Il nuovo fenomeno del shrinkflation è al centro del dibattito pubblico. Si sono rivoltate le associazioni dei consumatori che hanno presentato un esposto all’Antitrust e a 104 procure in tutta Italia. Questa decisione è stata determinata dalla prassi avviata dai produttori, con l’intento di ridurre la quantità dei prodotti venduti ai consumatori, senza però ridurre il prezzo delle confezioni.
Lo shrinkflation è il termine utilizzato per indicare la pratica di riduzione della quantità del prodotto, ma il prezzo rimane lo stesso. Secondo i consumatori questa sarebbe una vera e propria truffa e una pratica commerciale scorretta.
Questa strategia è utilizzata dalle aziende per far quadrare i bilanci, soprattutto dopo i tempi di difficoltà economica dovuti anche alla pandemia, oltre che al mercato. “Un’inflazione occulta” che, seppur nel caso delle patatine consisterebbe nella riduzioni di 5 patite piuttosto che 10, ha fatto inalberare i consumatori.
In alcuni casi la riduzione del prodotto ha portato anche un cambiamento del packaging, in modo da rendere nel frattempo meno visibile la quantità ridotta e anche più appetibile il prodotto.
Tuttavia, questo fenomeno non riguarda soltanto l’Italia. Ma si è manifestato anche in altri paesi come gli Stati uniti d’America e il Regno Unito.
Il Codacons (Coordinamento delle associazione per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha presentando il suo esposto chiede l’apertura delle indagini sul caso. Secondo le associazioni questa iniziativa avviata dai produttori è un reato.
Questo fenomeno è stato osservato anche durante il periodo di Pasqua. Infatti anche l’Unione Nazionale Consumatori ha denunciato il peso delle colombe pasquali di ben un chilo in meno rispetto al 2021.
“In sostanza il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso (in alcuni casi aumenta seppur di poco). Mentre la confezione del prodotto – sia esso un flacone di detersivo, una bottiglia di vino o una scatola di fazzoletti, un pacco di biscotti ecc… – è leggermente più piccola. O contiene qualche unità di prodotto in meno. Un trucchetto che consente enormi guadagni alle aziende produttrici ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di ‘inflazione occulta“.
Una tesi confermata anche dalle indagini Istat. Infatti, i casi registrati sono almeno circa 8mila. “Tutto avviene sotto lo sguardo inconsapevole del consumatore, il quale nel momento in cui acquista ad esempio una busta di patatine fritte difficilmente si chiede che dimensioni aveva la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni fa. I consumatori, infatti, tendono ad essere sempre sensibili al prezzo. Ma potrebbero non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso di un prodotto“, sottolinea Codacons.
E’ importante sottolineare come fa Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che “ridurre il peso è una pratica legittima“. Tuttavia, questo è consentito a “patto che non si inganni il consumatore medio inducendolo in errore rispetto al prezzo“.
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