Sono rientrato da pochi giorni dalla ennesima spedizione sudafricana dedicata ai grandi predatori del mare a due passi dal Capo di Buona Speranza. Squali, balene, otarie, una miriade di uccelli marini che, bontà loro, continuano a colorare l'azzurro di quel cielo, lo smeraldo di quelle acque.
Da quelle parti, ancora oggi, si riesce ad ammirare un pezzo di quel “paradiso perduto” che solo pochi decenni fa potevi trovare anche nel nostro Mediterraneo.
Come tessere di un puzzle che si gioca al contrario, infatti, tanti di quei pezzi di Natura sono andati persi e quel quadro appeso al muro non sta più in piedi, vacilla, rischia di crollare.
Il Sud Africa, insieme a pochi altri posti del Pianeta, è ancora ricco di vita marina. Le acque dei due oceani, Atlantico e Indiano, si incontrano proprio laggiù e alimentano una miriade di pesci e mammiferi marini che, perlopiù stagionalmente, fanno la comparsa in quelle latitudini determinando il ciclo vitale degli oceani.
Il “sardine run”, la migrazione delle sardine, è un evento incredibile e unico che vede milioni di questi piccoli pesci formare “chiazze” di chilometri quadrati visibili addirittura dai satelliti. Dietro le sardine, ad inseguirle, squali, delfini, otarie, balene e uccelli marini si affannano per fare il pieno di cibo.
Ho avuto il privilegio di assistere a questo spettacolo in un paio di occasioni, in questi anni ed è assolutamente incredibile la presenza di vita e la frenesia alimentare che si osserva. Gli squali e i delfini che circondano i banchi di sardine spingendoli in superficie così da negare loro una via di fuga, le sule che, come missili, si tuffano in mare abbuffandosi a più non posso e poi, le balene, con la bocca spalancata che risalgono le profondità fino a saltare fuori dall'acqua con quintali di pesce in bocca.
Ecco, questo è solo un piccolo affresco di ciò che la Natura ha previsto per mantenere la vita negli oceani. Tutto, anche il più piccolo essere vivente del mare che fa parte del plancton, è necessario. Nulla è lasciato al caso, tutto è semplicemente funzionale, perfetto.
Poi, però, entra in gioco un animale terrestre che capisce tutto di tutto, un esperto di mari e oceani, armato, nella migliore delle ipotesi, di reti a strascico e palangari, di cannoncini e arpioni e di chissà cos'altro. E' talmente esperto che ha vuotato quasi tutti i mari del Pianeta, Mediterraneo compreso. E' talmente esperto che è più facile trovare uno squalo dentro una scatoletta di tonno che in mare. E' talmente in gamba che studia i cetacei e le balene prendendone la carne direttamente al supermercato (ogni riferimento alla strage di Taiji, tanto per fare un nome, è puramente casuale) e poco importa se quegli animali siano pieni di metalli pesanti che lui stesso ha riversato in mare, li mangia lo stesso, talmente generoso da farli finire anche nelle mense scolastiche orientali.
E' talmente esperto, per chiudere, che non gli interessa affatto sapere che l'oceano copre i due terzi della Terra, che la maggior parte dell'aria che respira lui stesso provenga da lì, che se gli squali e gli altri predatori del mare continueranno ad essere decimati la catena che tiene in vita i mari e il Pianeta stesso si spezzerà con conseguenze inimmaginabili e devastanti e, se glielo dici, se glielo fai vedere, non ci sente, non ci vede. Aspetta… non si sa cosa.
Continua a fare quello che gli riesce meglio, depreda.
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