Salvini con la vicenda della Sea Watch, in corso in queste ore, ha scommesso gran parte della sua immagine, da lui creata in tutti questi mesi, ma ha perso la scommessa perdendo anche una reputazione di ministro di ferro tanto faticosamente costruita. La violazione delle acque territoriali, perchè di questo si tratta, da parte del capitano della Sea Watch, nonostante i divieti imposti dalle autorità italiane ha messo in moto un meccanismo, che forse Salvini non si aspettava, ponendo in essere una situazione che sta sfuggendo completamente di mano al ministro dell'interno permettendo di trasformare in una eroina il captano di una nave che non sta facendo altro che violare leggi, norme e ordini, con una mobilitazione di quella sinistra radical chic che non aspettava altro se non individuare il nuovo eroe pro migranti. Il meccanismo lo conosciamo bene, è lo stesso di quello, creato ad hoc, con l'ex sindaco calabrese Mimmo Lucano il quale, pur sotto processo, è stato osannato e considerato quasi una vittima sacrificale da parte di quella sinistra che in queste ore si sta preparando ad accogliere la Sea Watch in pompa magna.
Purtroppo questa vicenda mette a nudo due elementi importanti e fondamentali, il primo è quello di una imbarcazione che, a quanto pare, non può essere fermata dalle forze dell'ordine che ne hanno intimato lo stop né dalle forze armate, la marina militare nel caso di specie, che dovrebbero difendere i confini evitando che navigli ai quali è stato precluso l'avvicinamento al territorio nazionale oltrepassino ugualmente i confini senza alcun problema, in tutta tranquillità e senza timore alcuno; inevitabile pensare che chiunque, a questo punto, può avvicinarsi alle coste italiane adottando qualsiasi decisione che in quel momento ritenga opportuna senza che alcun intervento da parte di chi è preposto alla tutela proprio di quelle coste e di quelle acque territoriali.
Il secondo punto è quello che riguarda il capitano della Sea Watch chiaramente strumentalizzato, come il suo atteggiamento ha indubbiamente mostrato in questi giorni; è inaudito, infatti, che la stessa abbia tenuto una imbarcazione in stand by per tredici giorni quando nel medesimo tempo avrebbe potuto sbarcare i profughi i numerosi altri porti europei, dalla Francia alla Spagna che sono a un tiro di schioppo fino alla stessa Germania. Non ci sono dubbi che la destinazione dello sbarco, costi quel che costi, doveva e deve essere solo l'Italia a nulla valendo motivazioni che sono da considerarsi esclusivamente pretestuose e strumentali sul bene superiore dei migranti, come strumentalizzati sono gli stessi migranti rispetto ad una battaglia politica tra l'attuale governo e la sinistra italiana. Una sorta di strisciante guerra civile tra istituzioni e poteri dello stato, una lotta all'interno del potere politico che porta a minare la stabilità delle istituzioni e della struttura portante dello stesso Paese.
E' una storia che va avanti da sempre e un caso analogo avvenne nel marzo 1997 con il governo Prodi e ministro dell'interno Napolitano, quando una nave della marina militare speronò un'imbarcazione proveniente dall'Albania; profughi anche all'epoca, esodo da un Paese all'altro, problema di limitarene l'entità ma con una differenza: all'epoca la sinistra non era a favore dell'immigrazione incontrollata.
Intanto questa prova che Salvini non ha superato potrebbe indebolirne la sua immagine, che è l'immagine di uno dei più importanti ministri della Repubblica e non dell'uomo Salvini; certamente non è la prova che sostenne Craxi a Sigonella, tuttavia è una vicenda che lascia riflettere attentamente; che la sua stella stia iniziando a tramontare? Di quello a noi non importa ma interessa sapere che un ministro non sia una figura simbolica senza alcun riflesso di natura pratica e concreta visto che ancora esiste una Italia, una nazione, un Paese che ancora conserva una sua sovranità nazionale almeno fin quando coloro che ne vogliono sopprimere totalmente l'asistenza non riescano a farlo attraverso quegli strumenti che la democrazia mette loro a disposizione.
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