Simone Federici si conferma campione italiano: “La boxe per me è tutto”
Sabato 3 novembre 2017, Simone Federici, 24enne boxer di Corcolle (Roma est), si è confermato campione italiano dei massimi leggeri
Sabato 3 novembre 2017, Simone Federici, 24enne boxer di Corcolle (Roma est), si è confermato campione italiano dei pesi massimi leggeri, battendo Marco Scafi. Il match, svoltosi a Roma in un PalaSantoro gremito, si è dimostrato di livello tecnico molto alto; una vera occasione di crescita per il campione italiano, messo a dura prova dal più esperto avversario (37enne) e da un fastidioso dolore alla spalla destra. Una vittoria netta, comunque, con verdetto unanime (99-91; 99-92; 98-93), che Simone si è sudato dopo dieci riprese molto intense. Le prime tre sono state molto dure per lo sfidante, costretto a contenere con l’esperienza la potenza e la foga di Federici, per poi provare a metterlo in allarme. Ma il campione è stato bravo a tenere sempre alto il ritmo, a gestirsi e a dare una bella accelerata finale; strategia, questa, che gli ha fatto vincere tutte le riprese. Da applausi.
Simone Federici… In data 1 luglio, a Pomezia, sei diventato campione italiano di boxe dei massimi leggeri, battendo Francesco Cataldo. Raccontaci cosa hai provato, quando hai finalmente alzato le braccia al cielo in segno di vittoria.
“Nell'incontro con Francesco Cataldo il momento del verdetto è stato uno dei momenti più belli e attesi della mia vita. È stato un ciclone di emozioni e di ripresa della mia carriera”.
Per la tua, che è una famiglia di pugili, quello di luglio è stato un titolo atteso per 40 anni. Ovvero da quando zio Franco ha dovuto abbandonare la boxe per infortunio. Prova a descriverci la soddisfazione e la gioia dei tuoi famigliari…
“L'insieme di tutte queste emozioni è stato una sorta di filo conduttore tra me e mio zio, nonché mio allenatore. Per la nostra famiglia quel primo luglio è stato un giorno indimenticabile, tanto atteso e sentito. E per mio zio Franco il mio titolo italiano è stata una conquista personale”.
Pochi giorni fa, in data 3 novembre, hai difeso egregiamente il tuo titolo contro Scafi. Sei partito forte e in molti pensavano che di lì a breve lo avresti mandato al tappeto. Ma il tuo sfidante ha resistito, concedendoti “solo” (si fa per dire) una netta vittoria ai punti. Parlaci in breve del match.
“Nel match contro Scafi sono partito forte, ma nella preparazione di quest’incontro ho avuto dei problemi alla spalla destra e dalla terza ripresa in poi mi ha cominciato a fare male moltissimo; non permettendomi di esprimere la reale potenza del mio braccio destro e di tirare i colpi come volevo. Questo ha influito molto sul proseguimento dell’incontro, impedendomi di metterlo KO. Ho comunque vinto tutti e 10 i round”.
Hai solo 24 anni, ma come boxer puoi già vantare un curriculum di tutto rispetto. Raccontaci del tuo percorso…
“Ho iniziato all'età di 7 anni, a fare pugilato, trasportato dalla passione trasmessa da mio zio e da mio nonno. Ho partecipato ai Giochi della gioventù, scegliendo poi di intraprendere la strada dilettantistica. Nel 2009 ho vinto il mio primo campionato italiano, nel 2010 il secondo. Poi nel 2011 sono diventato campione del torneo “azzurrini” e ho partecipato a una serie di tornei con la nazionale. Due anni e mezzo fa sono passato al professionismo e… il primo luglio 2017, a Pomezia, Battendo Cataldo, sono diventato campione d'Italia ei massimi leggeri. E il resto è di questi giorni: il 3 novembre ho battuto Scafi, difendendo il mio titolo”.
I bar della tua famiglia sono una sorta di istituzione, a Corcolle. Ne so qualcosa visto che anche io, come te, sono nato e cresciuto da quelle parti. Ricordo tuo nonno Mario, a cui assomigli molto, che produceva caffè e battute senza sosta. Ricordo tuo padre e tuo zio un po’ più giovani… e ricordo quelle foto appese, di tuo zio Franco sul ring. Quanto c’è, di quelle foto, nella tua scelta di diventare un boxer?
“Sì, è vero, ci conosce tanta gente e non solo per il pugilato. Anche grazie a mio nonno che più di 30 anni fa aprì questo bar a Corcolle, portato poi avanti egregiamente da mio zio e da mio padre. Un bar che a Corcolle è un' istituzione, come dici tu. Me lo dicono in molti che fisicamente assomiglio a mio nonno e devo dire che mi ha lasciato anche delle belle passioni, non solo il suo aspetto. Le foto di cui parli, quelle di mio zio Franco sul ring appese al bar, sono state un’autentica guida per me. Anche se ero molto piccolo, ricordo che insieme a mio cugino Mario un giorno chiedemmo a zio Franco se ci portava in palestra e se c allenava… zio non vedeva l’ora. Ed è così che è continuata la storia nel pugilato della famiglia Federici”.
Cos’è per te la boxe?
“Per me la boxe è tutto, è la mia vita e mi ha guidato da quando ero piccolo. È un oggetto di sfogo, di divertimento, di emozioni e di tanto sacrificio. E nel tempo è diventata una passione infinita”.
Prossimi obiettivi? Cosa sogni per il futuro?
“I titoli italiani sono stati un trampolino di lancio: adesso spero di fare qualcosa di più importante e spero un giorno di arrivare a competere per un titolo europeo e per un mondiale”.