Sardegna, meta preferita per le vacanze. Ma Eden turistico o servitù militare?
L’isola potrebbe anche sviluppare un turismo ambientale legato al trekking, all’archeologia dei nuraghi, all’enogastronomia e allo sport per incentivare turismo anche in inverno
La Sardegna è una delle mete turistiche preferite da Italiani e stranieri. Dal 1956 è anche sede di importanti basi per esercitazioni militari. Anche se il turista non corre dei rischi, si comprende bene che l’occasione di sviluppo ambientalista e turistico dell’isola non si sposa con le basi della Nato.
Anche quest’anno vacanze in Sardegna
A ogni estate si programmano le vacanze, che siano brevi, povere o eccezionali, difficile rinunciarvi. Molti quest’anno, come accade da tempo, sceglieranno la Sardegna. Dal punto di vista turistico è una terra baciata dal Sole. Acque cristalline, sabbie bianche, una gastronomia di grande tradizione, qualità e anche salutare, vini da favola, insomma, a parte i costi, non sempre alla portata di tutte le tasche, la Sardegna sembra la meta preferita dei vacanzieri.
Il fatto è che l’isola è anche meta di militari in assetto di guerra, per esercitazioni previste nelle varie basi Nato dislocate sull’isola. Nei mesi di aprile e maggio numerosi mezzi militari sono sbarcati dai porti isolani del nord o del sud dell’Isola, diretti principalmente nel Sulcis, nel Poligono di Capo Teulada, e nel Pisq (il Poligono sperimentale di addestramento Interforze) del Salto di Quirra, nel nuorese. Lunghe code di blindati, mezzi pesanti militari e carri armati a maggio hanno attraversato le principali arterie stradali sarde, accanto alle auto. Bisognerà decidere cosa vogliamo fare di quest’isola: un Eden per il turismo scelto internazionale o un luogo di addestramento ai conflitti?
Prospettive positive per l’anno in corso
Sul sito de lanuovasardegna.it si legge che “il 2023 ha tutte le carte in regola per diventare un anno da record per il turismo in Sardegna. Secondo uno studio Demoskopica le presenze attese dovrebbero essere 14,2 milioni, con una crescita del 11,9% rispetto al 2022, mentre gli arrivi potrebbero essere 3 milioni, ovvero il 10,2% in più su base annua. Una prospettiva incoraggiante che sembra proseguire il trend positivo registrato nel 2022 dall’Istat che vede la Sardegna al quinto posto tra le destinazioni più richieste per le vacanze estive con il 6,8% del totale, appena dietro alla Campania (7%) e davanti alla Sicilia (6,7%).”
Secondo i dati dell’Osservatorio Sardegna turismo nel 2022 il 47,8% di turisti arrivati, ovvero ospitati nelle strutture ricettive sull’Isola, proviene dall’estero, il 52,2% dalle altre regioni italiane. Tra gli stranieri, si segnalano i tedeschi con oltre 450 mila arrivi e i francesi con quasi 300 mila. Il picco di arrivi è stato registrato nel mese di agosto 2022 con 778 mila, in aumento rispetto ai 716 mila arrivi dello stesso mese del 2021.
Tra gli italiani più assidui, quelli del Lazio
Tra i turisti italiani, al primo posto tra le presenze, ovvero il numero di notti trascorse negli esercizi ricettivi, si posizionano i lombardi con oltre 2,1 milioni di presenze complessive, seguiti dai turisti sardi e da quelli provenienti dal Lazio.
I luoghi che il turismo ha scelto nei tre mesi estivi del 2022 ci sono le località di mare della provincia di Olbia – Tempio, con circa 217 mila arrivi, considerando soltanto le tre principali provenienze: Lombardia tra le regioni italiane, Francia e Germania tra i Paesi esteri. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Sardegna Turismo. In particolare Porto Cervo, Golfo Aranci, Arzachena, giusto per citarne alcune delle più celebri.
Il silenzio dei residenti è pagato con una sorta di pensione dello Stato
È dal 1956 che l’isola è soggetta a servitù militari, che ne fanno un luogo per esercitazioni ed esperimenti con armi, nelle basi Nato attive e contro le quali si sono mosse le proteste degli ambientalisti, anche recentemente. Non si può negare che la presenza dei poligoni militari e delle esercitazioni ha un impatto sull’ambiente e sulla salute degli abitanti dell’isola. È una storia di omissioni e silenzi da parte di chi cerca di tenere nascosto il danno e sminuire il problema.
Ma è anche un problema di giustizia per quei cittadini sardi che sono costretti a subire questa invasione con le conseguenze letali per la loro salute. In alcune zone, come a Quirra, lo Stato versa ai residenti una pensione di circa 16.000 euro l’anno come risarcimento per l’impossibilità di esercitare sia la pastorizia che la pesca, per ragioni militari. Oppure dà lavoro ai figli nelle basi militari. Nessuno di questi percettori di reddito osa parlare. “Di qualcosa si dovrà pur morire, dicono, intanto dobbiamo mettere da mangiare nel piatto ogni giorno!” (Fonte Youtube: Italia e Nato la guerra in Sardegna di cui nessuno parla – Enontheroad 75.000 links)
Le principali basi militari in Sardegna
In Sardegna attualmente si trovano tre basi militari:
A La Maddalena c’è un deposito di munizioni armi Nato e una base appoggio americana per sommergibili nucleari. Nasce l’11 agosto del 1972 con un accordo segreto tra il governo italiano e quello americano. Qui si sono svolte simulazioni belliche e la sperimentazione di nuove armi, che si sommano alla condizione di rischio amianto dovuta all’utilizzo del minerale nella base. Nel gennaio 2008 la base è stata chiusa, ma non il deposito di munizioni della Nato, “Guardia del Moro”.
L’arsenale è affidato alla gestione della Marina Militare italiana. È tutto demanio militare Sardegna e restano poi da smaltire scorie nucleari e amianto. Nel 2009 si doveva tenere qui il G8, per rilanciare il turismo in grande stile. Fu una presa in giro. Il governo Berlusconi prima fece investire 500 milioni per recuperare vecchi edifici militari e trasformali in hotel di lusso per ospitare i grandi della Terra e i loro staff, poi venne il terremoto de L’Aquila e il G8 venne spostato in Abruzzo, abbandonando gli edifici semi costruiti e rimasti incompiuti. Si rivelò solo una grande abbuffata per i politici del tempo e un’altra beffa per La Maddalena e la Sardegna.
La Base militare di Capo Teulada, nel Sud dell’isola. È il secondo poligono d’Italia per estensione: 7.200 ettari di terreno, cui si sommano i 75.000 ettari delle “zone di restrizione dello spazio aereo e le zone interdette alla navigazione“, che sono normalmente impiegate per le esercitazioni di tiro contro costa e tiro terra-mare. Una parte del poligono e dell’area a mare è permanentemente interdetta anche agli stessi militari per motivi di sicurezza.
Fra le attività più importanti la simulazione d’interventi operativi e la sperimentazione di nuovi armamenti. Capo Teulada è affidato all’Esercito Italiano e messo a disposizione della Nato o di Paesi extra Nato come Israele. “Nel poligono di Capo Teulada c’è un promontorio enorme definito zona interdetta perché lì non può andarci nessuno”. A chiarire è Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare: “siamo l’unico Paese al mondo in cui c’è un pezzo di terreno di Stato in cui lo Stato stesso non esercita la potestà. È talmente inquinato che quando siamo andati lì in commissione, alla domanda chiara del presidente state bonificando? Quanto tempo ci vorrà? La risposta è stata: 540 anni!”.
Il Poligono Interforze del Salto di Quirra, nel nuorese. La base del “poligono a mare”, dove ha sede il distaccamento del Poligono Sperimentale e di Addestramento interforze del salto di Quirra. Si estende per circa 2000 ettari, per quasi 50 km della costa sud orientale sarda, tra Capo Bellavista e capo San Lorenzo. È concesso in uso per esercitazioni militari anche di Stati stranieri. Alcune aree sono date in affitto ad aziende private (Piaggio, ex Finmeccanica, Leonardo, Alenia, Selex, Aermacchi, Vitrociset, Galileo Avionica, e così via. (fonte: Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07735 del 2017). Da alcuni anni gli abitanti della zona denunciano un aumento dei casi di tumore, probabilmente legati all’uso dell’uranio impoverito. A Quirra c’è anche la base con sede del comando del “poligono a terra”, che si estende per circa 12 mila ettari, pari a circa 20 km in linea d’aria.
Le servitù militari non sono un pericolo per i turisti, ma…
Dai dati dell’Assemblea Generale Sarda “A Foras“, emerge che le basi appartenenti sia alla NATO che all’Italia sono stabilite sul territorio dal 1956, un’occupazione militare che copre circa 35.000 ettari di terra e 23.000 kmq di mare.
Precisiamo che le aree militari sorgono in posizioni ben identificate e inaccessibili agli estranei. Non vi è nessun pericolo per i turisti di entrare in contatto con i militari o con aree eventualmente inquinate dalle munizioni. Il problema riguarda un braccio di ferro atavico fra i militari e gli abitanti. Le basi sono state accusate dagli antimilitaristi di essere responsabili e complici per i morti e le malattie che da decenni si susseguono ad effetto domino sul territorio sardo.
Anche da parte delle Autorità regionali non fa piacere che si parli di questo problema. Non riescono certo a mandare via le basi militari e venire a conoscenza di questi problemi potrebbe allontanare i milioni di vacanzieri estivi. In passato si sono ammalati tanto i militari, che i pastori e le persone nelle zone adiacenti il Poligono Sardegna di Salto di Quirra. Nacquero animali deformi, agnelli con un solo occhio o senza occhi, a due teste.
Gli abitanti del luogo ebbero un’inquietante presa di coscienza. Hanno a lungo cercato di denunciare questa devastante realtà. Metalli pesanti, scorie radioattive e altri inquinanti: tutto nascosto in una zona incantevole, a pochi metri dal mare cristallino di vacanze per vip.
Di veleni ce ne sono e anche morti tra i civili
Si è parlato tanto di uranio impoverito che danni ne ha fatti con i nostri stessi militari in Bosnia e recentemente se ne riparla a proposito di armi che l’Occidente intende utilizzare in Ucraina. In Sardegna l’uranio impoverito è solo una goccia in un mare di veleni da contaminazione bellica. I missili MILAN (acronimo del francese Missile d´Infanterie Léger ANtichar, cioè missile anticarro per fanteria leggera) sono usati per le esercitazioni. Contengono lunette di torio, usate come radiotraccianti, che è possibile recuperare, le quali sono cancerogene se disperse nell’ambiente.
Quindi in Sardegna vi è un problema di diversi inquinanti: torio, amianto, uranio impoverito. Purtroppo i dati sono confermati dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto per i numerosi giudizi civili e penali in cui è stata resa giustizia ai familiari dei militari e delle vittime civili, riconoscendo loro lo status di vittime del dovere!
Lo Stato si convinca che è giunta l’ora del riscatto per la Sardegna
Se da un lato è responsabile riconoscere l’esigenza dello Stato di individuare aree in cui far compiere esercitazioni militari, adeguate ai livelli di conflittualità attuali, resta il dubbio se siano proprio queste le aree più indicate per certe esercitazioni e se non sia giusto, dopo tanti anni, che la Sardegna venga “liberata” da certe incombenze, anche in virtù del duro prezzo fin qui pagato in vite umane e problemi economici.
L’isola ha ottime opportunità di diventare un vero paradiso delle vacanze, seppur per un numero limitato di mesi ma potrebbe anche sviluppare un turismo ambientale legato al trekking, alla archeologia industriale e a quella dei nuraghi, all’enogastronomia e allo sport per poter incentivare questi settori anche in inverno. Certamente l’uso militare che perdura in molte aree rende difficile immaginare di poter cogliere questa opportunità e rischia di relegare uno dei posti più belli al mondo ai margini dell’economia europea.
*Credit: photo GIA