Serena Mollicone, hackerata la pagina social: appello della famiglia
La pagina, inizialmente voluta dal padre Guglielmo Mollicone, scomparso nel 2020, era uno strumento per mantenere vivo il ricordo di Serena
La pagina ufficiale dedicata a Serena Mollicone, la giovane uccisa nel 2001 ad Arce, è stata hackerata e messa fuori uso. A darne notizia è Gaia Fraioli, cugina di Serena e figura centrale nella battaglia per la verità. Con un post sui social, Gaia ha espresso il proprio rammarico e ha chiesto l’aiuto della rete:
«È stata hackerata la pagina ufficiale di Serena Mollicone. Era una pagina fortemente voluta da zio Guglielmo per ricordare Serena nel migliore dei modi: con il sorriso. Da qualche anno era gestita da me, ma purtroppo questa notte è stata violata. Prego a tutti voi di segnalare la pagina e di farla chiudere, così da poterne creare una nuova, in memoria di Serena».
La pagina, inizialmente voluta dal padre Guglielmo Mollicone, scomparso nel 2020, era uno strumento per mantenere vivo il ricordo di Serena e sostenere la lotta per la giustizia.
La famiglia non sporgerà denuncia
Nonostante l’accaduto, Gaia Fraioli ha spiegato che la famiglia non intende procedere legalmente: «Non faremo denuncia perché riteniamo e ci auguriamo che sia solo uno dei tanti attacchi che vengono fatti a livello massivo sulla rete».
L’episodio ha comunque suscitato indignazione sui social, dove numerosi utenti hanno espresso vicinanza e solidarietà alla famiglia Mollicone.
L’hackeraggio riporta l’attenzione su un caso giudiziario che continua a far discutere. Nel 2022, cinque imputati – Franco, Marco e Anna Maria Mottola, l’ex luogotenente Vincenzo Quatrale e il carabiniere Francesco Suprano – sono stati assolti sia in primo che in secondo grado. Tuttavia, la Procura generale ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le motivazioni delle assoluzioni siano insufficienti. La sentenza della Suprema Corte è attesa nel 2025.
Nuovi dettagli sulla vicenda
Intanto, emergono nuovi dettagli legati alla vicenda. Carmine Belli, primo imputato assolto definitivamente nel 2006, ha affermato che un talloncino segna-appuntamenti trovato nella sua disponibilità, considerato all’epoca un elemento decisivo contro di lui, sarebbe stato rinvenuto in una Porsche vendutagli dal dentista A. D. M. Quest’ultimo, però, ha smentito: «Non ho mai posseduto una Porsche e non ho mai conosciuto Belli. In quel periodo avevo una Libra».
Maria Tuzi, figlia del brigadiere morto suicida nel 2008, ha lanciato un appello a Belli: «Il carrozziere non c’entra nulla con la morte di Serena, ma lo invito vivamente a dire qualche particolare in più».