Scuola, torna il Voto di Condotta e il giudizio: Ottimo, Buono, Sufficiente e Insufficiente

Giudizi come “ottimo”, “buono”, “sufficiente” e “insufficiente” sono, per Valditara, uno strumento più chiaro e diretto per le famiglie

Scuola_Studenti_pexels-max-fischer

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La recente approvazione definitiva della riforma della condotta e della valutazione alla scuola Primaria segna un momento storico per il sistema scolastico italiano. Con 154 voti favorevoli, 97 contrari e 7 astenuti, la Camera dei deputati ha dato il via libera a un disegno di legge che introduce modifiche profonde alla valutazione degli studenti, con implicazioni che vanno ben oltre il contesto strettamente scolastico. È una riforma che, come sottolineato dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, mira a riportare in primo piano il concetto di responsabilità individuale, il rispetto reciproco e l’autorevolezza della figura docente.

Il ritorno del Voto di Condotta: una scelta di responsabilità

Una delle modifiche più rilevanti apportate dalla riforma riguarda il ritorno del voto di condotta come elemento determinante nella valutazione complessiva dello studente e per l’ammissione agli esami di Stato. In questo senso, il comportamento scolastico non sarà più considerato un aspetto marginale, ma influirà direttamente sul percorso scolastico degli alunni. Questa scelta politica e pedagogica segna una rottura netta con le tendenze degli ultimi decenni, dove la centralità era posta quasi esclusivamente sulla prestazione didattica. Valditara sottolinea che la riforma vuole “sostenere il lavoro quotidiano dei docenti e di tutto il personale scolastico” nell’instillare nei giovani non solo la consapevolezza dei propri diritti, ma anche quella dei propri doveri all’interno della comunità scolastica.

Il voto di condotta, in questo senso, non è una misura puramente punitiva, ma educativa. Mira a formare cittadini consapevoli e rispettosi, ponendo l’accento sul valore della convivenza civile e sull’importanza del rispetto verso gli altri. Si tratta di una prospettiva che guarda alla scuola come luogo non solo di apprendimento accademico, ma di formazione completa della persona, capace di rispettare regole comuni e di vivere in armonia con gli altri.

Un cambiamento di prospettiva: più Scuola, non meno Scuola

Un altro elemento chiave della riforma è la revisione dell’istituto della sospensione. Tradizionalmente visto come una punizione per le violazioni del regolamento scolastico, ora il concetto viene profondamente rielaborato. La sospensione non sarà più una semplice esclusione dall’ambiente scolastico: al contrario, prevede che lo studente si impegni in attività scolastiche e, nei casi più gravi, in attività di cittadinanza solidale. Questa innovazione pedagogica riflette l’intento di fornire allo studente non solo una punizione, ma un’opportunità di crescita personale e di riflessione sui propri comportamenti, attraverso un maggiore coinvolgimento attivo nella comunità scolastica e sociale.

Il ministro Valditara ha espresso chiaramente l’obiettivo di questa riforma: “più scuola, non meno scuola” per chi sbaglia. L’idea di fondo è che la sospensione passiva sia un’occasione persa per lo studente, mentre la partecipazione ad attività formative, inclusi progetti di volontariato o di supporto alla comunità, possa aiutare i giovani a comprendere il valore del rispetto e della convivenza civile. Si tratta di una visione che vuole ribaltare la logica punitiva tradizionale, sostituendola con un approccio rieducativo e inclusivo.

I giudizi sintetici nella Scuola Primaria

Un altro aspetto significativo della riforma è il ritorno ai giudizi sintetici nella scuola primaria, sostituendo il sistema attuale basato sui livelli di apprendimento. Giudizi come “ottimo”, “buono”, “sufficiente” e “insufficiente” rappresentano, secondo Valditara, uno strumento più chiaro e diretto per le famiglie, permettendo una comunicazione più efficace tra scuola e casa. Questo cambiamento non solo semplifica il processo di valutazione, ma mira anche a rendere più trasparente e comprensibile il rendimento scolastico dei bambini, creando una maggiore sintonia tra genitori e insegnanti.

Questo ritorno alla semplicità dei giudizi numerici vuole anche riflettere una scuola più accessibile e orientata all’efficacia comunicativa, dove gli insegnanti possano trasmettere con chiarezza e precisione i progressi o le difficoltà degli alunni, facilitando il dialogo educativo e il coinvolgimento delle famiglie nel percorso formativo.

La Scuola come pilastro della società

Dietro questa riforma emerge una visione più ampia della scuola come fondamento di una società civile e responsabile. L’enfasi sul voto di condotta e sulle attività di cittadinanza solidale rappresenta un chiaro messaggio che la scuola italiana vuole mandare alle nuove generazioni: la formazione del cittadino non si esaurisce nei banchi di scuola, ma si estende all’intero tessuto sociale. Educare al rispetto, alla responsabilità e alla partecipazione attiva è il compito della scuola, ma anche della società nel suo insieme.

Come ribadito dal ministro Valditara, la scuola deve rimanere “il perno di un’educazione attraverso la quale si può costruire una società migliore”. È una dichiarazione di intenti che conferma il ruolo centrale dell’istituzione scolastica non solo come luogo di apprendimento, ma come incubatrice di cittadini consapevoli e attivi.