Spettacoli

Suburbia Killer, un crime-feuilleton spagnolo che va giù come le ciliegie

Suburbia Killer (tit. orig. El Inocente). Serie (originale Netflix) – Spagna, 2021, una stagione di 8 episodi, durata episodio 60’ circa. Dal romanzo omonimo di Harlan Coben. Regia di Oriol Paulo. Con Mario Casas, Aura Garrido, Alexandra Jiménez, José Coronado. Dal 30 aprile, anche in italiano, su Netflix.

L’innocente

A un adulto normale occorre fede, o un’assidua frequentazione di stampa e compagnie cinefile, per scegliere di investire varie ore – o anche solo farne un assaggio – su una cosa che si chiama Suburbia Killer. Può però incoraggiarlo sapere che il titolo originale è El Inocente (L’innocente); molto più sobrio e icastico, giacché qui non ci sono suburbia ma siamo al centro di Barcellona, e se vogliamo non c’è neanche un preciso killer, anche se le morti non mancano.

Potremmo aprire un capitolo a sè sull’antico andazzo delle uscite nazionali – qui la colpa risale a Mondadori quando nel 2006 pubblicò il romanzo – di sostituire il titolo originale con qualcosa di più … appetibile? … allusivo? … ingannevole ma attizzante? … succosamente violento, per potenziali lettori o spettatori in cerca di emozioni a buon mercato? Non certo “più appropriato”. Lascio a voi la scelta del razionale di questa bruttissima abitudine. Per di più fuorviante fino a distoglierti, perché spesso un titolo del genere viene appiccicato a un’opera al di sopra di come viene lenonescamente presentata.

Un thriller poliziesco

E’ questo il caso. L’innocente – lasciatemelo chiamare così – è un thriller poliziesco spagnolo, scritto diretto e recitato bene, e avvincente. Senza pretese autoriali, ci fa stare ben svegli rimandando l’ora di andare a letto con la fatidica frase “me ne faccio un’altra”. Benché presentato (appunto) come la vicenda di un killer per caso, è una storia corale: ogni puntata si apre rivolgendosi, col tu, a un diverso personaggio, mostrandoci come è arrivato fin qui, e come spesso la verità sia lontana da come ci era apparsa.

Potremmo definirlo un feuilleton contemporaneo, con quei suoi fili che vengono da lontano per poi inaspettatamente intersecarsi; e benché i protagonisti della commedia umana rimandino volutamente ad altrettante ben precise categorie tipologiche – la poliziotta triste che non molla, il lucido burattinaio, la dolente schiava-prostituta di cuore, il gorilla ottuso ma zelante che fa il lavoro sporco, la bestia senza scrupoli, eccetera – non si ha l’impressione di un cliché usurato, ma anzi c’è attesa, sorpresa, compassione.

E’ proprio perfetto?

Difetti? Forse è proprio il muscolare protagonista a lasciarci più indifferenti; chi lo interpreta è affetto da una recitazione piatta, vagamente catatonica; scelto perché forse in patria ha un seguito di pupe. Ma è anche poco servito dalla sceneggiatura, che trascura o evita qualunque scavo nel personaggio che avrebbe potuto dare alla serie quella profondità in più. E se vogliamo essere proprio severi, la serie ha più colpi di scena che scene; ma ben portati e narrativamente credibili.

La Spagna sta raccogliendo un’eredità assumendosene la responsabilità: quella di portare avanti un intrattenimento di qualità (a cui L’innocente per l’appunto si ascrive) che ormai altrove latita.

Al bigottismo avanzante oppone una libertà d’espressione, al senso unico delle fiction italiane (con poche eccezioni non per niente ben accolte anche all’estero) uno spregiudicato mix di moduli narrativi; alla ripetitiva rotazione di 7 soggetti in forme patinate o manieristicamente “sporche” della scuola americana malinconicamente in debito d’ossigeno oppone una invidiabile fantasia (pensate alla reinvenzione del dramma carcerario femminile, che a un opprimente Orange is the new black risponde con un Vis-a-vis). A tratti paga lo scotto di un vago sapore di telenovela, ma la crudezza di modi e contenuti dissipa ogni volta quel retrogusto.

Mario Conti

Eternamente dibattuto, fra il versante tecnologico e quello umanistico, che lo vede fotografare, viaggiare, condurre con la moglie Grazia presso la poliedrica ELI due format pubblici: Hortus Conclusus - un cenacolo di reading letterari, e ScrittoMisto - scrittori quasi per gioco si sfidano intorno a una traccia provocatoria. Vive fra Roma e Napoli, dove è nato, una sola città caotica sembrandogli troppo poco.

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