Sport

Sinner ha l’accento tedesco? Gustav Thoeni: “Jannik parla benissimo, meglio di tanti italiani”

Jannik Sinner è il numero 1 del tennis mondiale, un atleta straordinario che ha portato il tricolore italiano sulla vetta di uno degli sport più seguiti al mondo. Eppure, mentre tutta Italia dovrebbe esultare per i suoi successi, l’ultimo agli U.S. Open, c’è chi trova il tempo per polemizzare su un aspetto assolutamente marginale: il suo accento tedesco.

L’italianità di Jannik Sinner

Sinner, nato a San Candido in Alto Adige, parla perfettamente l’italiano, ma la sua cadenza germanica ha sollevato alcune critiche online riguardo la sua “italianità”. Per chi mastica davvero di sport e comprende il sacrificio, la dedizione e il talento necessari per emergere a livello mondiale, queste discussioni appaiono del tutto sterili. Un punto di vista condiviso da una leggenda dello sport italiano, un altro altoatesino che ha portato l’Italia in alto: Gustav Thoeni.

Parlando all’Adnkronos, Thoeni – campione olimpico nello sci e vincitore di quattro Coppe del Mondo – ha chiaramente espresso il suo pensiero riguardo le polemiche sulla nazionalità di Sinner. “Mi viene da ridere a sentire queste polemiche di qualche leone da tastiera. Jannik è italianissimo e non gli va dato peso,” ha dichiarato Thoeni con la sicurezza e l’esperienza di chi ha vissuto sulla propria pelle situazioni simili. Anche ai tempi del grande campione dello sci, infatti, c’era chi metteva in dubbio la sua italianità per via delle sue origini altoatesine e della sua lingua madre, il tedesco. Ma come ha spiegato lo stesso Thoeni, “Jannik parla benissimo l’italiano, forse meglio di tanti italiani.”

Essere italiani, cosa significa?

L’osservazione di Thoeni non è solo un commento sulla padronanza della lingua, ma una riflessione più profonda su cosa significhi essere italiani oggi, soprattutto in un contesto sportivo globale. Jannik Sinner, con la sua serietà, umiltà e dedizione, incarna pienamente i valori dello sport italiano. È un atleta che ha scelto la strada più difficile, quella che lo ha portato a diventare un tennista d’élite, quando avrebbe potuto eccellere anche sugli sci, sport in cui da giovane aveva dimostrato notevoli capacità. Tuttavia, ha trovato la sua vera vocazione sul campo da tennis, dimostrando un talento e una forza di volontà che lo hanno portato a trionfare anche sul palcoscenico più importante, come agli US Open.

Le polemiche sull’accento, amplificate dalla risonanza dei social media, non hanno alcuna sostanza. Come sottolinea Thoeni, si tratta solo di rumore di fondo, creato da chi ha poco altro da dire. L’essenza della questione è un’altra: dobbiamo essere fieri di un campione come Sinner, che con il suo lavoro e la sua determinazione rappresenta il meglio dello sport italiano. E in un momento storico in cui lo sport ha il potere di unire le persone, di abbattere barriere e di creare eroi nazionali, è quanto mai fondamentale mettere da parte le divisioni e riconoscere i meriti di chi porta in alto il nome dell’Italia.

Jannik Sinner è un orgoglio italiano

Jannik Sinner, proprio come Gustav Thoeni prima di lui, è un orgoglio italiano a tutti gli effetti. Le sue radici altoatesine non diminuiscono minimamente la sua appartenenza alla nostra nazione, anzi, arricchiscono il mosaico di culture che rende l’Italia unica. La sua capacità di parlare più lingue, inclusi l’italiano e il tedesco, non è altro che un valore aggiunto, una testimonianza di un paese multiforme che sa trovare forza nella sua diversità.

Il talento di Sinner non conosce confini, né geografici né linguistici. E se il suo accento tedesco ha dato spunto a qualche polemica online, non c’è dubbio che i suoi risultati sul campo da tennis parlino molto più forte. D’altronde, come conclude Thoeni, “Jannik ha scelto lo sport migliore per lui e ha fatto benissimo.” E noi, come nazione, dovremmo solo essere orgogliosi di chiamarlo nostro.

Francesco Vergovich

Giornalista, conduttore radiofonico. Costruisce la sua carriera su Radio Radio attorno ad alcune personalità brillantissime della nostra epoca ai quali sarà sempre grato: Nantas Salvalaggio, Marco Guidi, Gianni Melli, Roberto Gervaso, Giampaolo Pansa, Oliviero Beha, Giampiero Mughini, Mario Tozzi. Dal 2013 è Direttore di "RomaIT" e de "Il Quotidiano del Lazio".

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