Stadio Roma. Ex proprietario Tor di Valle: C’è documento contro vincolo
Secondo Papalia non c’è nessun rischio idrogeologico nell’area scelta per la realizzazione dello stadio della Roma
L'area dell'ippodromo di Tor di Valle non ha rilevanza culturale. A sostenerlo, all'agenzia Dire, Gaetano Papalia, socio della società proprietaria dei terreni che ha venduto a Parnasi per la costruzione dello stadio della Roma.
Il riferimento è alla scelta della soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Margherita Eichberg, di firmare l'avvio del "procedimento di dichiarazione di interesse culturale" per l'Ippodromo. Papalia, che ha anche gestito le società degli ippodromi di Firenze, Roma e Napoli, ha spiegato che nel 2013, fino al passaggio di proprietà, "quando erano scaduti i 50 anni di vetustà del manufatto" esistevano dei documenti "che attestavano la non rilevanza per alcun vincolo".
Papalia ricorda che "si era pensato ad un prolungamento a 70 anni" ma che non fu poi attuato e che "Parnasi dovrebbe avere acquisito della certificazione, lo ricordo perché me la mostrò, dove non si riteneva l'obbligo al regime vincolistico". Nella lettera della Soprintendenza, continua Papalia "si fa riferimento a dichiarazione di interesse culturale per la tribuna e per il sedime della pista delineata da percorsi. Passi per la grandiosa opera di Lafuente (ha progettato la tribuna, ndr), la richiesta di rilevanza culturale riguarda il sedime della pista. Che non esiste più. Ora c'e' solo la strada".
Non solo: "La pista non fu progettata da Lafuente ma da un ingegnere austriaco che faceva strade, poi si è messo a progettare piste di trotto e galoppo. Oggi la pista è una linea immaginaria: perché il vincolo? Perche si proietta verso l'area dov'è previsto lo stadio. Avranno pensato: 'Inventiamoci che la pista è un bene culturale e il vincolo lo portiamo al limite. Il vincolo non può esistere al mondo. La pista è fatta di sassi, di materiale come tufo, sabbia di fiume. Non c'è nient'altro. È distrutta. Che bene culturale è quello? Era un giudizio del 2013, se poi adesso la Soprintendenza lo reputa meritevole di tutela…"
Nessun rischio idrogeologico a Tor di Valle, nell'area scelta per la realizzazione dello stadio della Roma. È quanto afferma Gaetano Papalia, socio della società proprietaria dei terreni che ha venduto a Parnasi per la costruzione dell'impianto.
"Nessuno sa che ci sono già 2 idrovore – ha detto all'agenzia Dire – Berdini parla di allagamenti ed esondazione? Non ha guardato la cartografia: ci sono già 2 idrovore che misi e che hanno permesso di usare pista e parterre. Da noi il terreno è asciutto". Due idrovore "non costano niente, vanno a energia elettrica. La manutenzione l'abbiamo fatta con i nostri operai. Quindi non è come dice Berdini che parla di costi 'sulle spalle dell'amministrazione'".
L'autorità competente a stabilire se c'è rischio esondazione, continua Papalia, "è quella di bacino del fiume Tevere. Nel 2014 Tor di Valle è stata esclusa dal rischio di esondazione. Problemi eventuali potrebbe averne l'area del fosso di Vallerano. Ma nessuno di quelli che commentano, neanche Berdini, sa che nel progetto, per evitare rischi, ci sono 5 milioni per le vasche di raccolta per eventuale esondazione a monte di Tor di Valle dove c'è il Fosso di Vallerano".