C’è un ragazzino francese di dodici anni in prognosi riservata al Gaslini di Genova per un grave trauma cranio facciale, dopo essere stato colpito nel sonno da un bidone dell’immondizia di circa dieci chili. E c’è un ragazzo di appena cinque anni più grande denunciato per lesioni gravi per aver lanciato quel cassonetto da un’altezza di circa venti metri.
E poteva andare molto peggio. La sorella della vittima, infatti, dormiva nel punto esatto dell’impatto, ma per fortuna si era da poco spostata per ragioni di comodità. Se non lo avesse fatto, sarebbe rimasta schiacciata. Il fratellino, invece, è stato colpito “di rimbalzo” all’interno della tenda eretta dalla sua famiglia sulla spiaggia ligure di Bergeggi, e grazie al cielo le sue condizioni sono in lento miglioramento.
I carabinieri di Savona sono partiti da una testimonianza molto precisa, che però «non conteneva elementi utili all’identificazione del responsabile» come ha illustrato in conferenza stampa il Comandante del Reparto Investigativo Dario Ragusa. I militari hanno allora iniziato a interrogare tutti i giovani che, la notte del misfatto, avevano partecipato a una festa nella vicina discoteca La Kava. I sospetti si sono concentrati sul diciassettenne, il cui racconto presentava delle contraddizioni: dopo aver tentato di negare il proprio coinvolgimento, alla fine il ragazzo ha ammesso le sue responsabilità.
Secondo la ricostruzione degli avvenimenti, il giovane era uscito dalla discoteca attorno alle 3 del mattino, probabilmente ubriaco, e si è fermato al chiosco dei panini, che però era chiuso. «A quel punto ha pensato di lanciare il cassonetto in spiaggia, convinto di lanciarlo direttamente in mare» ha spiegato Ragusa. Il ragazzo ha affermato di non essersi accorto della presenza di persone sulla spiaggia, e di essere molto dispiaciuto. L’unica sua (estremamente minima) attenuante è il fatto che la spiaggia in questione è situata in un’area marina protetta, e i campeggiatori che vi stavano dormendo – una quindicina – erano abusivi.
Ma la tragedia poteva assumere proporzioni perfino peggiori. Da quanto ha potuto appurare l’Arma, infatti, un secondo minore, uscito dal locale, ha scaraventato nella scarpata un altro cassonetto, che però fortunatamente è rimasto impigliato fra gli arbusti e non ha raggiunto l’arenile.
E tuttavia, senza diminuire di uno iota né di un apice la gravità degli atti dei ragazzi, c’è un fattore ulteriore che solitamente, in questi casi, si tende a dimenticare: il fatto che il problema è a monte.
A 17 anni, infatti, non è ancora completamente sviluppata la corteccia prefrontale, la zona del cervello da cui dipendono tra l'altro i processi di pianificazione, il ragionamento e la presa di decisione. È la ragione per cui gli adolescenti non sono in grado di valutare le conseguenze delle proprie azioni allo stesso modo di un adulto.
Per questo motivo assume un ruolo fondamentale l’educazione. E se a un ragazzo viene permesso di stare in discoteca fino a notte inoltrata, per di più ubriacandosi – alla faccia del divieto di somministrare alcolici ai minorenni -, la vera responsabilità è dei genitori.
La noia, la solitudine, il nichilismo non si combattono recitando la parte dei migliori amici dei propri figli, ma inculcando loro valori ben precisi. Non si sconfiggono fingendo che il dolore non esista – una pia illusione -, ma insegnando ai ragazzi ad affrontarlo. In poche parole, tornando a fare i genitori.
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