.
Eccola:
Renga in testa alla classifica provvisoria. Poi Arisa, Rubino e Perturbazione. Ultimo Frankie hi-nrg.
A proposito…il testo di questo rapper stonato mi è piaciuto davvero.
Sono cattivo, lo so. Ma non invidioso.
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