Con l’arrivo del ciclone polare che investirà l’Italia nelle prossime settimane, il Paese si prepara a fare i conti con un drastico crollo termico. Dopo un’estate che ha battuto ogni record di temperature, ci si attende un autunno caratterizzato da repentini cambiamenti climatici. Gli esperti in campo sanitario avvertono: l’improvviso abbassamento delle temperature porterà a un boom di infezioni respiratorie, con una previsione di circa 150mila nuovi casi a settimana. A lanciare l’allarme è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Statale di Milano, che spiega come i marcati sbalzi termici favoriscano la diffusione di virus respiratori.
Durante l’autunno, gli sbalzi termici rappresentano una delle principali cause dell’aumento delle infezioni respiratorie. Gli improvvisi cambi di temperatura, dal caldo intenso al freddo rigido, mettono a dura prova il nostro sistema immunitario e, soprattutto, indeboliscono i meccanismi di difesa delle vie aeree.
Come spiega Pregliasco, “gli sbalzi termici riducono l’efficacia della protezione fornita dal muco e dalle ciglia che rivestono internamente le vie respiratorie”. Il muco e le ciglia svolgono un ruolo cruciale: grazie a un processo chiamato clearance muco-ciliare, rimuovono virus e batteri intrappolati all’interno del sistema respiratorio. Tuttavia, il rapido passaggio tra temperature estreme indebolisce questo meccanismo, esponendo il corpo a un maggiore rischio di infezioni virali.
Tra i virus più attivi in questa fase ci sono gli adenovirus, enterovirus e rinovirus, patogeni responsabili delle sindromi simil-influenzali che, in situazioni di sbalzo termico, trovano terreno fertile per diffondersi. “È un classico”, afferma Pregliasco, sottolineando come tali virus prosperino in condizioni di stress termico, sia nel passaggio dal caldo al freddo, sia viceversa.
Se tradizionalmente ci si aspetterebbe una pausa estiva nella diffusione delle infezioni respiratorie, quest’anno non è stato così. L’estate torrida del 2024 ha visto infatti una “coda lunghissima” di sindromi simil-influenzali, che, secondo Pregliasco, “non è mai scesa sotto i livelli basali”. Il motivo? Anche durante i mesi estivi, gli sbalzi termici si sono fatti sentire, alimentando la circolazione di questi virus.
Con l’arrivo delle temperature più fredde, la situazione è destinata a peggiorare. “Il crollo delle temperature che ci attende innescherà una nuova risalita della curva delle infezioni”, continua Pregliasco, delineando un quadro preoccupante per le prossime settimane. Non solo virus simil-influenzali, ma all’orizzonte si profila anche l’arrivo dell’influenza stagionale, con la minaccia di un’ulteriore complicazione: il Covid-19.
Il virologo lancia un monito anche per quanto riguarda la pandemia da Covid-19, che, seppur sotto controllo rispetto alle fasi più acute, non è affatto scomparsa. “In agosto abbiamo assistito a una fiammata di contagi da Sars-CoV-2”, ricorda Pregliasco. Questa recrudescenza di casi, favorita probabilmente da nuove varianti del virus, ha spinto gli esperti a prevedere un possibile ritorno di nuove ondate nei prossimi mesi.
Le infezioni da Sars-CoV-2 tendono a manifestarsi ciclicamente, con ondate che si ripetono ogni 4-6 mesi. Pregliasco avverte che, complice il calo delle temperature e la diffusione di nuove varianti, non è da escludere un nuovo aumento dei casi, che potrebbe sovrapporsi all’influenza stagionale e alle sindromi simil-influenzali, creando una situazione di stress per il sistema sanitario.
Di fronte a uno scenario di forte instabilità climatica, prevenire è più che mai fondamentale. Gli esperti consigliano di adottare semplici misure per proteggersi dalle infezioni respiratorie:
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