Strage dei pedoni nel Lazio: un’emergenza ignorata?

L’Europa chiede che le vittime della strada vengano dimezzate entro il 2030

pedoni attraversano la strada sulle strisce pedonali

Pedoni sulle strisce pedonali

Il tragico bilancio delle vittime della strada nel Lazio, regione tristemente conosciuta come “maglia nera” per gli incidenti stradali, continua a crescere. Dall’inizio del 2024, oltre 40 pedoni hanno perso la vita sulle strade della regione, con un recente incremento di due decessi nelle ultime ore. Non sono solo i pedoni a pagare un prezzo altissimo: tra le vittime ci sono anche 10 ciclisti.

Questi numeri, drammatici, ci raccontano di un’emergenza che coinvolge i soggetti più vulnerabili sulle strade, e che solleva interrogativi sulla sicurezza stradale e le azioni messe in campo per prevenirla.

Alessio D’Amato, consigliere regionale di Azione e promotore della proposta di legge “Lazio Strade Sicure”, non usa mezzi termini per criticare l’inazione politica che circonda questa crisi. In un comunicato, D’Amato ha puntato il dito contro la Giunta di centrodestra che, a suo dire, sembra ignorare il problema della sicurezza stradale: “Il Consiglio regionale non si occupa delle questioni importanti.

Nel Lazio, maglia nera per quanto riguarda gli incidenti stradali, oltre 40 pedoni e 10 ciclisti hanno perso la vita dall’inizio dell’anno. Questo è il tragico record che colpisce gli utenti più vulnerabili della strada, una strage infinita che può e deve essere fermata.”

D’Amato non si ferma alla denuncia, ma sottolinea come la proposta di legge che ha presentato, “Lazio Strade Sicure”, sia bloccata da oltre 15 mesi in Consiglio regionale, senza mai essere discussa. Si tratta di una situazione che il consigliere definisce “inaccettabile”, sottolineando che non è stata trovata occasione, in più di un anno, per affrontare una questione che interessa direttamente la vita e la sicurezza dei cittadini.

Nel suo attacco, D’Amato aggiunge che il centrodestra al governo della Regione “continua a ignorare il problema e preferisce voltarsi dall’altra parte”.

La proposta di legge “Lazio Strade Sicure”, promossa da D’Amato, si colloca nel quadro delle direttive europee che mirano a dimezzare il numero delle vittime della strada entro il 2030, per poi azzerarle entro il 2050. Tuttavia, nonostante questo obiettivo ambizioso, il percorso legislativo per migliorare la sicurezza stradale nel Lazio sembra essersi arenato.

Le politiche di sicurezza stradale richiedono un impegno congiunto di tutte le istituzioni, una pianificazione accurata e azioni concrete per migliorare le infrastrutture e ridurre il rischio per i soggetti più vulnerabili: pedoni e ciclisti.

L’accusa di D’Amato si focalizza proprio su questo punto: manca una volontà politica forte e decisa per intervenire sul problema. La proposta “Lazio Strade Sicure”, secondo quanto dichiarato dal consigliere, non solo non è stata discussa in aula, ma sarebbe stata messa da parte per dare priorità ad altre questioni.

Nel Lazio, l’incremento del traffico, l’inadeguatezza di molte infrastrutture e la scarsa attenzione ai comportamenti pericolosi alla guida continuano ad alimentare la strage silenziosa dei pedoni e ciclisti. Basti pensare che, in molti tratti stradali urbani ed extraurbani, i marciapiedi sono assenti o inadeguati, e spesso manca una segnaletica adeguata che possa proteggere chi si muove a piedi o in bicicletta.

In aggiunta a tutto questo, le campagne di sensibilizzazione e prevenzione sembrano non essere sufficienti a creare una vera e propria cultura della sicurezza stradale. Se da un lato gli interventi repressivi, come l’aumento dei controlli su velocità e guida in stato di ebbrezza, hanno avuto un certo impatto, dall’altro non si può fare a meno di notare come l’educazione civica al rispetto delle regole sia ancora molto carente.

La questione sollevata da D’Amato ha radici profonde, che non riguardano soltanto l’efficacia delle leggi regionali, ma chiamano in causa un più ampio dibattito culturale sulla sicurezza stradale. L’Europa chiede che le vittime della strada vengano dimezzate entro il 2030, un obiettivo ambizioso ma raggiungibile se accompagnato da politiche concrete e continuative.

Tuttavia, senza un’azione decisa e senza il coinvolgimento di tutte le parti politiche, questo rimarrà un traguardo lontano.

È chiaro che la sicurezza stradale non è solo una questione tecnica di infrastrutture o di norme, ma riflette anche il grado di civiltà di una società. Le morti sulle strade non sono eventi ineluttabili, ma tragiche conseguenze di un sistema che può essere migliorato. Il tempo per agire è ora: ogni giorno perso senza discutere e approvare misure efficaci rappresenta una sconfitta per la politica e, soprattutto, una nuova vittima potenziale tra pedoni e ciclisti.

La sicurezza stradale deve diventare una priorità per tutti, affinché il drammatico bilancio di vittime smetta di crescere e il Lazio possa finalmente togliersi la “maglia nera” che oggi lo distingue negativamente a livello nazionale.