''In questa storia ci sono sei vittime, siamo io e mia moglie, la coppia che sta portando avanti la gravidanza, e quei due bambini che nasceranno. Anche loro sono delle vittime. Un errore, una svista di qualcuno, una distrazione, non lo so cosa puo' essere accaduto, ha avuto come risultato di provocare sei vittime. E' terribile, non auguro a nessuno di provare quello che stiamo provando noi in queste ore''. Cosi' il padre biologico dei due gemelli in un'intervista a "La Repubblica".
''E' una storia troppo piu' grande di me, troppo piu' grande di mia moglie. Siamo sconvolti, disorientati, spaventati. Mia moglie e' sotto choc'', dice l'uomo. Sulla possibilita' di un ricorso ha affermato: ''Non lo so, ancora non abbiamo sentito l'avvocato, perche' la Commissione del Pertini ci ha comunicato l'errore solo mercoledi' sera. Dopo quella telefonata ci e' crollato il mondo addosso, non immaginavamo di essere noi la coppia su cui si erano sbagliati".
Nel frattempo Cesare Mirabelli, ex presidente della Consulta, sulle colonne de "Il Messaggero" ha reso noto il suo parere: "In base a quanto previsto dal codice civile, i figli sono della donna che li ha partoriti e del di lei marito o compagno. Anche la legge 40, nel prevedere l'irrinunciabilita' della maternità e della paternità della coppia che da' il proprio consenso alla fecondazione assistita, porta tutto cio' alle estreme conseguenze''
''Il padre genetico – prosegue Mirabelli – è l'unico che in sede civile potrà agire per affermare che il genitore è lui'. Ma stabilire la prevalenza tra i due interessi, uno della genitorialità genetica e l'altro della genitorialità di gestazione, che in questo caso si trovano contrapposti, è un compito che spetta al legislatore''. '
'Il pasticcio sta innanzitutto nel fatto che non si può considerare il nascituro come oggetto di rivendicazione. Un nuovo intervento normativo, che preveda un ripensamento complessivo e uno statuto dell'embrione e del nascituro, sarebbe auspicabile'', dice l'ex presidente della consulta.
"Tuttavia – conclude Mirabelli – ritengo che non si debba intervenire sull'onda dell'emozione o sulla base di singoli casi: si rischia un andamento pendolare che porta a una disciplina in un senso o nel suo esatto contrario. Sarebbe bene mettere sul tappeto tutte le problematiche per garantire la migliore protezione del nascituro. L'embrione non va ritenuto come una cosa nella disponibilità di chi lo ha generato".
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