Strage Ardea: il killer e la “consulenza psichiatrica”. Ares 118: “sul posto dopo 11 minuti”

Ares 118 risponde alle accuse: “nessun ritardo nei soccorsi”

Emergono nuovi dettagli riguardo la strage commessa ieri, domenica 13 giugno, dal trentacinquenne Andrea Pignani. Pignani, ingegnere informatico classe 1986, ha sparato contro i due fratellini David e Daniel, di 5 e 10 anni, uccidendoli. La terza vittima di questo folle gesto è Salvatore Ranieri, un pensionato di 74 anni, in villeggiatura con la moglie presso il comprensorio di Colle Romito, luogo in cui è avvenuta la tragedia. 

Ci si chiede per quale motivo una persona pericolosa come Pignani fosse libera e armata. E per quale motivo non vi erano misure precauzionali nei confronti della sua persona. Sul suo presunto Tso, il sindaco della città di Marina di Ardea fa sapere che non ha mai firmato alcun Trattamento sanitario obbligatorio per il soggetto in questione. Il comunicato stampa del Comando dei Carabinieri e quello della ASL di competenza, confermano che “il soggetto non era in carico ai servizi territoriali di salute mentale”.

La strage di Ardea

Nella mattinata di ieri, domenica 13 giugno, Pignani è uscito dalla sua abitazione poco prima delle 11:00 con felpa, zainetto e guanti, ma soprattutto con l’arma con cui, qualche minuto dopo, ha compiuto il folle gesto. Ha percorso le strade del comprensorio Colle Romito di Ardea, e poi ha puntato l’arma verso le prime persone che ha incontrato. Ha quindi sparato, uccidendo i piccoli David e Daniel Fusinato, che giocavano vicino casa. il killer ha poi rivolto l’arma verso Ranieri, uccidendo anche l’uomo. Si è quindi barricato in casa, dove si è tolto la vita in camera da letto, con la stessa arma. 

Da quanto è emerso dal comunicato stampa del Comando dei Carabinieri, l’11 maggio dello scorso anno, il soggetto era stato sottoposto a “consulenza psichiatrica” per uno “stato di agitazione psicomotoria”. Pignani si sarebbe, in quel frangente, recato volontariamente in ospedale dopo una lite con la madre. Non risultava, però, in cura per patologie psichiche. Sono in corso le indagini della Procura di Velletri e dai Carabinieri che stanno cercando di ricostruire gli oscuri risvolti della vicenda.

Le indagini, l’arma da fuoco e la paura dei vicini

Sulla detenzione illegale dell’arma da fuoco, i familiari di Pignani si sarebbero così giustificati agli inquirenti: “non la trovavamo”. La pistola apparteneva al padre di Pignani, ex guardia giurata. L’uomo era deceduto lo scorso inverno, ma l’arma non aveva mai lasciato la loro abitazione. I vicini, a questo proposito, avrebbero riferito che Pignani aveva più volte mostrato la pistola, in segno di minaccia, in occasioni di discussione del vicinato. Un fatto che, sarebbe stato segnalato dagli stessi vicini spaventati, ma per il quale non è mai stata sporta denuncia, come conferma il comunicato stampa della Procura di Velletri.

Riguardo a possibili contrasti familiari, non risulterebbe alcun contatto fra Pignani e il padre dei bambini, Domenico Fusinato. Intanto Ares 118 smentisce con un comunicato stampa il ritardo nei soccorsi di cui è stata accusata: “la prima telefonata di soccorso al 112 è alle 10:57, e “la pattuglia è giunta sul posto esattamente 11 minuti dopo dalla prima telefonata”. 

Proseguono le attività di indagine svolte dai Carabinieri di Frascati e di Anzio sotto la direzione della Procura di Velletri.

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