Arriva in libreria: “Storia della Conoscenza Razionale – Vol.I, da Talete ad Euclide”, di Stefano Marafini, a cura dell’Editrice Studio Byblos di Dino Marasà.
Il saggio si propone di definire la nascita e lo sviluppo della conoscenza umana nella sua forma razionale, che non è sempre esistita. Infatti, si può dire che l’uomo abbia iniziato ad acquisire conoscenze di tipo pratico già nell’Età della Pietra, costruendo oggetti adatti alla sua sopravvivenza. Testimonianza ne sono i graffiti sulle pareti delle caverne, rappresentazione della vita primitiva e insieme prima espressione artistica.
All’inizio queste conoscenze si comunicano con il linguaggio articolato; poi, con l’invenzione della scrittura si trasmettono alle generazioni successive.
L’espressione scritta consente la riflessione sugli oggetti di indagine e quindi lo sviluppo di una primitiva verifica logica delle acquisizioni.
Ma ciò che si chiama conoscenza razionale nasce nelle antiche Civiltà Orientali, prendendo forma in particolare per mezzo della lingua e del genio greci nell’Età Classica (VI – III sec. A.C.).
In quell’ Età nascono insieme la Filosofia e la Matematica, dall’esigenza dell’uomo di indagare il mondo sensibile e farsene una rappresentazione mentale coerente.
Vengono strutturati i primi discorsi sulla Physis (la Natura) da parte di Talete e sulle concezioni dell’Essere di Parmenide e del Divenire di Eraclito. Pitagora assume l’Aritmetica come base e unità dell’Universo ordinato (o Còsmos), infine sorgono i grandi sistemi filosofici di Platone e Aristotele.
Nel contempo si elaborano i principii di argomentazione dialettica, il metodo dimostrativo diretto per cui il discorso procede dall’ipotesi alla tesi, e quello inverso fondato sul principio di non – contraddizione.
Il testo cerca di rappresentare lo sviluppo storico del pensiero secondo un filo conduttore logico che porta al grande edificio della Geometria di Euclide.
Di questa materia fa una ricostruzione dettagliata ed estesa, partendo da un numero limitato di affermazioni assunte come vere, i postulati. Ogni oggetto o figura geometrica viene costruito gradualmente partendo dagli enti definiti come fondamentali (punto, retta, piano).
Quindi espone e dimostra le caratteristiche e le proprietà dei poligoni più importanti (triangoli, quadrilateri, circonferenze, poligoni regolari). Confronta le figure tra loro per l’uguaglianza di forma o di estensione superficiale, riportando i teoremi relativi, fino a quelli di Euclide e Pitagora.
Il tutto si svolge cercando di seguire un metodo il più possibile vicino a quello classico, almeno come la storia ce l’ha tramandato.
Lo scopo principale è infatti quello di restituire l’importanza dovuta all’opera del Maestro e alla sua bellezza, ammirata per secoli, ritenuta fondamento di ogni discorso scientifico e della nascita della matematica moderna.
L’insegnamento della Geometria è stato sempre centrale nella scuola e il suo apprendimento parte essenziale del bagaglio culturale della persona.
Purtroppo questo aspetto è stato svilito nella seconda metà del secolo scorso da un’errata concezione di modernizzazione della scuola, che ha prodotto una didattica basata soltanto su criteri utilitaristici e praticisti, di immediata (si dice) “spendibilità” sul mercato del lavoro.
A maggior ragione quindi l’autore vuole rivendicare il primato della teoria: la definizione di un oggetto, delle sue caratteristiche proprie e delle sue relazioni con gli altri, sorge certo dall’osservazione, ma prende corpo nel procedimento discorsivo dell’intelletto.
Si sottolinea inoltre che i principii o postulati vengono suggeriti all’intuizione razionale dall’osservazione del mondo sensibile: non possono essere del tutto arbitrari e devono essere coerenti tra loro.
Il valore della teoria (il complesso delle proposizioni che si dimostrano, o teoremi) dipende da essi; le nostre facoltà ci consentono di approfondire e migliorare la conoscenza della natura e di noi stessi. E nello stesso tempo, di capire che essa ha dei limiti, cosa che oggi non viene più riconosciuta, poiché il successo pratico dell’ipertecnologia induce a credere che la scienza abbia un valore assoluto, trasformandola quasi in dogma di fede.
L’insieme delle considerazioni esposte ha spinto l’autore a scrivere questo saggio in una forma adatta alla lettura riflessiva, che richiede un impegno minimo, non troppo gravoso.
Anche se assomiglia ad un manuale scientifico scolastico, se ne discosta molto.
Infatti, in ogni capitolo vengono spiegati i termini usati, dai più semplici a quelli più elevati. Il significato specifico di ognuno di essi viene messo a confronto con quello del senso comune, sfruttando anche la derivazione etimologica.
Il discorso viene sempre svolto in modo autonomo, cioè evitando i riferimenti numerici che impongono di effettuare salti da un capitolo ad altri, cosa che può distrarre l’attenzione. Dove è necessario far riferimento a concetti già esposti in precedenza, questi vengono riesposti sinteticamente.
Perciò l’autore pensa che il saggio, “Storia della Conoscenza Razionale, da Talete ad Euclide”, sia di natura divulgativa, ma non banale, adatto ad un pubblico di media cultura. Per gli stessi motivi, spera che possa essere utile anche ai docenti delle scuole secondarie per migliorare la preparazione dei loro allievi.
Il libro sarà presentato sabato 15 aprile, alle ore 17 presso la sala Prosperi del Granaio Borghese di Artena. Con l’autore, il Prof. Stefano Marafini, anche il Prof. Franco Leone, astofisico.
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