Mosaico oltraggiato a Settecamini. L’ennesimo atto di puro vandalismo che Roma e il suo tesoro archeologico devono subire. Non si tratta di un pezzo trafugato o di una data o una firma graffiati sui muri. Si tratta di una bestemmia scritta con la vernice sul pavimento in mosaico risalente al IV secolo d.c. nel sito archeologico sulla Tiburtina, all’altezza di Settecamini.
Un sito importantissimo sul quale diverse università americane hanno effettuato studi in passato e per il quale hanno dimostrato grande interesse. Un sito all’interno del quale vi è il cippo miliare del 9 miglio e nelle cui vicinanze insiste una vasta area ancora da scavare, sotto la quale a parere della sovrintendenza che ne ha la gestione, vi sia tanto ancora da riportare alla luce.
Ma perché quella scritta? Perché intrufolarsi in un area delimitata e di inestimabile valore e scrivere questa bestemmia? Restiamo sicuramente turbati, offesi e pieni di rabbia davanti a questa immagine, ma se ci fermiamo a riflettere, restiamo perplessi proprio per l’incapacità di contestualizzare la motivazione di un atto del genere!
Puro teppismo? maleducazione? Disagio? Cosa può spingere una persona a ferire così sia il credo che la cultura? Offendere contemporaneamente queste due dimensioni significa avercela con tutti o quasi. Significa sicuramente più di un puro atto vandalico. Questa scritta assume le caratteristiche di un grido, di un modo disfunzionale ed estremo di farsi sentire o comunque notare. La bestemmia gratuita è dilagante nel mondo dei giovani tanto che bestemmiare diviene speculativo e non più riferibile al significato divino acquisendo più quello di simbolo, di puro sfogo linguistico che associa una generazione. Anch’esso ennesima svalutazione del significato di ogni cosa, ennesimo svilimento del valore delle cose.
È per questo che davanti ad uno sfregio del genere ci ritroviamo spaesati e profondamente feriti. Non riusciamo a decifrarne le spinte emozionali, come assolutamente non riusciamo a capirne il ragionamento sottostante a comportamenti del genere. Ecco il fulcro sul quale ci dobbiamo obbligatoriamente soffermare Questa scritta ci fa accorgere di quanto le distanze fra noi adulti e i nostri giovani si sono allungate. Quanto il sistema è disgregato e quanto il loro mondo stenta a riconoscersi nella cruda realtà!
In quella scritta c’è rabbia.
Tanta rabbia perché altro non può esserci. Come la giri la giri, atto di vandalismo o pura gogliardia, su quel pavimento c’è rabbia che non si riesce a contenere ne ad esprimere in altro modo! Una scritta che e un gesto per denigrare tutto e tutti fatta al puro scopo di farci arrabbiare di farci interrogare in qualche modo. Ora si chiederanno le videocamere di sorveglianza, si faranno le dovute indagini sul responsabile o i responsabili e come giusto che sia la condanna del gesto dovrà essere forte, ma se ci limiteremo a questo, presto ci troveremo a dover commentare l’ennesimo atto del genere!
Dobbiamo lavorare come comunità ad intercettare il malessere diffuso che ormai imperversa e sollecitare le istituzioni ad investire sul mondo dei giovani e sulle loro necessità, che iperprotetti da bambini si scoprono poi, in piena adolescenza scaraventati nella giungla della cruda realtà dei grandi. Dobbiamo lavorare anche su questo per ricucire lo strappo che quella bestemmia ci urla in faccia!
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