Il concetto di “familismo” in Italia, specialmente nel contesto della politica e della pubblica amministrazione, si riferisce a una tendenza a privilegiare gli interessi familiari sopra quelli della collettività. Questo atteggiamento si manifesta spesso nella pratica di favorire i membri della propria famiglia per posizioni nell’amministrazione pubblica, influenzando diversi aspetti della società.
Il familismo amorale, come descritto da Edward C. Banfield negli anni ’50, si basa sull’idea che nelle società con una forte tendenza al familismo, solo i funzionari pubblici si occupano della cosa pubblica perché sono pagati per farlo, mentre l’interesse di un cittadino privato per i problemi pubblici è considerato anormale. Questo tipo di familismo comporta l’assenza di un controllo generale sull’operato dei pubblici ufficiali e una tendenza a sostituire l’utile privato all’interesse pubblico, portando a una mancanza di corrispondenza tra i principi politici dichiarati e il comportamento effettivo.
Dal punto di vista legale, è stata riconosciuta l’importanza di separare la politica dall’amministrazione per garantire la responsabilità nell’attività amministrativa. Si è cercato di combattere la mancanza di etica pubblica non solo con la repressione, ma anche con meccanismi organizzativi e procedurali, incentrati sulla trasparenza, la deontologia e la formazione del personale.
Nel contesto storico e culturale, la struttura della famiglia italiana è stata oggetto di analisi. Studi hanno mostrato che contrapporre famiglie “forti” a famiglie “deboli” è riduttivo e non riflette accuratamente la complessità della società. Nonostante l’influenza di visioni semplificate sulle famiglie, come quelle proposte da Peter Laslett, si è compreso che attribuire la chiave dell’arretratezza o del successo economico esclusivamente alla struttura familiare è un approccio limitato.
Il familismo in Italia, soprattutto in politica e pubblica amministrazione, riflette un orientamento culturale che privilegia gli interessi familiari, con implicazioni significative per l’etica pubblica, la responsabilità amministrativa e l’analisi sociale.
Nel contesto della Roma antica, il nepotismo era una pratica comune e non condannata, poiché ogni famiglia significativa doveva mantenere il proprio prestigio combattendo eroicamente in guerra o finanziando edifici pubblici. I membri di queste famiglie dovevano dimostrare il loro valore e abilità in guerra e la loro generosità verso lo stato e i cittadini in tempo di pace. Di conseguenza, il nepotismo garantiva la sopravvivenza delle famiglie.
Le carriere politiche nell’antica Roma seguivano un modello ben definito, il cosiddetto “cursus honorum”. La prima fase prevedeva un servizio militare di 10 anni nelle legioni romane o al fianco di un generale che era un parente o amico della famiglia. I candidati per posizioni amministrative erano scelti tra persone con una reputazione impeccabile di sé e della loro famiglia. I candidati provenienti dalle famiglie più antiche erano privilegiati perché potevano sfruttare i meriti dei loro antenati nella propaganda elettorale.
Dal punto di vista politico, l’Impero Romano era diverso dalla Repubblica, con l’imperatore al vertice del potere, in grado di annullare o porre il veto su leggi o decisioni del Senato. Questo significava che il sistema di “controlli ed equilibri” della Repubblica era praticamente abolito e il Senato ridotto a un semplice governo fantoccio. L’Impero Romano ha apportato anche riforme di ampia portata in materia di tassazione, legislazione e politica religiosa. La religione giocava un ruolo importante nella politica romana, poiché l’imperatore era visto non solo come leader politico, ma anche come figura divina. Inoltre, l’imperatore deteneva il diritto di concedere ai cittadini romani determinati diritti civili.
In questo contesto, il nepotismo era considerato un mezzo per mantenere il potere e l’influenza all’interno di una cerchia ristretta di famiglie influenti, una pratica che ha avuto impatti significativi sulla struttura politica e sociale dell’antica Roma.
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