Il giornalista e saggista cattolico Maurizio Scandurra riflette su quelle che ritiene “strane coincidenze con cui certa magistratura allineata alla sinistra di potere cerca di screditare due professionisti indiscussi del panorama nazionale”.
“In Italia essere intelligenti è un reato. Per lo meno, lo è diventato in misura ben più grave da quando al Governo ci sono i Cinquestelle: che, per definizione, sono quanto di più lontano dal buonsenso esiste.
Sarò lapidario. E, per restare in metafora, vedrei bene nella parte evangelica che fu di Maddalena, la puttana per eccellenza della storia dell’umanità, sia Beppe Grillo che tutti i suoi infelici accoliti altrettanto scappati di casa. Ai quali non resta altro, viste le ultime avvisaglie, che tentare di dar via il culo laddove sia matematicamente impossibile salvarselo.
Veniamo subito al dunque. Matteo Renzi, in qualità di uomo e libero professionista, fornisce consulenza per la realizzazione di un bellissimo documentario televisivo dal titolo ‘Firenze secondo me’, trasmesso su ‘Discovery Channel’ nel 2019.
Alla produzione dello stesso il padre nobile di tutti gli agenti televisivi, il Signor Lucio Presta. Presta è davvero uno dei pochi autorevoli signori rimasti in questo ambiente nonché manager valentissimo. Con la sua rispettabile e stimata società ‘Arcobaleno Tre Srl’. Fin qui, tutto bene. Tutto chiaro. Tutto semplice.
C’è un però, però. Matteo Renzi non fa neanche in tempo a lanciare due bombe, l’ipotesi referendaria per cancellare quella vergogna di Stato che si chiama reddito di cittadinanza o fancazzismo pubblicamente retribuito (come invece preferisco definirlo io a mio modo), e a ragionare in misura intelligente con il buon Matteo Salvini sugli estremi di follia (non solo incostituzionale) di quell’altro abominio legislativo che porta il nome di DDL Zan, che subito parte l’inchiesta.
L’ennesima, sicuramente strumentalizzata, a suo carico, che sono certo si risolverà con un bel nulla di fatto per i giudici e i loro invidiosi, cortigiani lacchè.
Si parla di un avviso di garanzia. Preceduto – altro aspetto inaccettabile – dalla telefonata del collega giornalista Emiliano Fittipaldi de ‘L’Espresso’, che gli preannuncia quanto stava per accadere. Come lo stesso leader di Italia Viva ha dichiarato in un video postato su Facebook a chiarimento della vicenda.
Considero Matteo Renzi, l’ho detto e scritto più volte, il vero erede di Francesco Cossiga: un tempo si chiamavano ‘picconatori’, oggi invece ‘rottamatori’. Tanto il risultato è il medesimo: fuoriclasse assoluti della politica che in fatto di equilibri e rivoluzione dei medesimi hanno sempre da insegnare a tutti. In grado di imporsi con stile anche quando sono in minoranza.
Matteo Renzi che esce dal PD, e il Partito Democratico perde di senso e significato, di numeri, autorevolezza e prospettive.
Matteo Renzi che stacca la spina a Giuseppi Conte, ringraziando il Cielo.
Che fa franare – Dio lo benedica e protegga! – i M5S, la carta igienica zero veli da discount della politica italiana 3.0.
Che ora, da liberale cattolico di destra prestato (ahinoi, ma tutto può cambiare) a quel che resta della sinistra, vuol fare piazza pulita di quei provvedimenti insulsi e offensivi della dignità di una nazione che lavora e paga le tasse.
Quali, per l’appunto, il furto di cittadinanza: soldi tolti al rilancio dell’occupazione in nome del rilancio e sdoganamento definitivo del fatto che chi produce e onora il Fisco in questo Paese è e resta soltanto un povero coglione, mentre gli altri sono pagati per divertirsi e lavorare in nero, specie al Sud.
Matteo Renzi, quell’uomo acuto e intelligentissimo che, pur non avendo i numeri, possiede invece il bene più prezioso: il cervello, la testa. Non solo, anche la strategia, la visione competente e lungimirante di chi conosce le regole del gioco e sa all’uomo come ribaltarle rinegoziandole a proprio vantaggio anche e soprattutto per il bene degli italiani nei passaggi nodali e topici della loro storia contemporanea.
Ignoro le carte dell’inchiesta che subito la feccia mediatica asservita a certo regime populista ha provveduto a sventagliare qui e là per il web e per le edicole, in nome di un titolo strillato per qualche miserando click in più.
Ma di una cosa sono sicurissimo: che il nostro è uno Stato cui la qualità e le capacità dei singoli danno fastidio. Specie a certa magistratura collusa con i governi-fantoccio imposti un po’ qui e là dai ‘signori’ del Nuovo Ordine Mondiale, i quali hanno bisogno di imbecilli patentati formato marionetta al potere, in cambio di qualche soldino, per affermare la scelleratezza di un pensiero unico che presto il buon Dio provvederà a cancellare, con quelle tipica imprevedibilità che solo Lui solo conosce e sa come attuare agli occhi di attende con fede assoluta imminenti tempi migliori.
Mi domando come si possa solo pensare, come si possano sprecare tempo ed energie anche lontanamente per supporre che la produzione di un documentario di gran qualità realizzato con la competenza di un professionista che poi è anche un politico siano quanto le indagini vorrebbero far credere o dimostrare: ovvero, una potenziale forma di finanziamento illecito.
Roba da matti. Davvero bisogna essere tatticamente disperati, e altresì sull’orlo di una crisi di nervi se per cercare di colpire Matteo Renzi bisogna scomodare persino l’autorevole e ottimo Lucio Presta. Perlomeno i bambini, quando si fanno dispetti e scaramucce, hanno più gusto. Più classe.
Cari magistrati, ma con tutta la gente comune che attende da anni, anche decenni, uno straccio di giustizia per questioni decisamente più gravi, urgenti, capitali e impellenti, secondo voi sono questi i problemi primari dell’Italia, anche fossero?
O forse, per non dire certamente, nell’epoca dei talent-show pure i giudici sono stati del tutto contagiati dalla sindrome della ribalta, sindrome vera rispetto alla farsa del Covid-19?
Di Matteo Renzi e Lucio Presta ce n’è uno per tipo: tutto il resto è fuffa. Mi chiedo come sia possibile solo ipotizzare che persone del loro calibro, che avrebbero tutto da perdere dato il successo meritato costruito con fatica, lavoro e sacrificio da entrambi nei rispettivi ambiti, potrebbero commettere uno scivolone del genere. Non ne hanno affatto bisogno, è palese.
I quesiti da porsi, invece sono altri: nessuno si è ancora accorto che siamo immersi in uno Stato di polizia penitenziaria tout court? Che per chiunque di non allineato al mainstream, al momento ‘opportuno’, c’è sempre in forno una bella inchiesta già pronta da riscaldare solo più al microonde?
In Italia la qualità, il successo, sono disvalori. Anche per i tribunali. Pronti sempre e solo colpire i migliori, nella maggior parte dei casi, rimediando solo col tempo buchi nell’acqua e altrettante figuracce. Perché questo è il solo modo di dare ancora una parvenza di senso a un mestiere, come quello del giudice. Mestiere che, per quello che personalmente mi riguarda, date simili premesse in atto, spetta in fondo soltanto a Dio”.
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