Sinistra, crisi grave ma le manifestazioni anacronistiche continuano
Zingaretti da un lato e Renzi dall’altro a contendere mentre Martina fa da paciere e richiama alla lotta contro la destra
"Gli italiani hanno cominciato a pagare a carissimo prezzo le scelte economiche del governo. C'è già più ingiustizia e meno equità. C'è la profonda contraddizione tra il finto sceriffo Di Maio che annuncia 6 anni di galera ai furbetti del reddito di cittadinanza e Salvini che propone il super condono agli evasori oltre 500 mila euro", questa l'espressione di Martina e il tema unico dell'attività denigratoria dell'attuale governo costituita da una politica non propositiva e alternativa a quella governativa bensì esclusivamente critica ma in modo esclusivamente sterile.
Il tema di questi giorni, tuttavia, è la successione al trono PD e l'ulteriore crisi che si è aperta all'interno del Partito Democratico e che, questa volta, vede protagonisti Renzi e Zingaretti il quale in una intervista ha fatto un mea culpa riconoscendo che "al netto delle elezioni europee tutte le elezioni hanno visto il Pd perdere voti", lasciando intendere che gran parte della responsabilità sia da attribuire alla credibilità di Renzi.
Le dichiarazioni di Zingaretti, dirette o indirette, hanno aperto le danze da parte dei fedelissimi di Renzi i quali a spada tratta si sono, immediatamente, schierati a difesa dello stesso puntando il dito contro il governatore del Lazio; insomma guerra aperta all'interno delle fila del PD come se non ci fossero già abbastanza guai nell'arginare l'inondazione del governo e dei relativi partiti che stanno, giorno dopo giorno, guadagnando sempre più consensi con la Lega al nord e il M5S al sud.
Alessia Morani, fedelissima di Renzi, non usa mezzi termini nel definire quanto sta accdendo in queste ore all'interno del partito: "il Pd va in piazza e chiede unità. Zingaretti va in TV e attacca Renzi. Questo è il congresso che ci aspetta? Basta fuoco amico!" così afferma mentre dall'altro lato, prontamente, Renzi rilancia sostenendo che "La situazione economica del Paese è molto seria. Dobbiamo ripartire. E farlo subito. Per questo alla Stazione Leopolda non seguiremo le polemiche quotidiane delle correnti del Pd: c'è una piazza che ha chiesto unità, non divisioni. Non parleremo del congresso, ma dell'Italia".
Intanto mentre Renzi snobba e sorvola, apparentemente, sul dito puntato contro di lui dal governatore del Lazio e sui discorsi di Zingaretti, il segretario Martina richiama tutti alle armi ricordando che "La sfida alle destre è troppo grande e troppo importante per dividerci" cercando di porre pace tra le fila PD ricompattando tutti contro il nemico rappresentato dall'attuale governo; intanto continuano per l'Italia manifestazioni a favore di quel sindaco o contro quella politica con quelle modalità, ormai anacronistiche, delle quali la sinistra non riesce a liberarsi restando, ad esse, ancorata in modo nostalgico.
Per usare le parole di Cacciari "La base sociale della sinistra è franata. Dovunque. C'è un mutamento antropologico alla base delle sconfitte delle sinistre in tutto il mondo”; la sinistra italiana si è accorta di tale mutamento? Lo scopriremo nel prossimo congresso, forse.