Categorie: Cronaca

Servizio ambulanza: un vaso di Pandora e non solo a Roma

L’operazione effettuata dai Carabinieri del NAS di Roma sulle ambulanze e il loro utilizzo da parte di società e associazioni scopre un vaso di Pandora del quale si conosceva da tempo l’esistenza ma mai nessuno aveva portato alla ribalta il suo contenuto. Ambulanze che usano dispositivi di emergenza, lampeggianti e sirene, in modo improprio, personale a bordo delle stesse con una formazione superficiale o assente, automezzi vetusti e fatiscenti, atteggiamenti poco consoni a chi indossa una uniforme sebbene del servizio sanitario, costi dei servizi esosi e ultramodo esagerati, hanno portato sulla cronache giornalistiche, ancora una volta negativamente, Roma ma sono tutti aspetti diffusi pressochè ovunque in Italia, dalle alpi alle piramidi – da ultimo l'operazione della Polizia che a Capaccio (Sa) ha sequestrato numerose ambulanze in seguito ad indagini scattate a causa dell'utilizzo delle stesse per festeggiare in piazza la vittoria del sindaco – e nessuno può smentire questa circostanza se, di quando in quando, si legge di operazioni e verifiche effettuate generalmente dal NAS dei Carabinieri che portano a galla questo annoso e controverso problema. L’assessore alla sanità della Regione Lazio è prontamente intervenuto sulla vicenda, che ha portato al sequestro di alcune ambulanze, sostenendo che verranno condotte delle verifiche da parte di soggetti deputati al controllo inasprendo, così, controlli e sanzioni nei confronti di chi si rivelerà essere non a norma.

Bisogna, tuttavia, aprire una ampia parentesi sul fatto che alcuni controlli possono essere effettuati dalla regione mentre altri molto meno poichè è la stessa normativa ad essere carente e, ormai, vetusta; se da un lato la normativa sull’associazionismo (molti soggetti che effettuano servizio ambulanza sono infatti associazioni di volontariato o enti similari) negli ultimi anni è stata oggetto di riforma, principalmente da un punto di vista fiscale, dal lato tecnico è tuttora carente. Le indicazioni che riguardano le ambulanze sono, spesso, dettate dalle singole regioni con una chiara eterogeneità da regione a regione; principalmente tali indicazioni si richiamano al servizio di emergenza-urgenza 118 lasciando scoperto l’altro ambito di operatività che è quello dei trasporti e servizi resi a privati e, pertanto, a pagamento; se infatti il soggetto che svolge servizio di emergenza e soccorso è legato all’ente pubblico da una apposita convenzione o contratto che ne regola in modo preciso condizioni e modalità – ivi comprese caratteristiche, modalità, allestimenti ed età oltre che km delle ambulanze, unitamente al tipo di formazione degli equipaggi – dall’altro lato le prescrizioni rivolte a chi svolge servizio ambulanza privatamente, ossia non in convenzione con il sistema sanitario, sono meno precise in quanto più generiche.

Ciò apre un varco alla possibilità di effettuare servizi mediante ambulanze vecchie, con un numero di km esagerato e con personale sicuramente meno preparato, addestrato e pronto rispetto a chi fa emergenza; è un problema, quello del vuoto normativo, che apre la strada ad altre implicazioni quali, ad esempio, quella del preciso inquadramento, dal punto di vista fiscale e del diritto del lavoro, dei soggetti che compongono gli equipaggi, che non sono medici o infermieri bensì solo soccorritori ma che vengono considerati sanitari a tutti gli effetti sia ai fini della responsabilità civile verso terzi nell’esercizio delle loro attribuzioni e sia nei corsi di formazione, loro riservati, che non dovrebbero essere quelli riservati ai laici (ad esempio Polizia, bagnini, Vigili del Fuoco, ecc.) bensì quelli riservati a operatori sanitari (ad esempio medici ed infermieri); un vuoto normativo, pertanto, che offre il fianco sia in merito ad aspetti fiscali che giuslavoristici oltre che ad aspetti legati alla responsabilità, civile e penale, di chi opera.

Ritornando a quanto accaduto a Roma è innegabile che siano da censurare comportamenti come quelli rilevati dai Carabinieri e messi in atto da chi usa impropriamente mezzi di soccorso e relativi dispositivi di emergenza per poi fermarsi al bar e prendere un caffè; è però da valutare un particolare che potrebbe e dovrebbe portare anche ad una modifica del codice della strada ossia la circostanza che una ambulanza potrebbe richiedere, pur senza paziente a bordo o con un paziente che non è in stato di emergenza sanitaria (ad esempio un soggetto che deve essere sottoposto a trattamento di emodialisi), l’utilizzo dei dispositivi di emergenza per non restare imbottigliata nel traffico cittadino rischiando di mettere a repentaglio trattamenti sanitari importanti per il paziente.

Quello del servizio ambulanza, in emergenza o no, in convenzione con il servizio sanitario o no, è molto più complesso e eterogeneo nelle sue articolazioni pratiche e organizzative di quanto sia stato finora regolamentato; è un vaso di Pandora che periodicamente richiama alla realtà dei fatti e, una volta scoperchiato, attira l’attenzione su temi che non si esauriscono nelle violazioni di volta in volta contestate bensì porta a comprendere come sia urgente e improcastinabile una normativa nazionale che renda possibile una omologazione di tutte le regioni, che imponga dei paletti ben precisi facendo riferimento a requisiti analiticamente previsti per gli automezzi utilizzati nel servizio di emergenza-urgenza 118, per quelli utilizzati nei trasporti di pazienti privatamente, per il personale e la sua formazione, per la qualifica dello stesso a livello formale e giuridico.

Non da ultimo è necessario porre le basi per una definizione dei costi del trasporto privato che deve necessariamente tener conto del costo enorme di una ambulanza nuova, della sua usura, dei consumi di carburante elevati rispetto ad una normale autovettura, dei materiali di consumo per l’esecuzione di un servizio di istituto e per la normale manutenzione sia meccanica che igienico sanitaria  quotidiana, del costo del personale e di altre numerose voci che chi non vive l’ambiente sanitario non può nemmeno immaginare. Forse soltanto così sarà possibile avere automezzi nuovi ed efficienti, un servizio professionale e rispettoso di regole e leggi, personale con atteggiamenti integri, eliminando quei soggetti, siano essi società o associazioni di volontariato, che sulla salute della povera gente vogliono soltanto specularci.

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