Servirà la laurea per diventare giornalisti professionisti e pubblicisti
Questa la principale novità della riforma per l’accesso alla professione, presentata dall’Ordine dei giornalisti alla Camera dei Deputati
Un corso di laurea per diventare giornalisti. È il cuore della riforma per l’accesso alla professione approvata all’unanimità dal consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e presentata alla Camera. Tre anni di studi per diventare pubblicisti; una magistrale per diventare professionisti.
Una rivoluzione “nella modalità d’accesso alla professione di giornalista” per il presidente dell’Odg Carlo Bartoli. Un documento con il quale si individuano i punti principali per una proposta di revisione della legge 69 del 1963. È l’inizio di un percorso, in quanto spetterà al Parlamento assumere le decisioni di merito. Punto fondamentale è una laurea sia per diventare giornalisti professionisti che pubblicisti.
“Non richiedere un titolo di studio poteva avere senso nel dopoguerra, oggi non è più giustificabile”, spiega Bartoli. Si propone l’istituzione di una laurea magistrale in giornalismo per l’accesso alla professione, in alternativa sarà richiesta una laurea triennale come requisito per poter partecipare a corsi specialistici controllati e vigilati dall’Ordine. In un eventuale periodo transitorio potrebbero restare in vigore tutte le modalità di accesso attualmente operative.
“Al momento non c’è la laurea in giornalismo ma siamo già in contatto con diversi atenei”, aggiunge Bartoli. Nel caso dell’acquisizione di una laurea in altri indirizzi, che non siano il giornalismo, il successivo ciclo biennale di specializzazione dovrà essere imperniato su un tirocinio teorico-pratico della durata minima di 18 mesi nell’arco di 24, da svolgere nei diversi campi della professione e degli ambiti dell’informazione, attraverso strutture redazionali a disposizione delle università o con strutture esterne convenzionate.
L’obiettivo della proposta è qualificare “l’intera attività professionale in modo che sia sempre al passo coi tempi, per rendere un grande servizio ai cittadini, offrendo un contenuto solido e non rischiando di dare messaggi sbagliati all’opinione pubblica. Vi aspettiamo che elevando il criterio minimo di accesso alla professione, anche l’attività di tanti siti si elevi. Noi poniamo le condizioni perché le dinamiche siano virtuose”. (Red/ Dire)