La sentenza di assoluzione per i cinque indagati per l’omicidio di Serena Mollicone non è il punto finale del mistero di Arce. Dopo più di venti anni dal ritrovamento del corpo di Serena, la sentenza della Corte d’Assise di Cassino lasciava la morte della ragazza senza colpevoli.
Il 3 giugno 2001 viene ritrovato il corpo della 18enne Serena Mollicone ad Arce (Frosinone). A trovarlo un volontario che da 48 ore stava cercando la ragazza di cui si erano perse le tracce. Serena è stata lasciata tra i rifiuti, in mezzo a televisori abbandonati, mani e piedi legati con fil di ferro e una busta della spesa sulla testa. Chi l’ha uccisa? Dove? E chi ha portato il corpo in quella stradina di campagna dove si è creata una piccola discarica abusiva? Domande che ancora oggi non trovano risposta.
La sentenza di assoluzione arriva a Luglio 2022 e scagiona i cinque imputati dalle accuse di omicidio. Solo lo scorso febbraio le motivazioni sono state rese note.
Gli “esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata. Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio“, si legge nel testo dei giudici.
Alla luce della sentenza di assoluzione la sorella maggiore di Serena Mollicone annunciava pubblicamente la volontà di non fermarsi e fare appello alla sentenza: “Andremo avanti e faremo appello, lo faremo per mia sorella, ma anche per mio padre che si è battuto fino all’ultimo momento della sua vita nel chiedere giustizia e verità”.
Così lunedì prossimo, si aprirà un nuovo capitolo nella ricerca della verità per il caso di Serena, quando Consuelo Mollicone depositerà la richiesta d’appello.
“Abbiamo atteso oltre vent’anni e attendiamo ancora di conoscere la verità sulla morte di Serena”, ha detto Consuelo Mollicone. “La nostra speranza è che, nel processo d’appello, le cose vadano diversamente. Mio padre non c’è più – ha aggiunto – ma insieme a mio zio e a mia zia siamo più determinati che mai. Il dolore e la ricerca della verità non si cancellano con il passare del tempo. In queste settimane siamo rimasti in silenzio, abbiamo lasciato lavorare i nostri legali e la procura, ma ora vogliamo chiarezza”, ha concluso la sorella della vittima.
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