Nella serata di ieri sera, mercoledì 2 febbraio, si è svolta la seconda serata del Festival di Sanremo 2022. Tra gli ospiti d’onore sono saliti sul palco il comico Checco Zalone e l’attrice Lorena Cesarini.
Il comico Zalone fa il suo debutto a Sanremo seduto in mezzo “al popolino” dove si diverte maggiormente. Dopo qualche battuta alla Checco sulla puntata di ieri, interviene sul palco del Festival mettendo in scena una favola riguardante gli Lgbtq ambientata in Calabria.
Similmente alla storia di Cenerentola, il racconto comincia con Oreste, un uomo trans di origini brasiliane, che invitato al ballo di corte da un re omofobo. La fata madrina questa volta non si premura di far apparire scarpette di cristallo o vestiti luccicanti. Poiché una delle richieste per partecipare al ballo era quella di essere depilati, diventa estetista.
Al ballo Oreste e il figlio hanno un colpo di fulmine, ma il re pieno di odio si oppone. Una storia quasi scontata e immersa in quel sistema intollerante e pieno di pregiudizi che Zalone cerca di affrontare con la sua satira.
Tuttavia, dal taglio pungente arriva la sua parodia Almeno tu nell’universo, grazie alla quale si scopre che lo stesso re era cliente di Oreste, poiché si prostituiva.
Un monologo quasi paragonabile alla Pio e Amedeo che anche questa volta non ha divertito molti. I social si spaccano in chi vede in Zalone “l’Alberto Sordi del XXI secolo” e chi invece vede lo squallore dietro una comicità tossica.
Seppur il comico abbia affermato che sia contrario “alla psicosi del politically correct“, la scelta di raccontare una favola così colma di cliché e stereotipi forse non è stata la migliore.
Indubbiamente la satira nasce di per sé come velo di leggerezza per affrontare argomenti pieni di tensione nella società. Tuttavia, le questioni da prendere in considerazione sono molteplici.
Innanzitutto c’è da considerare che il Festival di Sanremo è trasmesso in diretta nazionale in un paese dove si è lottato per non approvare il Decreto legge Zan, con il quale si sarebbe sancita l’abolizione di tutte le forme di discriminazione e anche la tutela di qualsiasi forma si violenza di genere. La necessità di approvare un ampliamento di una legge sulle discriminazione già esistente alla comunità Lgbtq e non solo, dovrebbe essere considerato un chiaro segnale della necessità di prendere tali misure.
Inoltre, è bene ricordare che il Festival è trasmesso da un ente come la Rai. Un’azienda già segnalata e additata per la poca creanza nell’affrontare le questioni di genere.
Detto ciò, la satira può essere un mezzo per affrontare le questioni di genere e sensibilizzare e far riflettere la società. Ciò nonostante in questo caso il messaggio di sensibilizzazione è visivamente inesistente, poiché non c’è una morale o uno spunto di riflessione al quale si vuole ambire.
Per nulla comico, invece, è il monologo dell’attrice Lorena Cesarini, che spinta da Amadeus racconta la sua storia quando è stata scelta come ospite nella seconda serata del Festival di Sanremo 2022.
Infatti, dopo l’annuncio Cesarini con parole d’odio viene accusata di poco meritocrazia, dovuta principalmente al suo colore della pelle
Così sul palco dell’Ariston in seconda serata si affronta la dura realtà delle parole d’odio che hanno via libera sui social. La questione delle hate speech, termine con cui le parole d’odio sono riconosciute a livello internazionale, di recente sta interessando diversi studi.
I leoni da tastiera, o anche conosciuti come haters, nascosti dietro a un computer criticano e discriminano con parole violente e offensive.
Questo atteggiamento è determinato per molti dall’essere online. Si percepisce il distacco dell’utente sul web e dunque si tende a riflettere meno sul linguaggio o l’atteggiamento con cui ci approcciamo all’altro.
Tuttavia, seppur in un’altra realtà, l’online è simile all’offline poiché dietro ogni utente c’è una persona in carne e ossa che prova dei sentimenti e che può sentirsi minacciata e toccata dalle nostre parole.
Questo è ciò che ha cercato di spiegare Cesarini. L’attrice, presa dall’emozione e dal peso di portare nel 2022 questo fardello determinato dal suo colore della pelle, rivolge al pubblico del festival una riflessione.
“La cosa più importante è chiedersi perché si sente la necessità di andare verso la libertà da frasi fatte, giudizi precostruiti, insulti, giudizi” sottolinea l’attrice.
C’è chi l’ha definita con la parola “extracomunitaria“, una parola comunemente usata per definire un estremo distacco e una lontananza tra due individui. Chi ha trovato le ragioni della sua presenza come addetta alle pulizie. E chi senza ritegno abbia additato la scelta soltanto in relazione al suo “essere nera“.
“Nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo“. Invece, “evidentemente per alcuni il colore delle pelle è un problema, al punto che hanno voluto farlo sapere a tutti“, sottolinea Cesarini.
“Perché? Perché c’è chi si indigna per la mia presenza su questo palco, perché c’è gente che ha problema con il mio colore della pelle”.
Leggendo un verso di un verso, in cui un autore marocchino Tahar Ben Jelloun spiega alla figlia che il razzismo “è la cosa meglio diffusa tra la gente”. Tuttavia, non si può curare poiché non è una malattia. “Non ha base scientifica, perché esiste un solo genere umano, un uomo è uguale a un uomo“. Proprio per questo motivo non dovrebbe esistere.
La vera libertà è da ricercarsi in quella totalizzante che non vede lenire i diritti di nessuno. Le differenze e le biodiversità è ciò che caratterizza il nostro pianeta. Vedere ancora delle differenze tra gli individui, non considerandolo nella sua interezza, è ciò che impedisce l’abbattimento delle disuguaglianze e la pace tra gli individui.
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