Cronaca

Scoperti 14 ristoranti della Camorra nei luoghi più prestigiosi del Centro di Roma

Sono 14 i ristoranti al Centro di Roma controllati dalla Camorra e posti sotto sequestro dalla Dda nell’operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo che ha portato all’arresto di 13 persone. Gli arrestati sono indagati a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo del credito.

Tra i destinatari dell’ordinanza anche Angelo e Luigi Moccia, capi dell’omonimo clan camorristico originario di Afragola (NA), storica organizzazione già protagonista di accese faide tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90.

Lo chiarisce bene un’intercettazione telefonica in cui uno degli indagati parla, con un interlocutore. Ecco il testo: “I ristoranti sono di Angelo Moccia! Tu lo sai chi è? Angelo c’ha un esercito a disposizione? Quelli c’hanno veramente un esercito”. Hanno un’organizzazione, spaventosa! Non ti dico quanto! Capisci a me, nonostante li conosco da anni. Stanno nei Tribunali! I ristoranti di Roma sono tutti loro! Tutti! Non riconducibili!”. 

Il blasone criminale dei Moccia

E ancora: “ll problema è che Vittorio non ha capito con chi c’ha a che fa!...Pensa di giocà, ma questi, questi ti ammazzano! E poi, soprattutto, per alcune cose c’è dietro Angelo Moccia… Angelo Moccia non so se tu hai mai visto chi è su internet…”.

I 14 ristoranti nel Centro di Roma

I ristoranti sequestrati si trovano nelle zone di Fontana di Trevi, Pantheon, Trastevere, piazza Navona, Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione, via Veneto. E ancora: in via di Tor Millina e in via del Banco di Santo Spirito. Un totale di 14 ristoranti dislocati nei luoghi più prestigiosi del Centro di Roma.

Coldiretti: “5000 ristoranti in mano alla Camorra”

“La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali tra ristoranti, pizzerie e bar con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della criminalità che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone”, commenta la Coldiretti.

Le infiltrazioni della camorra sono particolarmente preoccupanti in questo momento in cui la ristorazione per l’emergenza Coronavirus rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa degli italiani”.

La criminalità organizzata – precisa la Coldiretti – approfittando delle difficoltà penetra in modo massiccio e capillare nell’economia legale ricattando con l’usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero.

Nella filiera agroalimentare pesa la crisi di liquidità generata dall’emergenza coronavirus in molte strutture economiche che sono divenute più vulnerabili ai ricatti e all’usura, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie“.

In questo modo, “la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta.

Non solo, la malavita compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti. L’effetto indiretto è quello di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.

Il Clan Moccia di Afragola sul territorio romano

Il clan Moccia di Afragola (NA) è una storica organizzazione camorristica, protagonista di accese faide tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Tuttora è operante nei comuni della provincia partenopea di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano, Cardito, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore nonché, negli ultimi anni, anche sul territorio romano.

Fulcro di tale associazione era Gennaro Moccia, assassinato il 31.05.1976 in un agguato dovuto ai contrasti tra la sua egemonia e il contrapposto clan Giuliano che, all’epoca, controllava il territorio di Afragola.

In seguito la famiglia fu retta dall’odierno indagato Angelo Moccia che, al termine della prima e della seconda guerra di camorra, dopo gravi vicende di sangue, fu destinatario di una condanna all’ergastolo per i procedimenti penali che ne scaturirono.

A seguito di tale condanna, Angelo decise di costituirsi nel 1992, presso la Casa Circondariale de L’Aquila, affermando di essere intenzionato a troncare il proprio passato criminale ed intraprendere la strada della cosiddetta “dissociazione”.

Nel 2010 i Moccia si trasferirono a Roma

In tale occasione lo stesso aveva dichiarato che non avrebbe accusato nessuno, ma soltanto riconosciuto le proprie responsabilità. A partire dal 2010, i nuclei familiari di Angelo Moccia e del fratello Luigi si trasferirono a Roma.

Dal 2016, a seguito della sua scarcerazione, Angelo Moccia si riunì ai propri familiari a Roma, domiciliando in zona Parioli.

Le attività investigative dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, avviate nel 2017, poco tempo dopo la scarcerazione di Angelo Moccia, hanno documentato l’operatività di costui e del fratello Luigi nella commissione dei reati oggetto di misura cautelare, confermandone l‘invariata condotta criminale.

In particolare, da un canto è emerso come la forza intimidatrice profusa dal clan Moccia sia riuscita a far breccia nel tessuto imprenditoriale e commerciale della Capitale.

Usando l’intimidazione l’organizzazione camorristica è riuscita ad assoggettare onesti imprenditori. Dall’altro canto è stato rilevato come diversi insospettabili professionisti siano entrati in “affari” con il sodalizio criminale.

Prestavano soldi anche al figlio di un popolare cantante napoletano.

(Com/Ago/ Dire) 

Redazione

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