Stepchild adoption? Il figliastro merita di meglio
di Massimo Persotti
"Massimiliano? … La mamma prima di chiamare Mas-si-mi-lia-no, il ragazzo già chissà dove è andato, chissà cosa sta facendo! Non ubbidisce, perché è troppo lungo! Invece Ugo … Il ragazzo non ha nemmeno il tempo di fare un passo. Ugo!, e deve tornare per forza, perché lo sente, il nome".
Ve lo ricordate il celebre monologo di Massimo Troisi in Ricomincio da tre? Gaetano e Marta devono scegliere il nome da dare al figlio e per Gaetano/Troisi non ci sono dubbi: meglio Ugo, più corto e quindi più efficace.
E' in fondo un 'inno alla semplicità' che dovrebbero sempre ricordare i nostri politici (ma, confessiamolo, anche certi giornalisti) quando ricorrono a formule linguistiche incomprensibili. E' il caso di 'Stepchild adoption', la questione che più divide in queste settimane non solo i partiti ma anche movimenti d'opinione e cittadini. Eppure, mai a tema così delicato e sensibile è stato dato un nome così oscuro, un anglicismo che è puro esempio del 'politichese del XXI secolo', dove le convergenze parallele hanno lasciato il passo ai forestierismi (nella lista, anche bail in e fiscal compact) per "rendere meno chiari i temi che sono al centro della discussione", spiega il linguista Michele Cortellazzo.
L'Accademia della Crusca ha recentemente battezzato il 'gruppo Incipit' formato da esperti di lingua italiana di chiara fama, incaricato di dare pareri sui nuovi forestierismi. Sono tre i casi che Incipit ha già risolto: gli 'Hot spot', diventati 'Centri di identificazione dei migranti', 'voluntary disclosure' trasformato in un più comprensibile 'collaborazione volontaria' e 'smart working' che trova un equivalente molto più trasparente in 'lavoro agile' per descrivere questa nuova forma di tele-lavoro.
Ma il caso di 'Stepchild adoption' è più complicato. Perchè l'equivalente italiano, in fondo, esiste: 'adozione del figliastro'. Ma è fuor di dubbio che l'espressione abbia una connotazione negativa, perché – spiega la linguista Valeria Della Valle – "contiene quella parola figliastro che ha una sfumatura negativa e sarebbe accolta non positivamente nella visione e nella sensibilità dei parlanti".
Trovare una soluzione alternativa non è facile. Sono state proposte 'adozione omo-parentale' e 'adozione co-parentale', ma non brillano in semplicità e chiarezza. La nota pubblicitaria Annamaria Testa ha suggerito 'adozione arcobaleno' che Della Valle giudica "simpatica e fantasiosa" ma probabilmente è ancora lontana dal rappresentare correttamente il fenomeno.
E allora? Una soluzione va trovata, esorta Della Valle che propone un maggior coinvolgimento di tutti i cittadini in questa scelta. Non foss'altro per evitare clamorosi inciampi come quello in cui è incappato il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti che in Aula non riesce proprio a pronunciare 'Stepchild adoption' trasformato in un esilarante "ad…a…assosiescion…as..adopzion".