Cronaca

Tarquinia, elezioni amministrative e azioni ingiustamente punitive

Notoriamente, con l’avvicinarsi dei rinnovi delle cariche municipali dei piccoli centri italiani, il candidato sindaco uscente cerca di suscitare clamore con azioni forti e frettolosamente orientate a rafforzare la sua postazione elettorale. A volte, però si esagera.

La foce del fiume Mignone

Perché le prove di forza attuate sul territorio di governo che meritano particolare attenzione ambientale e storico-culturale, non meritano di essere liquidate con provvedimenti sbrigativi e anche fallaci sul piano strettamente giuridico.

Soprattutto senza tenere conto di pendenze giudiziarie in sede amministrativa volte a salvaguardare interessi di rilevanza sportiva nazionale e olimpionica, nonché di salvaguardia di costruzioni particolari, realizzate in virtù di concessioni edilizie storiche e come tali meritevoli di essere considerate ai fini di interessi anche di natura pubblicistica.

Si sta parlando della Foce del fiume Mignone, che sbocca nel mare Tirreno tra il Lido di Tarquinia e Civitavecchia, a nord dei Bagni Sant’Agostino che è una delle spiagge più belle della zona. Si tratta di un luogo incantevole caratterizzato da una pianura compresa tra il letto di magra del fiume Mignone e il suo argine naturale.

Sul fiume, da sempre, sono situati caratteristici “capanni da pesca” utilizzati non soltanto dai pescatori classici, ma anche da atleti di pesca sportiva, di canoa, di sup (stand up paddle), che frequentano l’area utilizzando anche quei capanni per le loro attività, riconosciute dal CONI e in ragione di premi importanti anche a livello internazionale, dotati di protezione federale incondizionata.

Non solo: sulla foce del fiume Mignone esercitano attività di canottaggio (ormai esercitavano), anche le donne mastectomizzate per riabilitare il fisico dopo l’intervento di tumore al seno, nell’ottica universale di sport, salute e natura.

Queste attività sono tipiche di tutte le zone lagunari, fluviali, vallive e costiere italiane, tra le quali svettano per bellezza, organizzazione e soprattutto per l’incondizionato sostegno delle amministrazioni pubbliche in termini di regolamentazione e controllo fattivo.

L’esempio virtuoso del Comune di Ravenna

Quelli esemplari storicamente situati nel Comune di Ravenna, la cui organizzazione dovrebbe costituire l’esempio per tutte le aree con la stessa destinazione, spesso governate da chi non possiede il taglio culturale per comprendere l’importanza di questi siti naturali.

Le golene del fiume Mignone sono oltretutto costituite da un’area naturale molto ampia, che può ricevere saltuariamente le acque del fiume stesso durante gli eventi alluvionali e svolgere così l’importante funzione idraulica di invaso di emergenza per diluire la piena e ridurre così il rischio idrogeologico associato.

Oltre al fatto di non aver mai avuto eventi alluvionali rilevanti nel corso degli anni fin dai primi del novecento, l’area è sottoposta al costante e sofisticato controllo elettronico di apparecchiature tecnologiche idonee a segnalare in tempo utile eventi pericolosi dal punto di vista idraulico, sotto la costante vigilanza degli enti pubblici ad essa preposti dalla legge.

I bilancioni da pesca

L’Associazione “Foce del Mignone”, che conta un elevato numero di soci (ottanta), stava anche progettando il ripristino degli storici e caratteristici “bilancioni” da pesca, protesi verso l’acqua, nel rispetto e nella salvaguardia della tradizione dei nostri piccoli tesori naturalistici.

Ma nel mese di luglio 2023 questo sogno ha cominciato a infrangersi.

A iniziare il processo di letterale distruzione di tutta questa “isola felice” è stato infatti l’inizio della campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Tarquinia, ove alla scelta sana di promuovere le attività di valorizzazione dell’area naturale della Foce del Mignone, ha preferito quella della devastazione.

Difatti, con un’ordinanza sindacale di dubbia legittimità (tempestivamente impugnata al TAR Lazio) e curiosamente emanata col pieno solleone estivo con clima di indiscussa siccità, ordinanza definita “contingibile e urgente” (ma per cosa?) e per “incolumità pubblica” (ma quale?), l’area delle golene è stata sgomberata d’autorità a fine luglio 2023 con ordine di divieto assoluto di accesso da parte di chiunque.

Da allora i capanni sono stati sigillati e a distanza di quasi un anno, nonostante gli immediati ricorsi che le sofferte trattative con l’amministrazione pubblica, l’area è rimasta del tutto abbandonata, esposta alle conseguenze della ben pericolosa incuria con tanto di erbacce secche e quindi con altissimo rischio di incendio, oltre ai danneggiamenti provocati all’interno dei capanni da soggetti esterni che entrano abusivamente.

Questo atteggiamento del sindaco uscente, che ovviamente spera di essere rieletto, ha perso una buona occasione per distinguersi in un tema decisivo in ambito nazionale ed europeo che è quello della salvaguardia dell’ambiente, ove – ben al contrario – l’Associazione “Foce del Mignone” l’ha sempre messa al primo, garantendo la pulizia del fiume, tenendo curate le aree a proprie spese e pagando gli onerosi contributi all’ente comunale.

Certamente non meritava questo disprezzo, anzi.

Alla vigilia del voto, l’euforia della campagna elettorale distrae dai reali problemi della comunità?

I cittadini devono conoscere la verità, perché questi gravissimi danni, connotati anche da aspetti di rilevanza penale e che l’associazione sta accuratamente quantificando, hanno di fatto generato un autentico sconquasso ambientale. L’evidente distrazione del candidato sindaco uscente non può permettere di accantonare il problema dei gravi danni inflitti ai possessori dei capanni, che sono il risultato diretto dell’incuria e di un approccio autoritario che fa uso sconsiderato della forza per evidenti fini politici, così dimostrando una totale indifferenza verso i veri bisogni della comunità che vive l’ambiente in modo sano all’insegna della salute e dello sport.

Oltre al regolare pagamento degli oneri concessori, dell’immondizia e delle altre tassazioni incamerate dal Comune di Tarquinia, anche il profilo dell’ingiustificato arricchimento di cui quest’ultimo ha beneficiato per tanti decenni per la sana gestione del bene comune da parte dei possessori dei capanni, verrà preso in considerazione per promuovere ulteriori azioni risarcitorie che, se accolte, verranno poste a carico di tutta la comunità.

Ma tutto ciò sarà noto a questo sindaco a cui piace tanto l’uso della forza col polso duro in luogo del dialogo?

Cosa vorrebbe dimostrare? Ma lo sa che sta preferendo la dannosa fatiscenza ambientale per incuria da parte della sua stessa amministrazione?

Chissà se lo sa! (come recitava il titolo di una famosa trasmissione per ragazzi degli anni sessanta).  

Redazione

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