Scandurra: “Chiesa e omosessualità, binomio difficile ma dialogo possibile”

La proposta del giornalista cattolico Scandurra per una nuova via d’intesa tra Chiesa e omosessualità, per conciliare mondi troppo distanti

Chiesa e omosessualità

Basilica di San Pietro a Roma

Chiesa e omosessualità: un binomio difficile per il quale occorre riscrivere le basi di un dialogo costruttivo e sincero partendo dall’Amore senza giudizio”. Lo afferma il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra su un tema quanto mai più che attuale, anche alla luce dell’iter parlamentare di approvazione in corso della Legge Zan sull’omotransfobia.

Papa Francesco apre alle unioni civili

Nelle Sacre Scritture, dalla Genesi dell’Antico Testamento passando per i Vangeli e sino all’Apocalisse di San Giovanni Apostolo che chiude la saga biblica, la Parola di Dio è chiara e univoca nell’affermare come legittimo soltanto il principio monodirezionale dell’unione eterosessuale a fini procreativi. Escludendo a priori, dunque, il ricorso al corpo come fonte di piacere reciproco o personale maschile e femminile”, spiega il giornalista, intervenendo nel dibattito scatenato nei mesi scorsi anche dall’apertura di Papa Francesco alle unioni civili.

Del resto, anche San Paolo di Tarso, scrivendo ai Corinzi, ribadiva che il corpo è per l’uomo ‘Tempio dello Spirito Santo’, alla stregua di un tabernacolo vivente: e che il peccato di fornicazione, a differenza di tutti gli altri, è il più grave perché si attua proprio con e contro il corpo stesso, di fatto, profanandolo”.

Il catechismo della Chiesa cattolica

Questo per dire, riflette Scandurra, “che per i cristiani, come ben chiarito nel ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ dell’11 Ottobre 1992, la questione omosessuale è considerata un fatto riguardante una moltitudine di uomini e donne che la fede invita alla castità. E, se credenti, li esorta altresì a unirsi al sacrificio di Cristo sulla croce mediante l’accettazione della prova della propria condizione esistenziale”.

Ma il giornalista, in realtà, sposta l’accentosulla prevalente questione dell’amore: umanamente lecito per persone dello stesso sesso, così come lo è altrettanto l’accesso a pari diritti civili e legali, anche sul piano dei beni strumentali, patrimoniali e degli aspetti successori a essi correlati. Tutto però nel pieno rispetto della famiglia tradizionale cui anche dalla Legge Zan dev’essere indiscutibilmente riconosciuto in valore assoluto il diritto esclusivo, secondo le regole della natura e dell’antropologia, non solo di generare figli, ma anche di crescerli, educarli preparandoli al meglio alla vita nel mondo”.

Perché “il tema morale – approfondisce – risiede, probabilmente, proprio qui: nell’appello corale che rivolgiamo indistintamente a tutti. Specialmente a chi nutre attrazione e affetto per le persone del medesimo sesso, nel provare il più possibile a fare l’amore con amore. Nella ricerca di una intimità nuova che passi prima di tutto attraverso la crasi perfetta di anima, cuore e mente. Di una condivisa, univoca visione dell’eros finalizzata a una rilettura positiva del valore del corpo.

L’amore sboccia tra persone, non tra sessi

Non più strumento materialistico-edonista come nei secoli l’hanno dipinto Epicuro o D’Annunzio, bensì incarnazione perfetta del principio cattolico dell’“Un corpo solo e un’anima sola”, proprio come si fa anche la Chiesa con Cristo Gesù attraverso il mistero dogmatico e profondo della Comunione Eucaristica”.

E sull’invito pontificio a rivolgere attenzione pastorale alle coppie omosex, Scandurra osserva “che, se da un lato, una prospettiva plausibile e percorribile la offre lo scrittore statunitense Davide Leavitt quando afferma che ‘L’amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché porsi dei limiti?, dobbiamo aggiungere, come alle volte, pur in un impeto di comprensibile filantropia, Sua Santità Francesco ricorra a una comunicazione immediata che presupporrebbe magari una cautela e un approfondimento maggiori”.

Tutto questo, si augura il saggista cattolico, “per evitare, specie nell’epoca del populismo dilagante, pericolosi fraintendimenti strumentali, come nel caso del discusso documentario da cui ha preso le mosse la querelle sulla presunta legittimazione canonica da parte della Chiesa Cattolica dei matrimoni gay. Ponendo quantomeno un punto fermo nell’attribuire e riconoscere l’ineludibilità del diritto di procreazione e allevamento della prole soltanto alla famiglia naturale, tradizionale, umana e cristiana insieme. Che, nel caso di specie, indistintamente coincidono”.

Perché, “se si parte dall’assunto teorizzato da Jean Jacques Rousseau per cui ‘C’è sempre un libro aperto per tutti gli occhi: la natura’, se è lei il discrimen, il metro di misura – conclude Scandurra – allora è pacifico constatare che l’omosessualità, presente altresì in ampie specie vegetali e animali, è un fatto implicito nella genetica del comportamento umano e non solo, e come tale va accettato, accolto, compreso e considerato. Idem, in questa prospettiva, non può però esserlo altrettanto una potenziale bigenitorialità a cui sempre per natura è invece di fatto negato trasferire la vita e generare una progenie”.

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