Le premesse per qualche sbavatura c'erano tutte: grande caldo e afa asfissiante, il coro delle cicale sugli alberi, il compattatore dell'AMA che passa dietro al palco….
E invece, Sergio Caputo, disincantato e allegro come sempre, prende in mano la situazione tra gag e riflessioni paradossali ad alta voce: le cicale diventano delle amiche con cui dialogare, il camion della Nettezza Urbana un improbabile giustiziere….il caldo, quello diventa improvvisamente sopportabile appena parte la musica.
E via con due ore godibilissime di sano e solido "pop and jazz" con le inevitabili puntate nel mondo latino americano che hanno fatto di Caputo un mito.
Dopo aver appena celebrato il trentennale del suo Sabato Italiano con un remake in chiave jazzistica e con un tour teatrale di grande successo, ancorché faticoso, come da lui stesso ammesso, Caputo si è esibito ieri sera nella rassegna "All'ombra del Colosseo" insieme al suo quintetto eseguendo anche alcuni brani del suo ultimo lavoro "Pop, jazz and love", uscito quest'anno con testi in inglese (tranne un brano).
Quest'ultima scelta è apparsa coraggiosa, visto che i brani di Caputo hanno sempre fatto leva sul suo linguaggio particolare e innovativo che ne ha, in fondo, decretato il successo. Ma per ammissione del cantautore i brani sono nati così in America (dove ha vissuto per 12 anni) in lingua inglese e così sono stati trasportati in sala d'incisione.
Per il resto, ovazioni a tutti i celeberrimi brani di Caputo, da "Un sabato italiano", "Italiani mambo", "Merci bocù", "L'astronave che arriva", "Il Garibaldi innamorato" a "Spicchio di luna".
Quest'ultimo brano è stato, poi, il pretesto per il gustoso e applaudito intervento a sorpresa sul palco di un grande amico ed estimatore di Caputo: Max Tortora. E allora, tra una battuta e l'altra e nel divertimento generale, ecco Tortora al piano (dove se la cava egregiamente) eseguire e cantare "Spicchio di luna", ora con la sua voce, ora con quella di Califano o di Concato.
Due parole sulla band che accompagna Caputo: Alessandro Marzi: batteria, Paolo Vianello: piano, Luca Pirozzi: basso e Massimiliano Zagonari: sax si sono dimostrati ottimi e preparati musicisti dotati dell'indispensabile dote dell'eclettismo per poter spaziare in maniera convincente e autorevole tra stili diversi quali il pop, il latino americano e il jazz.
Grande vigore e professionalità dimostrati anche per supportare in alcuni casi qualche litigio tra Caputo e i cavi delle sue chitarre elettriche.
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