D. “Soli, bastardi e sentimentali”, una commedia brillante ma amara popolata da sedici personaggi: un affresco contemporaneo della nostra società?
R. Esattamente, era questa l’intenzione. 16 personaggi, 16 storie diverse, 16 cuori differenti che palpitano ognuno in un modo diverso che hanno un solo comune denominatore: la vita che scorre. “Soli, bastardi e sentimentali” è una “commedia umana” in presa diretta che affronta tutti i temi della società contemporanea: l’amore, il sesso, il lavoro, la famiglia, la separazione, l’affido dei figli, il licenziamento, la felicità, la morte e il riscatto.
D. È un libro affollato di personaggi, ognuno alla ricerca della propria felicità, costi quel che costi. È così?
R. Èun romanzo politicamente e soprattutto sentimentalmente scorretto. Non c’è bene o male, comportamento ortodosso o scorretto, nel libro non c’è giudizio verso questi uomini e donne che si prendono, si lasciano, si amano, si vendicano. Ho cercato di raccontare, dall’interno, la forza propulsiva che spinge l’individuo verso il suo destino sentimentale: il mondo che gira intorno ci sovrasta e ci fa sentire fragili. E per questo amiamo e siamo spietati: per difenderci dal vuoto.
D. Sono storie vere, realmente accadute? E cosa vogliono dirci i personaggi ben incastonati nella nostra contemporaneità?
R. Ho cercato di ricostruire un mondo partendo dalle vite quotidiane che ognuno di noi, uomini e donne ha ogni giorno appena apre gli occhi: colazione al bar, incontri, cene, riunioni di lavoro, piccole litigate in famiglia, aperitivi, rapporti sessuali, crisi, vampate di felicità, disillusione, colloqui di lavoro, licenziamenti, prendere i figli a scuola. Ognuno si può riconoscere, a volte ridere, a volte piangere, se non nei personaggi, nelle loro storie. Ma è narrazione pura e quindi frutto dell’immaginazione.
D. Come mai la scelta di raccontare le storie con la tecnica della soggettiva?
R. Per raccontare e rendere vive queste Storie sentimentali di tutti giorni ho appunto mutuato dal cinema quella tecnica chiamata “soggettiva”, cioè quando in un film la camera viene posizionata all’altezza degli occhi del personaggio per raccontare tutte le emozioni che prova mentre svolge una determinata azione. È una forma di espressione usata principalmente nei film del terrore. E in fondo cosa c’è di più terrificante di certe situazioni di vita quotidiana? Ho usato questa tecnica proprio per vivere dal di dentro ciascuna delle azioni dei protagonisti e soprattutto ciascuna delle emozioni provate dai protagonisti.
D. Questa scelta dunque anticipa e svela che il libro diventerà un film per il cinema?
R. C’erano molte idee e progetti riguardo alla trasposizione di “Soli, bastardi e sentimentali” ed era molto vicina una rappresentazione teatrale. Ma il Covid, e soprattutto il modo in cui è stata trattata la cultura durante il Covid, cioè relegata all’angolo e considerata dal nostro Governo meno importante di un apericena o di un negozio di scarpe, ha tarpato le ali ai progetti. Ma solo momentaneamente…
D. Prossimi progetti: un titolo per il futuro o top secret?
R. Sto terminando il mio nuovo romanzo, una commedia brillante e piena di ritmo e di colpi di scena che si svolge all’interno del mondo dell’editoria. Il titolo, provvisorio è “ La vita fuori dall’algoritmo”.
Rossana Tosto
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