Gli operai della Tecnopali di Anagni sono in sciopero ad oltranza da lunedì 24 novembre. Gli operai contestano l’assenza di pagamento delle ultime due mensilità; a terrorizzare i lavoratori della fabbrica anagnina è l’incertezza sul futuro.
Maurizio Grazioli, Presidente e fondatore della Tecnopali sembra essere latitante, non risponde alle richieste del sindacato ne tantomeno chiarisce la situazione agli operai. Non sembra essere lo stesso Maurizio Grazioli che solo qualche anno prima, il 13 Gennaio 2010, in un intervista per Panorama Economy definisce l’azienda:“La grande famiglia Tecnopali” e dichiara: “La strategia va supportata con il dialogo. L’imprenditore ha la visione e la trasmette ma lo sviluppo va fatto tutti insieme”. Lo stesso Maurizio Grazioli che oggi nega risposte proprio agli operai della sua azienda.
Gli operai non percepiscono lo stipendio di ottobre e temono l’assenza della mensilità successiva, attendono notizie dall’azienda che sembra essersi dissolta. Questo stato di assenza provoca incertezza e ansia nel futuro degli operai che già da due anni vivono in una condizione di instabilità, con lunghi periodi di cassa integrazione e drastica riduzione del personale.
L’azienda Tecnopali che nel 2009 fattura 190 milioni di euro, con una produzione di un milione di pali l’anno e oltre mille dipendenti, è la prima nel mercato nazionale ed europeo, oggi non riesce a pagare due mesi di stipendio a 240 famiglie “come è possibile?” chiedono con forza ad Anagni.
La protesta di Anagni è una delle tante voci di un coro che richiede “rispetto per il lavoro”. I lavoratori di tutta Italia in questi giorni scendono in piazza per cercare di comunicare che negli anni, con il loro apporto lavorativo, hanno contribuito allo sviluppo e alla costruzione di un paese. Oggi troppo spesso gli viene sbattuta una porta in faccia senza la dignità di una spiegazione. Le decisioni di pochi compromettono il futuro di tutti.
Lo stesso disagio viene accusato dallo stabilimento Tecnopali di Parma. Gli operai parmigiani in accordo con la sede di Anagni, dal 24 novembre scioperano ad oltranza e occupano la fabbrica.
L’accusa che viene mossa alla dirigenza è l’assenza di un riferimento aziendale con il quale concordare le azioni da muovere per affrontare un momento di difficoltà.
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