“Se devi cercare uno squalo non lo vai mica a cercare a terra!”. La frase è tratta dal famoso film di Spielberg che, più o meno inconsapevolmente, ha generato la paura di fare il bagno in mare. Una vera “squalofobia” che, da quasi quarant'anni, continua a colpire grandi e piccini.
Tempo d'estate, tempo di mare e di tuffi nel blu. Le televisioni, pubbliche e private, aspettano questa stagione per infarcire di documentari dedicati agli squali i loro palinsesti. Per non parlare dei filmetti di serie C che non mancano mai dove è più facile incontrare uno squalo bianco lungo le corsie dei supermercati che in mare (sempre pronto ad azzannarti, si intende).
E allora, siamo alle solite: “avvistato uno squalo ad un centinaio di metri dalla spiaggia!”. E via! Stuoli di coraggiosi, armati di qualsiasi cosa, partono alla ricerca del potenziale assassino. Setacciano le acque. Sparacchiano un po' qui, un po' là, basta che nuoti. Tanto, male che vada, stasera si cucina lo stesso.
Qualche volta, l'intrepido “mangiatore di uomini” si avventura in acque basse e allora, il panico ( soprattutto se manca la padella).
La scorsa estate mi hanno fatto vedere decine e decine di fotografie scattate con i cellulari sulle spiagge di Ostia, Sabaudia, Circeo.. Piccoli squali, qualcuno di taglia media a seconda della specie, presi all'amo o a bastonate, infilzati o semplicemente fatti a pezzi.
Perchè? “Non si sa mai, dicevano, potrebbe mordere, attaccare.” Oppure: “ormai lo avevamo preso.”
Tutti a chiedersi perchè ci fossero gli squali in quel mare. La risposta è semplice, ci vivono.
Da sempre.
La Treccani degli anni 30, alla voce squalo bianco o pescecane, diceva: “pesce comune nel Mediterraneo, soprattutto in Adriatico”. E se lo diceva la Treccani.
Il nostro mare, Tirreno compreso, da sempre ospita molte specie di squali e, tra queste, alcune delle specie più note, grandi e pericolose come lo squalo bianco, il mako e lo squalo azzurro. Circeo, Elba, Isole Egadi, Golfo di Genova, Senigallia, Abbazia, tutto lo Stivale era ricco di pesci e di squali. Questi ultimi, così come le loro prede, si sono ridotti talmente da divenire una rarità. Gli squali, poi, posti al vertice della catena alimentare e braccati da pescherecci e pescatori della domenica in cerca di trofei, hanno risentito più di altri della mancanza di cibo. Questo, in qualche occasione, ha fatto sì che si spostassero anche lungo le coste per cercare di nutrirsi, magari inseguendo rifiuti galleggianti.
Ci sono squali che preferiscono le acque profonde e altri che cacciano lungo le coste. Lo squalo bianco, quello che appare in prima pagina anche se si è catturata una acciuga, è un animale che predilige la costa a meno che non sia intento a seguire un branco di tonni al largo.
Più strano è il caso di squali azzurri (verdesche) che si avventurino in acque basse. E' accaduto e, contrariamente alle dichiarazioni di qualche esperto che, all'epoca aveva parlato della presenza di questa specie a riva come di un segnale di acque in buona salute, si deve pensare ad un qualche squilibrio o, come poi verificato, ad una serie di rifiuti scaricati al largo che, pesci e predatori, avevano seguito fino alla costa.
Gli squali, anche quelli presenti ancora nel Mediterraneo, vanno preservati a vantaggio anche e soprattutto dell'ecosistema marino che regolano giorno dopo giorno. Più vecchi dei dinosauri, a loro sono sopravvissuti. Né amici, né nemici. Sono solo pesci che nuotano nel loro mare cercando di sopravvivere a tutto, anche a noi.
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